Nel corso del vertice mattutino tra Comune, Commissario straordinario dell’Ente e Sindacati non è emersa nessuna sostanziale novità in merito al futuro della Casa di riposo “Città di Asti”, il cui futuro è da tempo al centro delle preoccupazioni delle parti in causa.
Il termine ultimo entro cui si dovrà decidere il futuro della struttura, la più grande Ipab del Piemonte, resta fissato al 31 di agosto e pertanto è entro quella data che chi ha espresso l’interesse a gestirla dovrà formalmente presentare una proposta in grado di garantire un futuro sereno alla struttura, con i suoi 105 dipendenti (una trentina quelli a tempo determinato, pre covid erano 170) e ai circa 150 ospiti, ovvero circa la metà di quelli che potrebbe potenzialmente ospitare.
La situazione, ad oggi, è particolarmente complessa poiché la Casa di riposo di fatto utilizza integralmente le rette per pagare gli stipendi, tralasciando forzatamente i pagamenti delle utenze e delle cooperative, il cui personale sta incassando circa metà dello stipendio dovuto.
“E’ stato confermato l’interesse da parte di tre gruppi – ci ha detto Luca Quagliotti, segretario provinciale CGIL presente all’incontro con i colleghi Stefano Calella (segretario generale aggiunto CISL Asti-Alessandria) e Armando Dagna (segretario generale UIL Asti e Cuneo) –, ma al momento la proposta più seria resta quella guidata dal presidente dell’Unione Industriale Andrea Amalberto”.
“Consideriamo positivo che ci sia ancora interesse da parte di un imprenditore locale – ha aggiungo Quagliotti – ma certo la preoccupazione rimane alta. Ovvero, siamo ottimisti sul fatto che la cordata Amalberto riesca a presentare una proposta, ma non conosciamo bene i loro partner. Amalberto può occuparsi della parte energetica, la Malabaila di quella strutturale, ma serve qualcuno che gestisca materialmente la struttura”.
“Per quanto ci riguarda – ha precisato il segretario CGIL – stiamo monitorando attentamente la situazione e cercando di contribuire alla migliore soluzione possibile. Credo che Regione ed Asl debbano farsi vivi per dirimere alcuni nodi che permangono, perché è indubbio che se non c’è un reale interesse collettivo, la più grande struttura del Piemonte, che ha anche un rilevante valore storico, rischia di morire".
"Debbo comunque dare atto che il sindaco – presente all’incontro di stamattina con l’assessore ai Servizi Sociali, con il dirigente di settore, il commissario straordinario e la funzionaria della struttura – mi sembra stia cercando di trovare una soluzione e favorisca per quanto gli compete i possibili percorsi di salvataggio”.
“Purtroppo – ha concluso Quagliotti – si arriva da tanti anni di menefreghismo e io continuo ad avere l’impressione che non tutti vogliano salvare la Casa di riposo”.