Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di un cittadino astigiano, in merito all'emergenza Coronavirus.
In questi giorni di coronavirus, stanno sbocciando raccolte-fondi a favore dell'ospedale in difficoltà.
Come sempre capita in situazioni d'emergenza, l'aiuto del Privato si fa avanti generoso per affiancare, se non sopperire, l'intervento del Pubblico.
Se da una parte questo risulta in una vetrina per la virtù del singolo, dall'altra evidenzia una situazione assurda e oltremodo irritante.
La Sanità incamera una quantità di denaro enorme, di cui solo una parte va a buon fine, cioè a beneficio delle strutture, dell'equipaggiamento, del personale e, in definitiva, del malato. Le cronache ripetutamente ripropongono la punta dell'iceberg della malasanità: decine e decine di migliaia di euro spariscono per strada o spesi male, o inutilmente, o finiscono nelle tasche di baroni e ditte che si ungono a vicenda.
Come è possibile allora che il cittadino, che già di tasca propria paga regolarmente il proprio contributo con le tasse, debba poi ancora venire in aiuto di una Sanità che si dichiara non in grado di fare fronte alle spese - perché i soldi li ha sprecati o li ha mangiati? Perché non si vuole / non si riesce a risolvere la cancrena della corruzione, dell'incompetenza, del clientelismo? Automaticamente si avrebbe un enorme gettito di denaro in più a beneficio di tutti, senza chiedere nulla più di quanto si sta già facendo.
Invece, si va a elemosinare alle tasche (anche) di quanti, dopo aver chiuso la serranda perché nessuno entra più in negozio, si siedono a meditare su come sarà possibile pagare le spese a fine mese. Io trovo sia una situazione intollerabile e mi domando: "Perché, ogni volta che capita un'emergenza, io dovrei tirare fuori 20-50€, per me preziosi, per darli a chi non ha saputo gestire i milioni ricevuti? Non sarebbe più logico e utile correggere i difetti? Non mi diverte essere cornuto e mazziato"
La mia è aria fritta, certo, ma se si continua con la solidarietà senza risolvere i reali problemi a monte, io non potrò aprire la finestra e insisterò in quest'aria malata.
Lettera firmata