Ad ennesima riprova di quanto l’importante tema resti politicamente divisorio, chi ieri sera ha assistito al lunghissimo (iniziato intorno alle 19.30, si è chiuso verso l’1.30) consiglio comunale aperto su Asp è quasi certamente tornato a casa deluso dal risultato conseguito o, per citare le parole di un consigliere comunale di minoranza, “con le idee più confuse di quando sono entrato”
Quasi sei ore di interventi (compresi quelli di alcuni “ospiti” dei consiglieri di minoranza, che hanno espresso specifici punti di vista) e confronto non hanno infatti portato a nulla più che alla stesura di due ordini del giorno: uno della maggioranza – criticamente definito dalla consigliera Angela Quaglia, che ha votato contro come tutto il resto della minoranza, “acqua fresca” –, che impegna sindaco e Consiglio a “tutelare personale e società, oltre a migliorare i servizi e lavorare per la crescita aziendale”, e uno delle opposizioni, non approvato dal Consiglio, che avrebbe impegnato il sindaco a fornire una serie di specifiche indicazioni entro il 20 marzo (ovvero 10 giorni prima della scadenza dei patti parasociali aziendali)
Il tutto avvenuto, però, in assenza di rappresentanti della partecipata al centro del dibattito, ulteriormente infiammato dal carteggio tra il sindaco Maurizio Rasero e l’ingegner Paolo Romano, presidente di NOS (ovvero il socio di minoranza che detiene il 45% dell’azionariato di Asp). Come rimarcato anche negli interventi di alcuni consiglieri, non erano presenti né il manager torinese, né l’amministratore delegato ing. Paolo Golzio e neppure la presidente Vincenzina Giaretti.
GLI INTERVENTI DEGLI 'OSPITI'
“Convitati di pietra” ripetutamente citati nel corso della lunga serata, apertasi con gli interventi di alcuni ospiti invitati a portare il punto di vista della Città sull’importante tematica. Ha iniziato Alessandro Mortarino (Comitato per le acque pubbliche), il quale ha ribadito l’assoluta priorità del mantenimento in mani pubbliche della gestione delle fonti idriche, chiedendosi e chiedendo lo “stato delle cose” dei rapporti con il socio privato. Caratterizzati da “una litigiosità che provoca una paralisi che ci preoccupa molto”, ha rimarcato il segretario CGIL Luca Quagliotti, intervenendo a nome anche di CISL e UIL. “Occorre trovare al più presto una soluzione – ha aggiunto – anche perché l’eventuale venir meno di una parte del fatturato determinerebbe problemi anche sul fronte degli aspetti occcupazionali”. “Vorremmo confrontarci su questo anche con NOS – ha aggiunto il sindacalista – ma abbiamo grosse difficoltà nel riuscire e fissare un appuntamento cui partecipino sia presidente che amministratore delegato”.
Manager che, secondo Paolo Montrucchio, già portavoce del comitato spontaneo a tutela dell’Oasi dell’Immacolata, “pur essendo espressione della minoranza societaria, di fatto ne determinano le decisioni, lasciando la maggioranza pubblica senza alcun diritto”. Bruno Bego, per molti anni funzionario Asp, ha invece tracciato una cronistoria del rapporto, iniziato nel 2001, tra socio pubblico e privato, definendo tre periodi: un decennio di espansione, un periodo di controtendenza e l’attuale fase di sostanziale stallo. Mentre Valentina Moro, dei Fridays for Future ha sottolineato la necessità di riconvertire l’ambito trasporti pubblici in chiave ambientalista, incrementando la frequenza dei passaggi dei bus e agevolandone l’uso da parte degli studenti.
Infine Claudio Caron, che di Asp è stato presidente, ha ribadito le perplessità sui rapporti tra Amministrazione e vertici del socio privato, rimarcando che “questa fase rende impossibile creare programmi di sviluppo credibili”. “Io – ha aggiunto – non avrei mai sottoscritto patti parasociali come quelli attuali (in scadenza il 31 marzo, ndr.), perché relegano il socio di maggioranza a un ruolo marginale. Impegnatevi a riscriverli al più presto insieme al socio, che c’è e che dovrete comunque tenere fino al 2026 o 2028”.
RASERO: “I DIPENDENTI STIANO TRANQUILLI: ASP CONTINUERA’ A FORNIRE SERVIZI”
Ha fatto seguito un lungo (oltre 40 minuti) intervento del sindaco Rasero, il quale, pur non facendosi mancare qualche passaggio ironico (“Concordo su così tanti punti di alcuni degli interventi che ho ascoltato da aver quasi voglia di prendere la tessera della Casa del Popolo”), ha ripercorso i quasi 19 anni di rapporti, non sempre facili, tra socio pubblico e privato e le vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni: teleriscaldamento e affidamento dell’illuminazione pubblica a led alla controllata AEC su tutti. Scelte fatte da precedenti amministrazioni “che ci siamo ritrovati e che stiamo cercando di gestire al meglio”. “I carteggi tra soci non sono un fatto inedito – ha aggiunto citando uno scambio di lettere, risalente al 2014, tra l’allora sindaco Brignolo e il presidente di NOS – Quel che non era mai accaduto prima è che diventassero di pubblico dominio”. Al netto delle tensioni, ha rimarcato che “NOS resta il nostro socio, con cui vogliamo collaborare nel pieno rispetto delle norme”. Ribadendo, in ogni caso, che “i dipendenti fanno capo ad Asp, non a NOS, pertanto possono stare pienamente tranquilli sul loro futuro, perché l’azienda continuerà a fornire servizi indipendentemente dal farlo con questo partner, con altro o da soli”.
IL DISORIENTAMENTO DELLA MINORANZA E LA 'SUPERCAZZOLA'
Sono quindi seguiti numerosi interventi dei consiglieri di minoranza, aperti da quello di Luciano Sutera Sardo (PD) seguito da Massimo Cerruti (M5S), Angela Motta (Italia Viva), Michele Anselmo (Uniti si può), Angela Quaglia (cambiAMO Asti), Mario Malandrone (Ambiente Asti) e Davide Giargia (M5S).
Particolarmente duro l’intervento di Cerruti: “Sono venuto qui con intenzione di apprendere, favorevole ad ascoltare intendimenti dell’amministrazione per capirne di più – ha esordito – Ma purtroppo ho ascoltato 40-50 minuti di nulla. Che fine faranno il teleriscaldamento, AEC, i led, i contratti parasociali? Anziché rispondere a queste domande, il sindaco si è prodotto nella più grande supercazzola mai sentita in questo Consiglio. A confronto il conte Mascetti si ritirerebbe di buon grado”. “La ringrazio per riuscire a trovare il tempo di leggere ciò che scrivo sulla mia pagina Facebook – si è rivolto ancora al sindaco che, poco prima, l’aveva citata –, ma trovi il tempo anche per capirlo. Questa sera non ci ha fornito alcuno spunto. Asp è meno torinocentrica? La parte pubblica determina le scelte? O continua a subire? Siete riusciti a peggiorare una situazione che obiettivamente era difficile. Abbiamo in mano ancora un pugno di mosche”.
Assenza di risposte concrete citata anche negli interventi di numerosi colleghi di minoranza, i quali hanno ribadito sia il proprio disorientamento e sia come l’aver inviato all’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione, cui si erano rivolti i 5 Stelle per un parere sull’affidamento diretto ad Asp dei servizi di teleriscaldamento e illuminazione) la relazione tecnica del prof. Falduto, consulente di parte che di fatto ha “smontato” i rapporti intercorsi tra le Amministrazioni succedutesi negli anni e NOS, ha ulteriormente incrinato rapporti già di per sé difficili con NOS.
La cui pensatissima assenza in Consiglio è stata rimarcata da Angela Quaglia. La quale, richiamando l’idea del sindaco di far svolgere il consiglio all’Alfieri, ha affermato: “Anche se non siamo a teatro, mi aspettavo opera completa con inizio, parte centrale e conclusione e invece è mancato almeno un attore, il CdA dell’Asp. Mi aspettavo che l’Amministrazione invitasse presidente, amministratore delegato e e una rappresentanza di NOS invece questo è un consiglio irrituale. Fino ad oggi abbiamo avuto soltanto tante belle rassicurazioni, scoprendo poi che erano prive di fondamento. Cosa non funziona con il socio privato?”
Per Mario Malandrone “Acqua pubblica e questione ambientale dovrebbero essere i fari che ci guideranno nel futuro di Asp e di conseguenza della città”. “La mia visione ideologica – ha aggiunto – è che i servizi debbano sempre essere un bene comune e la presenza di un privato contrasta con questa considerazione perché – giustamente, dal loro punto di vista – un socio privato mira a massimizzare gli utili”.
Dopo una lunga pausa, nel corso della quale i consiglieri hanno cercato vanamente di individuare un percorso comune da sottoporre al voto dell’aula, sono intervenuti i consiglieri di maggioranza Trombetta, Bassi, Amasio, Garrone e Ghiglione che hanno sostanzialmente ribadito la necessità di evitare un’eventuale contenzioso con il socio privato, al fine di garantire il bene dell’azienda e consentirne anche in futuro la crescita e lo sviluppo.