Un pezzo di storia di basket astigiano (e italiano) ha trovato casa. L’ha trovata al Parco Bramante di via Foscolo, dove in occasione della riapertura dell’area sportiva realizzata al suo interno negli anni scorsi ed oggi completamente rinnovata e migliorata, la stessa sarà intitolata a Beppe De Stefano, “amante della terra astigiana e mentore del basket astigiano”.
L'inaugurazione
La cerimonia di inaugurazione dell’area e della sua intitolazione è in programma per sabato 26 marzo alle 15,30, alla presenza del sindaco di Asti, Maurizio Rasero, dell’assessore ai Lavori Pubblici del Comune Stefania Morra e di uno straordinario “parterre des rois” composto non solo dal gruppo dei promotori dell’intitolazione guidato da Giancarlo Grassi e della figlia di Beppe, Barbara, ma anche, o soprattutto, da molti dei giocatori che, insieme a De Stefano, furono protagonisti dell’epopea cestistica della Saclà negli anni ’70 e di quella, forse meno clamorosa, ma altrettanto importante per lo sport astigiano, di Cierre e Tubosider nei primi anni del terzo millennio.
Hanno infatti assicurato la loro presenza alla cerimonia di sabato, oltre al novantunenne presidente della Saclà, Carlo Ercole, l’allenatore in carica della Nazionale italiana di pallacanestro, Romeo “Meo” Sacchetti. Charly Caglieris, Bruno Riva, Alberto De Simone, Alberto Merlati, Andrea Frediani, Alessandro Abbio, Daniele Allara, Amedeo Calvo, Jack Passera, Giovanni Torcello e Carlo Di Gioia.
La cerimonia, condotta dal giornalista Davide Chicarella, sarà aperta dall’intervento del sindaco Maurizio Rasero. Seguiranno brevi momenti di ricordo e di omaggio da parte di Giancarlo Grassi, Barbara De Stefano, Meo Sacchetti, Charly Caglieris e di Ezio Mosso, presidente del Panathlon club Asti, di cui De Stefano fu autorevole socio per moltissimi anni.
Dopo lo scoprimento della Targa di intitolazione dell’area, il pomeriggio si concluderà con una partita amichevole tra due formazioni giovanili della Scuola Basket Asti, il cui organico parteciperà al completo all’evento.
Beppe De Stefano
Beppe De Stefano nasce il 4 aprile 1931 ad Asti in una villetta degli “sbocchi nord”, non lontano dall’oratorio della Cattedrale dove, nel cortile del “San Giovanni”, era stato attrezzato nell’immediato dopoguerra, uno dei primi campi da basket della città. Sarà proprio lì che Beppe, già molto alto per la media dell’epoca, trova nella pallacanestro lo sport che meglio gli si attaglia. Muove i primi passi cestistici nel 1949 passando ben presto nelle file della Libertas Asti senza però trascurare gli studi: da una parte i primi rudimenti cestistici impartiti da Salasco, Marello e poi Viarengo; dall’altra la laurea in Storia e la borsa di studio per uno stage negli Stati Uniti.
Tornato dagli States riprende a giocare nella Libertas, tra un continuo altalenarsi di tornei (serie C, Serie B, ecc.) fino al 1955 quando emigrerà alla Riv Torino dove resterà per quattro anni giocando anche nella serie A del tempo che è in realtà una seconda serie peraltro molto agguerrita. Torna ad Asti agli inizi degli anni ’60 a “dare una mano” alla Libertas dopo essere stato più volte negli Stati Uniti per motivi di lavoro cogliendo l’occasione per stringere rapporti con alcune della franchigie più celebri della Nba che rinsalderà molti anni dopo quando sarà gm della Benetton Treviso (in particolare con i San Antonio Spurs e con un certo Gregg Popovich che a fine carrierà risulterà l’allenatore più vincente all time della Nba).
Fuori dall’ambito sportivo, quei motivi di lavoro che lo portano sovente negli Stati Uniti riguardano il fatto che Beppe diventa in quegli anni, facendo una carriera che lo vide diventare un dirigente di alto livello dell’organizzazione, il primo operatore professionale italiano dell’Experiment in International Living, un’organizzazione no profit nata nel 1932 negli USA che proponeva, e propone tuttora, programmi di scambi culturali tra studenti di tutto il mondo per “condividere esperienze, lingue e costumi di diverse tradizioni, con gli obiettivi di ampliare gli orizzonti, stringere rapporti di amicizia e promuovere la pace”. L’aveva introdotta in Italia, meglio dire ad Asti, nel 1953, la dr.ssa Renza Rosso che si avvalse per l’appunto della capacità e dell’intraprendenza di De Stefano per dare all’Experiment uno sviluppo straordinario.
L’aspetto da gentiluomo sabaudo d’altri tempi, signorile e naturalmente elegante, celava un carattere di dura inflessibilità professionale connotato anche da qualche breve furia personale quasi sempre esternata nell’astese dialetto. Ironico, acuto, dotato di un carisma assoluto, Beppe era capace di intrattenere rapporti di alto profilo in ogni settore operasse (fu, tanto per dirne una, membro di Giunta della Lega Basket), ma allo stesso tempo protagonista di piccole e grandi “ribote” tra amici e colleghi, grazie ai suoi indubbi saperi in fatto di gastronomia e di enologia, ma anche al mai sopito estro goliardico che ne aveva fatto, ai tempi dell’Università, uno dei capi della “Gran Natta” astigiana.
Dopo aver sposato Marisa Goria da cui ebbe i figli Giacomo e Barbara, nel 1966 è uno degli artefici della fusione tecnica tra Astense e Libertas sotto il nome di Saclà. Ne diventa ben presto il general manager formando con Lajos Toth ed il suo coetaneo presidente Carlo Ercole un formidabile trio vincente che porta la squadra alla serie A. Trasferita a Torino la Saclà, De Stefano ne segue le sorti, sempre in veste di g.m. per alcuni anni cogliendo anche alcuni piazzamenti di prestigio. Alla vigilia della conclusione del ciclo torinese, passa alla Benetton Treviso dove, oltre a portare in Italia grandissimi giocatori come Vinny Del Negro e Tony Kukoc, riuscirà - allenatore Peter Skansi - a vincere lo scudetto nel 1992, la Coppa Italia l’anno successivo ed a raggiungere la finale di Eurolega.
Beppe torna ad Asti alla fine degli anni ’90 e mette la sua esperienza al servizio del basket astigiano che, non senza qualche contraccolpo, vivrà l’ultima stagione ad alto livello della sua storia. Seguirà, in veste dirigenziale e soprattutto di grande saggio con una rara esperienza di mercato, la crescita della Cierre basket che, sotto il nome di Tubosider, salirà fino alla B1.
Sono questi gli anni in cui, tornato nelle file del Panathlon Club di cui è stato per decenni un prestigioso e autorevole socio, si era dedicato con l’abituale passione alla pratica del golf. Sono anche gli anni in cui si conclude non solo il ciclo della Tubosider, ma anche la sua permanenza in città. Venezia, con la sua storia, l’arte, la cultura, il Festival cinematografico lo aveva sempre attirato e non per nulla a Ca’ Foscari si erano laureati i figli Barbara e Giacomo. E fu dunque a Venezia che decise di passare i suoi ultimi anni. Muore nel luglio 2016.