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Sanità | 03 ottobre 2020, 09:55

"Abbiate fegato"! I consiglio di nutrigenomica di Simona Oberto

"Abbiate fegato"! I consiglio di nutrigenomica di Simona Oberto

Potente, forte, determinato…è un lavoratore instancabile! E’ impegnato nel suo arduo compito ventiquattro ore su ventiquattro ma il suo massimo lo esprime tra l’una e le tre di notte. Per gli antichi Greci era la sede della forza, del coraggio, della caparbietà e delle passioni ma anche dell'amore sensuale e dell'ira. Su di lui hanno argomentato e argomentano ogni giorno, filosofi, medici, scienziati. Conoscete il mito del titano Prometeo che coraggiosamente rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini? Scoperto da Zeus, fu condannato a essere incatenato per l'eternità a una roccia sulle montagne del Caucaso, ma il vero supplizio era un altro: ogni giorno un aquila sopraggiungeva e gli divorava il fegato che puntualmente gli si rigenerava durante la notte! Senza spingerci a questo eccesso, vi sarà sicuramente capitato di “rodervi il fegato” per qualche situazione che vi ha fatto profondamente arrabbiare. Allora proviamo ad analizzare il nostro fegato, sia dal punto di vista fisico che psicoemozionale. Il fegato è la ghiandola più grande del corpo umano, le cui numerose funzioni sono vitali. Pensate che il sangue che esce dallo stomaco e dall'intestino non passa direttamente nel torrente venoso per giungere al cuore, ma prima viene veicolato al fegato attraverso una fittissima rete di capillari, che sfociano poi nella vena porta. Altro sangue che giunge al fegato arriva dall'arteria epatica. Il sangue proveniente da entrambi questi canali, nel fegato viene ripulito e filtrato dalle varie sostanze pericolose, mentre i nutrienti vengono messi da parte e usati nel processo metabolico. A questo punto, il sangue depurato finisce nelle vene sovra epatiche e da qui nella grossa vena cava che lo porterà al cuore e in tutto l'organismo. Il fegato è una fabbrica metabolica incredibile, continuamente all'opera: trasforma gli alimenti trasportati dal sangue; produce e secerne la bile; elabora proteine importanti (fibrinogeno, albumine, globulina); raccoglie ferro e rame, utili per la produzione dei globuli rossi; detossica le sostanze nocive assorbite dal sangue; trasforma e immagazzina i carboidrati sotto forma di glicogeno; gioca un ruolo essenziale nell'immagazzinamento e metabolismo dei grassi.

Tutto quello che ingeriamo come “cibo” deve necessariamente venire assorbito dall’intestino tenue, per poi passare nel fegato, dove subisce l’ultima trasformazione, prima di entrare nella circolazione sanguigna e diventare “nutrimento per le nostre cellule”. Nelle antiche medicine tradizionali orientali viene considerato l’organo di passaggio che “umanizza” il cibo trasformandolo in “noi stessi”. Prima di arrivare al fegato la sostanza non è ancora “nostra”, ma lo diventerà dopo tale passaggio.

Questo processo di trasformazione necessita di una precedente neutralizzazione di tutto quello che è indesiderabile, per questo motivo il nostro fegato elimina, tramite la bile, sia le tossine esogene, cioè quelle provenienti dagli alimenti, sia quelle endogene, cioè quelle provenienti dal corpo stesso (catabolismo), mentre tutto quello che non viene usato nell’immediato viene immagazzinato per un uso futuro, come riserva di energia (glicogeno). E non finisce qui, perchè produce anche numerosi enzimi, sali, globuline e ormoni. All’interno della macchina corporea, quest’organo detiene un ruolo fondamentale, possiamo dire che la nostra salute dipende in toto dalla sua salute. Pensate che attraverso reti neurali specifiche il fegato è in relazione anche con due parti del nostro cervello: il Tronco Encefalico e la Corteccia Grigia. La prima area, il Tronco encefalico governa la parte di fegato (epatociti) che deriva dal tessuto più arcaico, l’endoderma. Le sue funzioni sono: accumulare glucosio (zucchero) sotto forma di glicogeno e depurare il sangue. Il secondo tessuto ectodermico è collegato alla Corteccia Grigia che governa le Vie Biliari, le quali si attivano quando si è “arrabbiati” e pieni d’ira, magari incastrati in una situazione spiacevole che ci logora. Insomma il fegato risente molto del nostro stato d’animo. Un suo squilibrio in eccesso porta alla gelosia, alla collera violenta, alle nevrosi. Al contrario un suo difetto porta all'apatia, al poco dinamismo, alla scarsità di idee. Da un punto di vista psicosomatico, i problemi al fegato sono determinati da inquietudini, da preoccupazioni oppure da un rifiuto ad adattarsi. Si "blocca" per qualcosa che è sempre “troppo”: troppo grasso, troppo cibo, troppo alcool. Nell'ammalarsi, esso mostra che la persona “ingerisce” più di quanto riesce ad elaborare. Quando il fegato non è più in grado di smaltire le sostanze tossiche presenti nel sangue, anche il funzionamento del cervello viene compromesso.

Fra le possibili complicazioni sono incluse la formazione di ernie cerebrali, il collasso cardiovascolare, l’insufficienza renale o respiratoria, la sepsi, oltre a un danneggiamento irreversibile del sistema nervoso che può dare luogo a problemi motori, sensoriali o mentali. Dal punto di vista fisico è un organo emuntore molto potente ma la sua forza la esplica anche attraverso la produzione di energie vitali o eteriche, quelle stesse energie che gli permettono di rigenerarsi, senza perdere le sue funzioni di sintesi, disintossicazione e metabolismo di sostanze. Il fegato ama il caldo. Se la zona epatica dovesse raffreddarsi per un qualsiasi motivo, l’organo potrebbe “indurirsi” e perdere la sua forte vitalità, ma nello stesso tempo bisogna fare attenzione a che non si riscaldi troppo: l’alcool per esempio è una bomba di calore per il fegato e ne provoca l’infiammazione e la degenerazione. Vi capita di svegliarvi tra l’una e le tre di notte e di non riuscire più ad addormentarvi? Potrebbe essere un segnale che il vostro fegato sta subendo un vostro errato comportamento: magari per eccessi alimentari o per eccessi emozionali, troppa rabbia espressa o al contrario troppa rabbia trattenuta. Se non siamo in grado di prendere decisioni o se accettiamo cose indigeste per mancanza di coraggio, il fegato è l’organo interessato. Tutto quello che nella nostra vita ci è difficile digerire, collegato alla collera, può generare problemi epatici. Il fegato è il focolaio della collera repressa. Di fronte ad aggressioni, ingiustizie, ma anche preoccupazioni, spesso ci capita di pronunciare frasi come: “ci rodiamo il fegato e la bile”, “ingoiamo la bile”, “ci facciamo un fegato amaro”, “non abbiamo fegato”. In queste frasi la paura, la collera e la ribellione nascondono anche il rifiuto ad adattarsi.

Che si tratti di preoccupazioni o collera, la bile è il luogo delle contrarietà rimuginate. Un fegato in disequilibrio può avere ripercussioni a livello di percezione e pensiero (scarsa memoria e concentrazione) ,ma anche a livello di emozioni (difficoltà ad esprimere i nostri sentimenti e a lasciarci andare). Infine, per via della sua funzione di “magazzino” di energia, il fegato è sensibile a tutti i conflitti di “mancanza”: mancanza di cibo, di stabilità, di soldi, d’amore, di rispetto, ecc. Tutte condizioni che ci provocano paure e insicurezze. Ma come possiamo aiutare quest’organo così importante per la nostra salute psicofisica? Sicuramente assumendo sostanze ad attività antiossidante in grado di difendere le cellule epatiche dai danni generati dallo stress ossidativo e dai radicali liberi prodotti da diverse reazioni biochimiche che avvengono proprio a livello epatico. Mi viene in mente l'acido Alfa lipoico che è in grado di rigenerare la vitamina C e la vitamina E ossidate, e di innalzare i livelli di Glutatione. La silimarina, principio attivo presente nel cardo mariano, che ha un effetto epatoprotettivo soprattutto nei confronti di sostanze come il tetracloruro di carbonio e l'alcol ma anche piante come il tarassaco e la curcuma per la loro capacità di sostenere la funzione digestiva e di supportare la funzione epatica. Importanti anche piante come la pilosella, il rafano e la bardana che favoriscono il drenaggio dei liquidi corporei. Interessante l'azione del desmodio una pianta di origine africana della famiglia delle leguminose, che ha un'ottima capacità di protezione e di rigenerazione della cellula epatica. Ottimo lo sciroppo di betulla (che contiene una sostanza, la betulina, che ha una potente azione antiinfiammatoria, diuretica e depurativa epatica). Per quanto riguarda l’alimentazione è importante eliminare l’alcool e gli zuccheri raffinati, evitare il più possibile i grassi nocivi che appesantiscono enormemente fegato e cistifellea, rallentandone le funzionalità e creando seri ristagni.

Prediligere un’alimentazione a base di vegetali crudi e cotti, cereali integrali e legumi a seconda della stagionalità. Utilizzare come tisane, tutte le erbe amare che i campi ci regalano, come per esempio il dente di leone (tarassaco) e l’ortica. Abbondare di succhi/estratti freschi di frutta e verdura. Insomma, impariamo ad agire nel rispetto di quest’organo così importante, perché la sua energia sarà la nostra energia e la sua salute sarà la nostra salute!


Redazione

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