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Attualità | 22 agosto 2020, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo a caccia di equità, speranza e futuro

Puntata dedicata ai massimi sistemi, alla ricostruzione sostanziale, raccontata recentemente da Mario Draghi, per non accettare di vivere senza speranza

Viviamo in un posto bellissimo a caccia di equità, speranza e futuro

"Questa situazione di crisi, la pandemia, tra le tante conseguenze genera incertezza. Forse la prima cosa che viene in mente. Una incertezza che è paralizzante nelle nostre attività, nelle nostre decisioni. C’è però un aspetto della nostra personalità dove quest’incertezza non ha effetto: ed è il nostro impegno etico. Un impegno etico che non si ferma per l’incertezza ma anzi trova vigore nelle difficoltà, trova vigore dalla difficoltà della situazione presente. La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza; ma deve, raccolte tutte le proprie energie, e ritrovato un comune sentire, cercare la strada della ricostruzione".Parole, sacrosante, di Mario Draghi al recente Meeting di Rimini.

Altre due frasi di Draghi segnano secondo me lo spartiacque obbligatorio tra ieri e domani. L’onesta citazione che ammicca ad uno ieri non proprio lontano, "per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico"; oggi chiaramente non più accettabile. E poi, guardando avanti, l’emozionante consapevolezza che "privare giovani del futuro è una delle più gravi forme di diseguaglianza".

Tra i tanti media che hanno dato spazio in settimana all’intervento di Draghi, anche la Stampa con un interessante articolo di Maria Berlinguer. Sunto del fondo: in Italia è scomparso l’ascensore sociale e la differenza per i giovani la fa la famiglia di origine. Né più né meno come dalle nostre parti, dove l’ascensore sociale è un caro ricordo e la mancanza di lavoro allontana i giovani, li caccia a ricercare formazione, esperienze e prospettive altrove. Ma un paese che caccia i propri giovani, che futuro può avere? Il futuro è solo in profonde riforme dell’esistente, per tornare a leggere le nostre e le loro, dei giovani, azioni come capaci di fare la differenza, di avere un impatto su ciò che si ritene buono e di modificare la probabilità che ciò che si desidera si avveri. Niente può togliere significato e motivazione alle nostre e loro (sempre dei giovani) azioni quanto l’attuale consapevolezza dell’impossibilità di cambiare le cose.

Viviamo in un posto bellissimo che non riesce a darsi forma, a darsi senso. Un posto bellissimo ma povero di lavoro, di prospettive; un posto bellissimo dove gli ideali della vita, i sogni della giovinezza, i progetti e le passioni scontano certezze perse, ahimè, da un po’ di tempo. Quindi viene proprio bene, tanto bene, l’invito a raccogliere tutte le energie, anche ad Asti e nell’Astigiano. Per cominciare, sarebbe allora il momento giusto di sedersi tutti attorno ad un tavolo, a ritrovare un comune sentire e a cercare la strada della ricostruzione.


Davide Palazzetti

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