Per ragioni familiari sto frequentando il nostro ospedale da qualche tempo. Ci vado circa tre volte al giorno, negli orari di visita, e posso dire che ho sempre riscontrato professionalità, competenza e cortesia da parte di tutti gli operatori, siano essi medici, infermieri, addetti alla distribuzione pasti, alle pulizie.
Noto quotidianamente che il personale ospedaliero “corre”: nel senso che, pur dedicando il tempo necessario ad ogni ammalato, non ha il tempo di fermarsi un attimo. Perché? - viene da chiedersi. Leggo poi che i medici mancano, gli infermieri pure e che ai corsi di laurea per la professione di infermieri si iscrivono sempre meno studenti.
Ci sarà un motivo! Sarà forse perché i medici (in Italia) sono meno pagati che altrove, almeno nella sanità pubblica? Sarà forse perché gli infermieri, insostituibili negli ospedali, vengono pagati (mi si dice) 1400 euro al mese, nonostante i turni e le responsabilità che loro riconosciamo? Sarà forse perché una certa politica ha tolto dignità al loro lavoro, autorizzando il cittadino (cliente) a pretendere il possibile e anche l’impossibile? Le ragioni sono sicuramente moltissime, compreso il fatto che di fronte a tipi di lavoro così impegnativi e a stipendi mediocri, molti sanitari preferiscono andare all’estero, o nel privato, dove le condizioni economiche e i carichi di lavoro sono ben diversi.
Resta però, e si sta aggravando nel tempo, la situazione di crisi delle strutture pubbliche. Di questo passo non soltanto cittadini dovranno aspettare mesi (se non anni) per visite specialistiche e interventi (non d’urgenza) ma, e forse è ciò che si vuole, impareranno a rivolgersi alle strutture private e si faranno una bella assicurazione! Ma gli anziani, i cittadini più fragili, che hanno pagato regolarmente le tasse per tutta la vita come faranno? Quotidianamente mi viene riferito da persone che si rivolgono alle strutture pubbliche per esami o visite specialistiche, a cui viene risposto che, nel migliore dei casi, non ci sarà posto fino alla prossima primavera.
Perché? È solo un problema di mancanza di personale (che va comunque rapidamente risolto) o si devono pensare altri modelli organizzativi per far sì che la prevenzione delle malattie non sia soltanto uno slogan da utilizzare quando fa comodo?
Alcuni anni fa c’è stata una grande mobilitazione dei cittadini astigiani a favore del nostro ospedale, allorché venne ventilata la proposta di soppressione di alcuni reparti. Alcuni “tagli” vennero comunque effettuati ma da allora, nonostante il COVID, la situazione è progressivamente peggiorata e si parla, nella finanziaria del prossimo anno, non soltanto di non aumentare gli stanziamenti a favore della sanità pubblica ma addirittura di diminuire lo stanziamento rispetto al 2022, peggiorando ancora le cose.
Non basta dire che “I soldi vanno spesi bene”! Questo è ovvio, ma per non tradire i principi fondamentali del servizio sanitario nazionale: universalità, uguaglianza ed equità, occorre che l’impegno dello Stato si avvicini a quello degli altri Stati europei (7,5% del PIL) e non scenda, invece, come pare stia per essere deciso dal Governo, al 6,2% rispetto all’attuale, già insufficiente, 6,7% Sarebbe un peggioramento notevole che costringerebbe molti cittadini, come già in parte accade, a rivolgersi al privato non avendo possibilità di accesso nel pubblico o a rinunciare alle cure e alla prevenzione per ragioni economiche.
Mi auguro che I responsabili della sanità pubblica e i decisori politici riflettano bene su questa realtà e trovino, insieme agli ordini professionali dei medici e degli infermieri, oltre che con il sindacato, le soluzioni più corrette.
Angela Quaglia