Le hanno temute, poi le hanno ricevute e raccontate, ma quasi per pudore non le hanno mai tirate fuori dai cassetti. Ora hanno deciso di "esporle": vogliono far vedere alla gente, oltre che agli esponenti della Regione, cosa vuol dire ricevere a casa una lettera di licenziamento. E soprattutto riceverla dopo 3 anni e mezzo di vertenze, di lotte, di manifestazioni, di impegni e di promesse disattese.
I lavoratori ex Embraco sono al secondo giorno di presidio permanente davanti al Palazzo della Regione, per far sentire la loro voce in un momento in cui nulla sembra più muoversi intorno al progetto Italcomp, che oltre all'ex stabilimento di Riva di Chieri (e i suoi 400 lavoratori e famiglie) salverebbe anche l'Acc di Mel, in provincia di Belluno, con altri 300 operai coinvolti.
Hanno steso due fili tra i pali che si trovano di fronte alla Regione e hanno appeso, una per una, le lettere di licenziamento. Stese al sole. Una nuova forma di protesta tra quelle che ormai li vedono quasi quotidianamente attivi, insieme ai sindacalisti di Fim, Fiom, Uilm e Uglm Torino.
LA SCADENZA DI FINE GIUGNO
Bisognerà attendere il 30 giugno per avere una parola chiara e definitiva sul progetto Italcomp e sul destino delle 400 persone che lavoravano allo stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri.
Urgenza e prospettive
"Ci aggiorneremo ogni settimana per fare il punto della situazione - dice il Governatore Alberto Cirio - ma c'è un tema emergenziale e uno di prospettiva. Il primo è legato alla scadenza della cassa integrazione, fissata per il 21 luglio. Un'eventualità che vogliamo scongiurare a ogni costo. Se non parte il progetto di Italcomp cesserebbe ogni tipo di sostegno, ma dal Governo arriverà domani o dopodomani la norma di legge nel nuovo decreto per altri 6 mesi di prolungamento della cassa integrazione. Ho parlato poco fa col ministro Orlando e me lo ha confermato".
Prospettive: privato anche al 30%
"Ma noi vogliamo arrivare a una soluzione, non allungare di sei mesi un'agonia - prosegue Cirio - e in questo caso ho parlato col ministro Giorgetti che si dice disponibile a proseguire nel progetto Italcomp, anche se ci sono difficoltà sull'individuazione di un partner privato che al momento non c'è. E l'Europa non consente un'iniziativa completamente pubblica. Ma il ministro si dice disponibile a fare scendere la quota dal 50 fino al limite minimo del 30%".
Ultimatum al 30 giugno, altrimenti piano B
"Non possiamo però svegliarci a novembre e scoprire che non ci sono soluzioni alternative. E come amministrazione regionale, insieme ai sindacati, vogliamo che entro il 30 giugno si definisca il nome del privato. Dobbiamo avere il tempo per cercare soluzioni alternative, altrimenti. Anche l'arcivescovo Nosiglia è pronto a firmare e chiederemo anche alla sindaca Appendino".
I SINDACATI: BENE L'AMMORTIZZATORE, MA SERVE UN PIANO B
Le ore del vertice sono corse veloci e l'azione unitaria è nata quasi spontanea. Ma il traguardo non è ancora tagliato. E i sindacati lo sanno bene.
"L'ammortizzatore va bene, magari per chi è vicino alla pensione, ma serve io partners privato - dice Vito Benevento, della segreteria Uilm Torino -. Altrimenti si va al disastro sociale. L'ultimatum è pensato per capire se Italcomp può essere realizzato, altrimenti serve un piano B mentre scadrà anche il blocco dei licenziamenti per legge".
"È un piccolo passo avanti - aggiunge Arcangelo Montemarano, Fim CISL Torino - ma aspettiamo di leggere cosa sarà scritto nel Decreto Sostegni bis. Di sorprese ne abbiano già avute fin troppe. Serve un progetto, però: è l'occasione per dimostrare unità di intenti e visione industriale per creare lavoro e sviluppo".
"Abbiamo appeso fuori da questo palazzo 400 lettere perché sono 400 famiglie che rischiano di finire per strada - dice Ugo Bolognesi, Fiom Cgil Torino -. Grazie alle telefonate di oggi abbiamo avuto nuovi contatti, ma servono leggi a prova di curatore fallimentare. E poi serve la volontà politica di trovare un partner privato e non solo occasione di business per qualcuno".
"Oggi portiamo a casa un piccolo risultato - conclude Ciro Marino, Uglm Torino - ma Italcomp non è una startup, ma un progetto ambizioso, un asset strategico che non va buttato a mare, ma va portato avanti. Bisogna ridare lavoro e dignità a questi lavoratori".