Tutta colpa del virus se a breve vedremo il territorio che va da Castelnuovo don Bosco a San Paolo Solbrito costellato di tanti fiori violetti. Il tempo è ricchezza per la mente e nei mesi di lockdown, tra le tante, è uscito un progetto affascinante per utilità ed estetica, la Via astigiana delle api. Progetto pensato per salvaguardare uno degli insetti più importanti per la vita sulla Terra, offrendogli spazi carichi dei suoi fiori preferiti.
Qualcosa del genere è operativo da poco in Norvegia, con il primo corridoio verde del mondo progettato esclusivamente per attirare gli insetti impollinatori. Anche altri paesi si stanno mobilitando. In Irlanda, ad esempio, è partito B-lines, che di percorsi ne prevede ben 15. Progetti nati per contrastare la moria di alveari, che in Europa del nord si sono ridotti negli ultimi anni di circa il 50%, contro il meno 20% italiano. Progetti a valorizzare territori, a renderli ancor più attraenti, anche per i turisti, con i fiori, e a supportare l'economia locale del miele. Economia assai importante in Piemonte, regione più produttiva in Italia, con oltre 5 mila tonnellate stimate nel 2019.
Per mero campanilismo e per le interessanti prospettive sullo sviluppo turistico, che ne abbiamo tanto bisogno, ho provato a pensare ad una via di fiori e colori tra le colline dell'Astigiano, a nord, dove viticoltura ed agricoltura sono meno presenti ma dove sono presenti diversi apicoltori, dai più piccoli, con solo qualche decina di alveari, fino ai 500 di Bechis, a Morialdo, frazione di Castelnuovo don Bosco, a 100 metri dal grandioso santuario di Colle Don Bosco.
Convinti facilmente un po’ di apicoltori, ora tocca dire la loro ai tre Comuni coinvolti: Castelnuovo don Bosco, Buttigliera d’Asti e San Paolo Solbrito. Facile poi pensare a risorse regionali ed europee, per il tramite del GAL Basso Monferrato Astigiano, dove Mario Sacco, meritoriamente interessato alla crescita del turismo sostenile a nord di Asti, è stato da poco riconfermato alla Presidenza. Per portarmi avanti col lavoro, oltre a complimentarmi, lo ringrazio anticipatamente.
Ma perché dei fiori violetti? E’ una scoperta tutta italiana ed anche abbastanza recente. Arriva dal dipartimento di Apidologia e Apicoltura dell’Università di Scienze agrarie di Pisa che ha evidenziato l’importanza di un particolare fiore, ricco di polline e nettare, capace di fornire nutrimento alle api anche in autunno, quando le risorse a loro disposizione si riducono. Il fiore amico delle api è la Cephalaria transsylvanica, anche detta Vedovina maggiore. Fiorisce da fine estate fino a tutto l’autunno, e proprio per questo coltivare strisce di Vedovina maggiore rappresenta un’ottima soluzione per fornire nutrimento alle api quando le fioriture iniziano ad essere più rare.
Immaginatene l’impatto mediatico, a contrastare la poca notorietà di nostri posti bellissimi, mix eccezionale dì valori ambientali ed estetici. Immaginate le frotte di visitatori coinvolti in un’esperienza unica di turismo più che sostenibile. Spero a questo punto tutto continui a muoversi sui binari ipotizzati, per le api e per noi.