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Al Direttore | 28 aprile 2023, 10:30

"L'andirivieni in via Pagliani è residuo della pratica degli sgomberi". Una cittadina sull'emergenza abitativa di Asti

"Tra paura, sofferenza, umiliazione, alcuni cercano un posto da amici e parenti, altri si spostano solo di poche vie". Torna alla ribalta la discussione sui tanti contenitori vuoti

Il recente sgombero di corso Casale

Il recente sgombero di corso Casale

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino partecipe. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia".

Con questa citazione di  Gramsci, una donna che da tempo non risiede più ad Asti, ma che dichiara di amarla ancora molto, entra, con le sue considerazioni nella palazzina di via Pagliani, dove per un andirivieni "sospetto", 167 persone hanno raccolto firme da inviare alle istituzioni.

"Ad Asti c’è l’imbarazzo della scelta su quali case da occupare, scrive G.C., centinaia di alloggi vuoti, case fatiscenti ormai abbandonate da anni, alloggi di edilizia popolare lasciati a marcire e che nessuno pensa a recuperare. Neanche in piazza San Secondo o in via Carducci penso abbiano un'idea chiara su quanti alloggi vuoti esistono in Asti. Si firmano petizioni senza sapere che l'andirivieni nel palazzo di via Pagliani è il residuo della pratica ormai consolidati degli sgomberi. Si buttano fuori casa le persone che non riescono a pagare un affitto e si lasciano in mezzo ad una strada senza un riparo, senza un posto dove stare".

Dagli sgomberi di corso Casale a via Pagliani

Il chiaro riferimento della lettrice è ai recenti sgomberi di corso Casale. 

"Don Dino Barberis della parrocchia di San Domenico Savio, con il suo immenso cuore, ribadisce,  ne ha accolti alcuni, sono state recuperate coperte e materassi e gli invisibili, quelli che come polvere si vorrebbe nascondere sotto il tappeto, hanno trovato per alcuni giorni ospitalità. Tra paura, sofferenza, umiliazione, altri cercano un posto da amici e parenti, alcuni si spostano di poche vie e vanno ad occupare un altro alloggio"

G. racconta di conoscere molto bene il fenomeno delle migrazioni e di essersi occupata, nel tempo, dei bambini di alcuni di loro e parla della paura, anche dei più piccoli di "essere mandati via", senza dimenticare, nella sua lucida analisi, che spesso le case occupate, diventano ricettacolo di spaccio o degrado.

Quell'umanità in mezzo a una strada

"Vengono da lontano e ora camminano sulle nostre stesse strade - rimarca G. -. A resistere si impara da loro,  da chi non vuole mollare la sua vita e la stringe forte tra i denti, da chi non vuole lasciarsi andare via su una panchina ai giardini, dalle persone che vivono in una casa occupata, dai giornali che scorri al mattino e danno ragione a chi su queste persone si arricchisce, li sfrutta, ci specula. Solo se  impariamo a parlare con gli occupanti, a conoscerli, si capisce quanta umanità, capacità, ricchezze, vengono  buttate in mezzo a una strada senza sentire il pianto di un bimbo o la disperazione di una famiglia lasciata alla miseria più nera".

Si torna così a riflettere sul tema dell'emergenza casa mentre proprio ieri sera il Consiglio comunale ha approvato un odg (in particolare per la palazzina di via Allende).

"Una guerra tra poveri"

"L'occupante diventa il lupo cattivo con cui ci spaventavano da piccoli, l’emergenza casa, un atto dove tutto è permesso, dove si possono aggirare le leggi e anche i diritti umani. Vogliono metterci uno contro l’altro nella storica guerra tra poveri, attaccare pesantemente la dignità di chi oggi vive, incolpevolmente, senza reddito sufficiente e arricchire a dovere gli speculatori, ricattare chi prova a sollevarsi contro una legalità ingiusta e un destino che non bisogna cambiare, pur di garantire ai soliti noti rendite e potere a scapito dei diritti di tutti", scrive duramente la lettrice che ricorda i tanti spazi abbandonati di Asti e i tanti alloggi sfitti.

"Sono logiche speculative? - si domanda - ma esiste anche chi vuole invertire il corso delle cose e costruire una città nuova, associazioni che attraverso l'affermazione del diritto alla casa, al conflitto, alla solidarietà rappresentano un'alternativa reale ad una città costruita sulla speculazione, il razzismo e l'esclusione, quelle realtà  vogliono portare alla ribalta gli invisibili che sono parte della società. La civiltà di un Paese si misura anche in base alla capacità di occuparsi dei suoi cittadini più vulnerabili".

Nella sua analisi G. sottolinea del bisogno di attenzione al welfare e non di " opere faraoniche o case abbandonate e fatiscenti. Aggregazione, auto-organizzazione, autogestione sono parole che non devono spaventare ma farci riflettere su come tutti insieme, occupanti , volontari e la popolazione attiva e non indifferente di Asti, si può costruire una società senza esclusi, dove la libertà dell'individuo venga garantita. Senza sfruttatori né sfruttati". 

Betty Martinelli

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