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Eventi | 07 aprile 2025, 11:35

"I volti del dolore, la voce della memoria": la Passiùn 2025 riaccende Castagnole Monferrato"

Nella notte del Giovedì Santo ritorna la potente azione teatrale che intreccia fede, tradizione popolare e arte contemporanea. Una Via Crucis senza effetti speciali, ma con l’anima del Cristo-albero e il canto antico del Monferrato.

Alcune immagini della scorsa edizione

Alcune immagini della scorsa edizione

A Castagnole Monferrato, il tempo sembra sospendersi ogni anno nel cuore della Settimana Santa. E anche quest’anno, giovedì 17 aprile alle 21, la “Passiùn di Gesü Crist” tornerà a scorrere come un fiume umano e narrativo tra le vie del paese, alla luce tremula delle fiaccole, con i suoni ruvidi delle “tenebre”, le parole che scavano, i corpi che danzano, i canti che ricordano.

Ventitré anni fa, la comunità castagnolese, spinta dalla visione del drammaturgo Luciano Nattino e dallo sguardo dell’antropologo Piercarlo Grimaldi, ha ridato vita a un’antica espressione popolare: una Passione senza costumi orientali, senza effetti scenografici, ma con una verità che si fa rito condiviso. Il protagonista è un simbolo potente: il Cristo-albero, scultura dell’artista tedesco Hans Jurgen Vogel, che non rappresenta solo il sacrificio, ma anche la continuità con la natura, la radice, il legno della croce e della vita.

Diretta per il terzo anno da Tommaso Massimo Rotella, l’edizione 2025 si presenta con un tema delicato e universale: “I volti del dolore”. Perché il dolore, come spiega Rotella, non è solo sofferenza, ma possibilità di trasformazione. Un concetto che affonda nel pensiero di San Paolo e dialoga con la provocazione del filosofo Byung-Chul Han sulla nostra società anestetizzata, che rifugge la sofferenza come se fosse una colpa. Qui, invece, si affronta, si canta, si condivide.

È una Passione che si fa teatro itinerante, che parla in piemontese, che accoglie credenti e non, in un abbraccio corale dove la comunità diventa protagonista. Le voci e i volti saranno tanti: da Lello Ceravolo, che darà corpo a un testo di Elsa Morante, a Chiara Magliano, che interpreterà Pasternak e canterà insieme ai “J’Arliquato” di Castiglione d’Asti, tra i suoni struggenti della tradizione. Torneranno i danzatori di Cifra danzateatro e alcuni giovani di ContacTO, portando nel gesto la memoria e l’emozione. E ci sarà spazio per l’omaggio a Luciano Nattino, con l’intervento di Alba Nicoletti.

Ma la vera forza della Passiùn resta il suo spirito popolare: nei volti degli abitanti che la costruiscono pezzo per pezzo, nei laboratori che preparano il canto, nei racconti tramandati che diventano drammaturgia collettiva. E in quei suoni arcaici – cantarane, tarabacole, ciapilorie – che evocano la notte dell’arresto di Gesù, come ricordava un anziano di Mongardino: un “rumore infernale” fatto dai bambini con strumenti semplici, per rappresentare i Giudei e l’irrompere dell’oscurità.

E poi c’è quel lenzuolo portato da donne e bambini, che diventa sudario universale: non solo per Cristo, ma per ogni corpo violato dalle guerre di oggi, per ogni vita spezzata che merita di essere ricordata.

A fine percorso, come da tradizione, la Pro Loco offrirà Ruchè e torta di castagne: sapori antichi per chiudere un viaggio che unisce il sacro e il laico, la pietà e l’arte, la storia e il presente.

La Passiùn non è solo uno spettacolo. È un atto di resistenza poetica contro l’oblio, un rito di comunità, un canto che attraversa il tempo. E ogni anno, a Castagnole Monferrato, torna a ricordarci che il dolore, se accolto, può ancora essere canto.

Redazione

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