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Solidarietà | 19 marzo 2022, 19:00

Dentro il campo profughi di Przemysl: un silenzio che uccide, cani che tremano, un'intera vita in un bagaglio a mano

Mara Redoglia, infermiera di Moncalvo, è partita come volontaria sul pullman di Asp. Racconta un mondo in bianco e nero. C'è chi sa solo l'ucraino e ringrazia facendo un cuore con la mani, mentre i bimbi disegnano a colori. Il regno del non detto, che dice tutto

Dentro il campo profughi di Przemysl: un silenzio che uccide, cani che tremano, un'intera vita in un bagaglio a mano

Ha preso ferie per salire sul pullman dell'Asp, diretto a Przemysl, città polacca sul confine con l'Ucraina, per aiutare chi aveva bisogno.

Mara Redoglia, 49 anni, infermiera in servizio all'ospedale di Asti, è tornata nella sua casa di Moncalvo, in cui vive con la famiglia e i suoi due figli, con qualcosa in più nell'animo.

In quel grande centro profughi a 5 km dall'Ucraina ci è andata come volontaria. Ci è andata come Mara. Come persona.

Tanti bimbi. Mai lasciare la mano della mamma

Ha potuto toccare con mano e vedere con gli occhi dell'animo una realtà paradossale: scenari che fanno male, ancor più che quelli visti in televisione.

"Vedevo i bambini smarriti - racconta Mara - come catapultati in una realtà che non è assolutamente la loro. Sul nostro pullman c'erano circa 10 bambini, di cui una di neanche un anno. Nessuno di loro ha mai lasciato la mano della mamma".

Al disagio, all'estrema povertà, allo smarrimento, a quello strano senso di alienazione che nessuno vorrebbe mai provare, si aggiunge la difficoltà di comunicazione.

La lingua non è un ostacolo. Con le mani fai un cuore. Grande, grandissimo

Pochi parlano l'inglese. Quasi tutti solo ucraino e polacco. Lingue che per noi astigiani spesso sono sconosciute.

"Sul pullman c'erano due ragazze che parlavano inglese e che cercavano di tradurre - aggiunge Mara - Una mamma che parlava solo ucraino, mi ha chiamata per nome, mi ha detto "Mara!" e con le mani ha fatto il segno del cuore. Grande grande. Cosa volere di più?"

Cosa volere di più di un grazie che, anche se non detto, è così vero e sincero che ti frantuma il cuore? In una Babele di lingue, in un mondo che non si riconosce più da quanto è crudele, piccoli gesti, grandi parole mai pronunciate, ci ricordano quanto può essere nobile l'animo dell'essere umano.

Il silenzio assordante di chi soffre. I bimbi colorano un mondo bellissimo

Nel non detto, lì c'è un silenzio assordante.

"Siamo arrivati al campo alle 8 del mattino. Un sacco di gente, ma un silenzio che ti uccide - continua Mara - Le persone erano sveglie, accatastate su brandine, infreddolite. I bimbi che colorano nel silenzio. Tutto questo non potrà mai essere normale".

E chissà cosa coloravano i bimbi a Przemysl. Forse un mondo migliore del nostro. Un futuro che ha i colori dell'arcobaleno, senza la cattiveria degli adulti. Un universo in cui regna un solo principio: l'innocenza dei piccoli. 

Cani che tremano dallo spavento e quell'acqua non bevuta

Grazie alla spedizione solidale sul bus dell'Asp sono state portate via 30 persone. Più due cani e un gatto.

Anche loro spaesati e spaventati.

"I cani tremavano, ma non dal freddo - spiega Mara - dallo spavento, dallo sconforto. Smarriti in scenari così assurdi, sono diventati diffidenti persino gli animali. Non si fidavano nemmeno di noi che avevamo messo loro davanti una ciotola d'acqua".

La prossima settimana partirà un secondo pullman da Asti.

Una foto che parla e il non detto che dice tutto

E poi una foto che dice tutto. Una signora anziana, ucraina, fatta sedere dai volontari, che tiene sempre con sé il suo piccolo cane. Darsi sicurezza a vicenda, pur venendo da due mondi diversi. E il non detto torna a dire tutto. 

"Io dovevo guardare le persone, dare loro da mangiare, dare copertine ai bambini - aggiunge Mara - Nessuno si è mai lamentato per tutto il viaggio, nemmeno i bimbi facevano capricci. Persone educatissime, che apprezzano davvero quello che fai per loro".

Tutta la vita in un bagaglio a mano

Stranieri in terra straniera, non conoscono né la lingua né il paese. Con sé spesso hanno solo un cambio di vestiti.

Come una mamma che ha per mano la figlia di 8 anni. Con loro una borsa della spesa di plastica e un trolley. Quello piccolo.

 

Tutta la vita dentro un bagaglio a mano.

Elisabetta Testa

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