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Attualità | 05 dicembre 2020, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo che cresce a suon di critiche

Puntata dedicata alle importanti differenze tra critica, critica strumentale e critica costruttiva e al valore di quest’ultima per la crescita di persone e società

Viviamo in un posto bellissimo che cresce a suon di critiche

L’essere nato a Genova mi porta a conoscere bene l’arte della critica. I genovesi sono noti per focaccia, Acquario, porto e parsimonia, ma anche per un tratto distintivo del loro carattere, il cosiddetto mugugno. Nel capoluogo ligure si può mugugnare, cioè brontolare, per qualsiasi cosa. Da poco, volendo lamentarsi con un pubblico più ampio, lo si può fare anche in virtuale, collegandosi a Mugugno Genovese, una sorta di bacheca su cui chiunque può lasciare lamentele o critiche.

D’altronde il diritto di critica, così come quello di cronaca, sono disciplinati da un articolo della Costituzione Italiana, il 21, che, nel primo comma, recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Il legittimo esercizio di tali diritti dovrebbe però rappresentarsi nella cosiddetta continenza, o forma civile dell’esposizione, pur esprimendo giudizi, o più genericamente, opinioni che non è detto debbano essere necessariamente obiettive. Interpretazioni soggettive di fatti e comportamenti.

Certo che i social in tema di critica, Facebook in particolare, sono testimoni quotidiani della crescente necessità di un qualche cambiamento di toni e spesso anche di contenuti. Necessità di selezionare tra critiche strumentali e critiche costruttive. Il rischio è fare di tutt’erba un fascio con la conseguenza di perdersi un bel banco di prova di democrazia. Cogliere e valorizzare le critiche costruttive, pur se in nuovi amplificatori, è collegarsi a pensieri che affondano le loro radici nella storia dell’uomo. E’ la critica costruttiva che ha smosso e fatto crescere persone e società. Perdersene oggi i valori in un mare magnum di sole critiche sarebbe un vero peccato.

Qualche segnale più che positivo arriva proprio da Facebook, dove tra qualche fake, ormai inutile ché in tanti siamo più che sgamati, pelosetti, fiori, tramonti, neve e tanto altro (gli esperti la chiamano infodemia: circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi per la difficoltà di individuare fonti affidabili), inizia ad emergere il suo ruolo di grande piazza dove pensare insieme e migliorare il mondo dal basso; luogo dove condividere dati e saperi, dove criticare costruttivamente. Il sintomo più tangibile è la lunghezza media dei post, passata dalle 45 battute di cinque anni fa alle attuali 110: evidenza di voglia d’accompagnare la libera manifestazione del proprio pensiero con approfondimenti, supporti, soluzioni e suggerimenti. E allora, buona critica costruttiva a tutti.

Davide Palazzetti

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