Nei giorni scorsi è arrivato lo stop: l’Italia dice no alla carne coltivata. Il disegno di legge che vieta la carne sintetica era uno dei manifesti del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Il no alla carne coltivata era prima passato al Senato e adesso, dopo l’approvazione anche alla Camera, è definitivo, con tanto anche di polemiche per le scintille tra il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini e il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.
E intanto quasi 3 italiani su 4 (74%) dicono no al cibo artificiale prodotto in laboratorio, dalla carne al latte fino al pesce che gruppi di potere finanziario e multinazionali stanno cercando di imporre sui mercati mondiali nonostante le perplessità sugli effetti a lungo termine sulla salute umana. E’ quanto emerge dall’Indagine Coldiretti/Notosondaggi diffusa nei giorni scorsi. In Piemonte sono già state raccolte oltre 60 mila firme e hanno espresso il “No” al cibo sintetico più di 500 comuni di ogni colore politico ed esponenti di ogni schieramento, oltre al governatore Alberto Cirio.
“L’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare ha la responsabilità di fare da apripista nelle politiche di tutela della salute e dell’ambiente – spiegano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale- Emerge una certa prudenza da parte degli italiani e la diffusa diffidenza conferma la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda. Per il tipo di processo e per gli ingredienti utilizzati vanno applicate le procedure autorizzative previste per i medicinali, che necessitano di prove sperimentali di almeno dieci anni. L’Efsa dovrà tenere conto del fatto che – continuano -, come segnalato nel rapporto Fao e Oms sul cibo a base cellulare, esistono rischi che riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori ma vietati negli allevamenti europei da oltre 40 anni. Un limite invalicabile presente nella legislazione europea”.
Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita, come Israele, prima del consumo, venga chiesta la firma su una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute. Come pesano le preoccupazioni anche sul piano ambientale. I risultati della ricerca realizzata da Derrick Risner ed i suoi colleghi dell’Università della California a Davis hanno evidenziato che il potenziale di riscaldamento globale della carne sintetica definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale.