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Economia e lavoro | 24 dicembre 2021, 11:15

Omicron non ferma la ripresa economica: in Piemonte arrivano più occupazione e investimenti

Le previsioni per l'inizio del 2022 risentono delle incertezze del momento, ma i saldi restano positivi. Marsiaj: "In edilizia non si può derogare in sicurezza"

Omicron non ferma la ripresa economica: in Piemonte arrivano più occupazione e investimenti

Omicron e la zona gialla sono argomenti di attualità, ma le preoccupazioni non bastano a frenare la ripresa economica in Piemonte e a Torino. Lo dicono i numeri dell'indagine congiunturale per il primo trimestre del 2022 di Unione Industriali e Confindustria Piemonte.

RAFFREDDAMENTO, MA NUMERI POSITIVI

"C'è un raffreddamento - dice Luca Pignatelli, responsabile ufficio studi -, ma i numeri restano positivi e la tendenza è comune a tutti i Paesi europei e al resto d'Italia". Si rallenta il passo, insomma, ma si va avanti. Come dimostra l'aumento occupazionale (+14,4 rispetto al precedente +13,9), ma anche il ricordo alla cassa integrazione che perde un paio di punti percentuali rispetto a settembre, scendendo sotto l'11%.

Crescono anche gli investimenti (da 28,9 a 29,7) e anche produzione e ordini regalano saldi tra ottimisti e pessimisti che restano positivi, rispettivamente, per il 15,8 e il 14,9. L'export è la voce che soffre di più (da 8 a 1,2), anche per la stagionalità, ma il grado di utilizzo degli impianti resta al 79%, "livelli storicamente molto alti", commenta Pignatelli, "dopo i livelli molto bassi raggiunti durante la fase più dura della pandemia".

TORINO FRENA, ASTI E CUNEO DI PIÙ

Novara e Alessandria sono le due province che subiscono di meno il raffreddamento, mentre Torino scende da 16,7 a 11,9%. Ad Asti il passo indietro più sensibile (da 39 a 21,6%), ma anche Cuneo frena: da 26,7 a 15,7.

Biella e Vercelli sono le due province che più alzano le loro attese sull'uso di cassa integrazione, Torino è terza (intorno al 14%), mentre il Canavese da solo si allinea ai più ottimisti come Asti e Novara.

Tra i settori, metalmeccanica, alimentare e tessile si mostrano i più vivaci.

MARSIAJ: "INACCETTABILE SE NON RIUSCIREMO A CREARE LAVORO"

"Stiamo recuperando i livelli pre Covid, ma la vera sfida è l'obiettivo di crescita del 2023 e degli anni successivi - dice Giorgio Marsiaj, presidente dell'Unione Industriali di Torino - anche grazie ai fondi del PNRR. Serve almeno un +2% per creare vero lavoro, altrimenti è inaccettabile. Almeno, per noi imprese. Non so cosa ne pensa la politica".

La parola d'ordine è investimenti. "È l'unico modo per aumentare la produttività e la competitività, recuperando anche fette di mercato, sia interne che estere". "Tutte le mostre aziende devono essere competitive, in un Paese che sappia essere attrattivo. Non basta dire che il territorio è bello, deve garantire motivi per venire qui a investire. Non è che il gruppo di Stellantis è cattivo".

"IN EDILIZIA NON SI PUÒ DEROGARE SULLA SICUREZZA"

Impossibile non parlare del mondo delle costruzioni. "Negli ultimi giorni (dopo la tragedia di via Genova, ndr) si sono sentiti commenti aggressivi sull'edilizia, ma quando si sente che 9 aziende su 10 non sono in grado di garantire gli standard di qualità e sicurezza, allora è preoccupante. La sicurezza sul lavoro non è un argomento su cui si possa derogare", dice Marsiaj con chiarezza.

Infine andranno alla mensa del Sacro Cuore, in via Nizza, le risorse che l'Unione ha deciso di destinare in beneficenza al posto dei regali istituzionali di Natale. "Inutile nascondere la testa sotto la sabbia, c'è gente che ha bisogno e abbiamo deciso di attivarci".

GAY: "MANIFATTURA E SERVIZI DEVONO CRESCERE INSIEME"

È importante il dato che vede la produttività nel 2022 accomunare la manifattura al mondo dei servizi, secondo Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte. "Questo ci permette di competere in maniera più efficace, sui mercati internazionali. Sono due facce della stessa medaglia che devono andare di pari passo".

Una crescita omogenea che riguarda anche la geografia: "È un bene che non ci siano province che restano indietro, compresi i territori che sono più legati al tessile, che soffre ormai dal 2018".

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