/ Politica

Politica | 09 giugno 2025, 15:25

Referendum, fallisce il quorum: in provincia di Asti affluenza ferma al 31,14% . "La battaglia per i diritti non finisce oggi"

Partecipazione bassa ovunque, Piemonte poco sopra la media nazionale ma il risultato è chiaro. Quagliotti: "Il mondo del lavoro ha risposto, nonostante tutto"

Referendum, fallisce il quorum: in provincia di Asti affluenza ferma al 31,14% . "La battaglia per i diritti non finisce oggi"

Non ce l'ha fatta il referendum. Nessuno dei cinque quesiti proposti agli italiani tra domenica 8 e lunedì 9 giugno ha raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto. Il dato era già nell’aria da ore, con le prime rilevazioni dell’affluenza che lasciavano poco spazio a interpretazioni ottimistiche. Ora è ufficiale: la soglia minima necessaria per rendere valide le consultazioni non è stata superata, e i referendum sono quindi da considerarsi invalidi.

Il dato nazionale, ancora parziale ma ormai indicativo, si attesta sotto il 30%. In Piemonte la partecipazione è stata leggermente più alta, intorno al 32%, ma comunque molto lontana dal traguardo necessario. In provincia di Asti, dove già alle precedenti rilevazioni l’andamento era piuttosto debole, si è arrivati a un’affluenza del 31,14%, confermando un trend diffuso su tutto il territorio.

A poco è servita la seconda giornata di voto, lunedì 9 giugno fino alle 15: le urne si sono svuotate rapidamente, e il “giorno dopo” si è trasformato in un’occasione per riflettere sull’evidente distanza tra i cittadini e lo strumento referendario.

Quagliotti: "Ad Asti un risultato che ci conforta. Il mondo del lavoro ha risposto, nonostante tutto"

Siamo stanchi, ma soddisfatti. Luca Quagliotti, segretario generale della Cgil di Asti, commenta con lucidità il dato dell’affluenza ai referendum dell’8 e 9 giugno, che in provincia ha superato la media nazionale, arrivando in molti seggi oltre il 30%, in alcuni casi sfiorando perfino il quorum. "Se i dati verranno confermati — dice — vuol dire che un cittadino astigiano su tre ha creduto nelle nostre ragioni. È un segnale non da poco, in una terra storicamente di centrodestra".

Quagliotti sottolinea con attenzione alcuni elementi che stanno emergendo dall’analisi dei dati: "Abbiamo copertura su 181 seggi e da quelli che sto ricevendo vedo una media consistente. In alcuni casi addirittura sopra il 40%". Ma c’è di più: "Dai primi numeri pare che abbiano votato più donne che uomini. Se questo dato venisse confermato, sarebbe un elemento da approfondire: una risposta concreta che arriva anche da chi, troppo spesso, viene sottovalutato nel dibattito pubblico sul lavoro".

Il segretario non nasconde l’amarezza per l’andamento nazionale: "Speravo in qualcosa di più, pur sapendo che non sarebbe stata una passeggiata. L’inammissibilità del quesito sull’autonomia differenziata ha pesato, così come il fatto che alcune sigle sindacali si siano apertamente schierate per l’astensione". E ancora: "C’è stato un vero e proprio boicottaggio mediatico: fino all’ultimo giorno i dati sull’affluenza venivano nascosti o ignorati. È chiaro che si è cercato in tutti i modi di spegnere il dibattito".

Eppure, nonostante tutto, "abbiamo fatto un buon lavoro", dice Quagliotti. "È stato faticoso, ma ha dato frutti. Il mondo del lavoro ha risposto, così come molti pensionati e tanti giovani. Questo ci conforta: vuol dire che le questioni poste — dalla sicurezza sul lavoro al contrasto alla precarietà — sono considerate urgenti e vere da tante persone". E chiude con un invito alla politica: "Bisognerebbe cominciare a capire che questo è il mondo del lavoro, non quello dei salotti, non quello dell’imprenditoria di vertice. Ed è un mondo che, quando si mobilita, sa ancora farsi sentire".

Panirossi (Pd): “Un astigiano su tre ha detto sì alle ragioni del lavoro. Ora la politica rifletta”
 

“Asti ha dato un segnale chiaro: più di un cittadino su tre ha scelto di recarsi alle urne per i referendum sul lavoro. Una partecipazione ben al di sopra della media nazionale, che dimostra come qui ci sia ancora una forte sensibilità per i temi dei diritti e della dignità sul lavoro”. Enrico Panirossi, coordinatore cittadino del Partito Democratico, legge così i dati che stanno emergendo dal voto referendario. E se a livello nazionale si parla di fallimento della partecipazione, ad Asti il bilancio è diverso.

“Abbiamo visto molti cittadini scegliere consapevolmente di partecipare, e questo dice molto anche su come sono state accolte le ragioni del referendum. In particolare, quelle promosse dalla Cgil, che hanno riportato al centro questioni che da troppo tempo la politica finge di non vedere: la precarietà, le condizioni di sicurezza, la tutela dei lavoratori più fragili”.

Secondo Panirossi, però, il significato del voto non può essere banalizzato: “C’è stato chi ha cercato di trasformare questi referendum in un test politico, come se fosse una prova di forza tra maggioranza e opposizione. Un errore, secondo me. Lo strumento referendario è fragile, ha bisogno di rispetto. E invece in troppi hanno alimentato l’idea che astenersi fosse un modo legittimo per dire ‘no’. È un’abitudine tutta italiana, che mina alla radice la funzione stessa della partecipazione democratica”.

Un pensiero, Panirossi lo dedica anche a chi ha scelto di non votare ma ha comunque sentito il bisogno di “marcare presenza”, come accaduto anche di diversi esponenti politici nazionali: “Un gesto che dimostra l’ambiguità di certi atteggiamenti: si vuole esserci, ma senza assumersi fino in fondo la responsabilità di una scelta. Non è un buon messaggio per i cittadini”.

Infine, un invito alla riflessione: “Il fatto che in città un terzo degli elettori abbia scelto di votare è un segnale politico vero, altro che numeri fini a se stessi. È la prova che i temi sociali, se ben raccontati e difesi, parlano ancora alle persone. E per noi è un punto di ripartenza”.

Mario Malandrone: "Questa battaglia per i diritti non finisce qui, anche se il quorum non è stato raggiunto"
 

“Noi, coerentemente, non siamo mai stati – e non abbiamo mai avuto nulla a che spartire – con quelle leggi che hanno smantellato diritti fondamentali. Penso in particolare alla legge Salvini-Salva appalti e a quella che chiamo la legge Renzi - Jobs Act. Non è questa la politica a cui apparteniamo, né oggi né ieri”, ha dichiarato Mario Malandrone, consigliere comunale di Asti e tra i promotori locali del referendum, all’indomani della mancata validazione per il mancato raggiungimento del quorum.

“Il nostro impegno politico è sempre stato dalla parte dei lavoratori, dei cittadini, dei diritti. Credevamo – e crediamo ancora – che quella del referendum fosse una battaglia importante, non solo simbolica. Un'occasione per dire basta allo svuotamento dei diritti nel mondo del lavoro”, ha spiegato Malandrone, sottolineando come il fallimento dell’affluenza non rappresenti una sconfitta definitiva, ma un passaggio dentro un percorso più lungo.

“Questa battaglia l’abbiamo fatta e continueremo a farne altre, perché i temi in gioco – sicurezza nei cantieri, legalità negli appalti, diritti di chi vive e lavora in questo Paese – restano urgenti e centrali. Non ci fermiamo”, ha aggiunto.

Malandrone ha anche denunciato il clima di confusione e strumentalizzazione su alcuni temi sociali: “Abbiamo letto cose assurde sulla cittadinanza: si è fatta confusione tra cittadini stranieri e delinquenti. Ma non si può criminalizzare chi chiede diritti solo perché non è nato qui. La cittadinanza non è una patente penale”, ha detto. Infine, un passaggio sul senso stesso dello strumento referendario: “C’è una disaffezione generale al voto, e in particolare al referendum. Forse è il momento di ripensare al quorum. Un principio come ‘chi vota decide’ andrebbe preso in considerazione seriamente da tutte le forze politiche. Anche perché oggi chi governa lo fa con numeri che, in altri tempi, non avrebbero neanche permesso di entrare in Parlamento”.

Alessandro Franco


Vuoi rimanere informato sulla politica di Asti e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 348 0954317
- inviare un messaggio con il testo ASTI
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
LaVocediAsti.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP ASTI sempre al numero 0039 348 0954317.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium