Si avvia alla conclusione un’estate tropicale che dal punto di vista climatologico si classifica fino ad ora a livello nazionale nella top ten delle più calde da oltre due secoli.
Dopo mesi di eventi climatici estremi che hanno duramente colpito le nostre campagne, ora è la siccità che preoccupa per l’impatto che avrà sulle coltivazioni ormai prossime al raccolto. In Piemonte fiumi e torrenti hanno tra il 35 ed il 65% d’acqua in meno rispetto alle medie storiche degli anni precedenti e negli ultimi giorni la portata è calata di un ulteriore 20% per mancanza di piogge. A patirne, soprattutto, il comparto cerealicolo ed in futuro potrà esserci quello zootecnico in difficoltà per mancanza di foraggi.
Rispetto al 2020 l’estate appena trascorsa è stata segnata da un aumento del 65% degli eventi climatici estremi, per un totale a livello nazionale di oltre 1200 grandinate, bombe d’acqua e tempeste di vento che hanno devastato le campagne da nord a sud della Penisola. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati delle banche dati Eswd e Isac Cnr che prima dell’agosto bollente ha rilevato una temperatura che a luglio è stata superiore di 1,24 gradi alla media storica che era stata superata di ben +2,18 gradi a giugno.
“Gli eventi estremi di cui siamo stati testimoni quest’estate, nella sola provincia di Asti, hanno mandando in fumo oltre mille ettari di colture per una stima di danni che ammonta a 3,5 milioni di euro tra produzioni e strutture duramente colpite - sottolineano Marco Reggio Presidente Coldiretti Asti e Diego Furia Direttore Coldiretti Asti -. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia, dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.
“L’effetto dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di siccità e alluvioni ha fatto perdere a livello nazionale oltre 14 miliardi di euro in un decennio, – concludono Reggio e Furia – tra cali della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”.