Nel Medioevo, molto prima che le autostrade collegassero città e porti con tracciati dritti come frecce, un altro tipo di rete attraversava l’Italia settentrionale: fatta di sentieri battuti da muli, valli fitte di mercati, rotte marine e contratti scritti a mano. Era una rete di uomini, merci e denaro, che univa la costa ligure ai centri collinari del Piemonte in un incessante andirivieni di botti di vino, sacchi di spezie, rotoli di panni e monete tintinnanti.
In questo sistema interregionale, il Piemonte e la Liguria giocavano ruoli perfettamente complementari: il primo, cuore produttivo e finanziario; la seconda, porta spalancata sul Mediterraneo. A rendere possibile questo equilibrio erano le vie di comunicazione che salivano e scendevano dall’Appennino, trasformando valichi, guadi e strade in vere arterie commerciali. Le città di Asti, Alba e Alessandria, nel Piemonte sud-orientale, senza lasciare fuori città come Torino, in cui giungevano le merci più raffinate dedicate all’élite piemontese, dialogavano costantemente con Genova e Savona, i due grandi poli marittimi liguri. Ognuna di queste città aveva una vocazione precisa, che contribuiva a rendere il sistema non solo efficiente, ma anche incredibilmente moderno per l’epoca.
Il Piemonte Sud-Orientale: un crocevia di traffici
Nel cuore del Piemonte sud-orientale, tra pianure fertili e colline operose, si trovava uno snodo fondamentale per il traffico medievale: un crocicchio di percorsi che collegavano Genova con la Francia e il Nord Italia. Qui, Asti e Alba si affermavano come due centri mercantili vivaci, legati a Genova da rapporti solidi e continui. Asti, in particolare, si distingueva per la sua influenza finanziaria, mentre Alba faceva leva sulla sua produzione agricola e manifatturiera.
Più a sud, Alessandria svolgeva una funzione strategica come punto di transito obbligato. Le merci che vi passavano erano tra le più diverse: alimenti, animali da soma, pelli, panni, perfino spezie preziose. I pedaggi riscossi al passaggio costituivano un'importante fonte di reddito per la città, che esercitava così un controllo attivo sul flusso delle merci dirette ai porti liguri. L’interazione con Genova era spesso tesa ma necessaria: chi controllava Alessandria, infatti, aveva in mano le chiavi delle vie appenniniche. Le principali strade si snodavano lungo le valli del Lemme e della Scrivia, passando per Gavi e Novi, e permettevano a uomini e carri di raggiungere la costa con relativa sicurezza.
Asti: mercanti e finanza tra Piemonte e Oltralpe
Se Alessandria era il crocevia e Alba il cuore agricolo, Asti rappresentava l’anima finanziaria del Piemonte medievale. I suoi mercanti sono documentati a Genova già nei primi decenni del XII secolo, come abitanti stabili e protagonisti della vita economica cittadina. Gli astigiani erano esperti nell’arte del commercio, ma anche in quella della finanza: prestavano denaro, stipulavano contratti di accomandatio, investivano in spedizioni e partecipavano ad affari che spaziavano dal Nord Africa alla Siria, fino alle fiere della Champagne.
Non si trattava solo di traffico di beni materiali, ma di una vera e propria strategia economica. Le merci astigiane – tessuti, spezie, pietre preziose, metalli – venivano negoziate con formule giuridiche raffinate. La compravendita, il prestito a rischio, l’associazione commerciale a capitale condiviso erano strumenti di uso quotidiano per questa élite mercantile, che spesso agiva da ponte tra il mondo mediterraneo e quello oltralpino.
Alba: vini pregiati e commercio diversificato
Poco distante, Alba costruiva la sua fortuna su basi più concrete ma non meno importanti. I suoi vini, apprezzati ben oltre i confini locali, erano al centro di un commercio che sfruttava tanto le fiere regionali quanto i rapporti con Genova. Ma i mercanti albesi non si fermavano alla vigna. Trattavano anche pelli, lana, formaggi e utensili, alimentando un commercio diversificato e radicato nel territorio. I legami con le città liguri erano costanti, facilitati da distanze relativamente brevi e da interessi comuni: Alba forniva i beni, Genova i canali per farli viaggiare.
Genova e Savona: porti e potere marittimo
Dall’altra parte dell’Appennino, Genova accoglieva tutto ciò che saliva dalle colline piemontesi. La città ligure, ormai potenza navale consolidata, era il vero baricentro del sistema. I suoi porti, ampliati nel tempo con opere come il Molo Vecchio, la darsena e gli arsenali, facevano da punto di smistamento per le merci provenienti dall’Oriente e dall’interno.
Genova aveva tutto l’interesse a mantenere attive e controllate le vie di comunicazione con l’entroterra: non solo per alimentare il suo mercato interno, ma anche per esportare beni in tutta Europa. I prodotti che arrivavano a Genova e risalivano verso il Piemonte, passando per Torino, erano numerosi: olio d’oliva, sale, pesce conservato, ma anche spezie, tessuti serici, gioielli orientali. In direzione opposta, partivano vino, cuoio, lana, bestiame e ogni altra risorsa utile al commercio marittimo.
Accanto a Genova, Savona offriva un’alternativa interessante. Meno grande ma strategicamente posizionata, la città si legava ai centri piemontesi con rapporti più diretti e meno istituzionalizzati. In tempi di conflitto o congestione genovese, era Savona ad accogliere le merci piemontesi e a farle partire verso nuovi mercati marittimi.
Lungo le vie del profitto: l'eredità invisibile del Medioevo
Gli scambi tra Piemonte e Liguria nel Medioevo non furono solo un passaggio di merci, ma un sofisticato sistema economico fondato su fiducia, innovazione e strategia giuridica. I mercanti piemontesi impiegavano strumenti avanzati come accomandatie, società a rischio e contratti di investimento, muovendosi lungo rotte consolidate che collegavano fiere, valichi e porti in un flusso continuo e organizzato.
Queste città costituivano i nodi vitali di una rete che univa l’interno al mare e produceva non solo ricchezza, ma mobilità sociale e stabilità politica, lasciando un’impronta duratura nel paesaggio, nella memoria urbana e nella cultura mercantile delle due regioni.
Ancora oggi, nei centri storici, nei nomi delle vie e nei documenti d’archivio, si avverte l’eco di quel dinamismo e il nostro gruppo editoriale è fiero di ripercorrere la storia di tutte queste città, da Torino ad Alba e Asti, fino a raggiungere i porti di Genova e Savona.