Dopo le emanazioni dei decreti per arginare la diffusione del Coronavirus è evidente che una grande sofferenza arrivi dal mondo della ristorazione. Se bar e ristoranti possono tenere aperti i loro locali dalle 6 alle 18, una fetta importante di mercato verrà a mancare.
Niente rito dell’aperitivo serale, niente cene con gli amici nei ristoranti della zona. E fioccano disdette continue, ovviamente anche nei principali alberghi della città che hanno chiuso, da domenica, per qualche giorno.
A fare qualche riflessione con noi è Bruno Violato, presidente dell’Associazione Albergatori e Ristoratori Astigiani che vive personalmente sulla pelle questo momento. “Ho chiuso il mio ristorante Il podestà e l’Enoteca La Buta, serve dare un messaggio, d’altronde comunque non si lavorerebbe”.
Secondo Violato rimarrebbero aperti al momento solo il 20% circa delle attività di ristorazione.
“L’economia non è stata messa solo in ginocchio, è proprio a terra ci vorrà del tempo per risalire e tornare ad una vita normale. Si spera che dopo il 3 aprile si possa ricominciare davvero. Le misure sono sacrosante, si deve stare a casa per limitare il contagio, così tutto finirà prima”.
“Anche molti bar decidono di chiudere, conclude, le sole colazioni non bastano a sostenere la struttura e il personale che, in molti casi, è stato messo in ferie. Speriamo che il Governo riconosca una sorta di rimborso con un Tavolo di crisi, altrimenti si chiuderà, tutti, definitivamente, non solo nel nostro settore. Ma ora come senso di responsabilità si deve rimanere a casa".