Erica Onnis, sia io che mia moglie, continuiamo a chiamarla cuginetta, nonostante sia quasi quarantenne, nonostante si fregi di un paio di lauree, nonostante insegni filosofia teoretica all’Università Niccolò Cusano, forte di un curriculum arrivato a pagina dodici. I suoi tanti scritti sono incentrati su Metafisica, Epistemologia, Filosofia della scienza e più recentemente sulla Filosofia del cibo. Tema che ha da poco declinato su “Cibo e libertà di scelta”, nell’invito a cambiare la “narrativa” alimentare consapevoli del suo impatto ambientale.
Analizzata fin dagli anni Ottanta, solo dal 2022 si è ufficialmente riconosciuta l’importanza delle scelte di consumo e degli stili di vita dei singoli nel fronteggiare il riscaldamento globale. Erica evidenzia il ruolo che certe narrazioni sul cibo basate sul concetto di libertà di scelta giocano nei processi di mitigazione. Per limitare le emissioni di metano, che rappresenta il gas serra più inquinante dopo l’anidride carbonica, è infatti auspicabile un cambiamento generale dei modelli alimentari che consenta di passare dalle attuali diete occidentali, molto impattanti, a diete più sostenibili che, oltre a limitare le emissioni e l’inquinamento, possono apportare considerevoli vantaggi per la salute pubblica e l’economia. Sebbene i comportamenti alimentari siano spesso intesi come comportamenti individuali, un’analisi più accurata rivela che essi sono spesso automatici e pesantemente influenzati dal contesto sociale, andando a costituire senso di comunità ben supportato da narrazioni.
L’ostacolo da superare, non certo unico e non certo semplice da valicare, è la libertà di scelta. Ancora più difficile per noi italiani che ci crogioliamo e coccoliamo tra piatti della tradizione e ricette della nonna. L’idea oggi dominante è che quando si tratta di cibo, la libertà di scelta individuale sia un diritto inviolabile e che l’individuo debba sempre essere libero di scegliere cosa mangiare. Rinunciare a cibi amati, ma impattanti, sembra ingiusto poiché contrario a quello che viene talora qualificato come un diritto individuale inalienabile. Questa narrazione sul cibo rappresenta un ostacolo importante alla mitigazione climatica dato che l’industria alimentare può essere decarbonizzata in misura modesta, ma i ruminanti non sono decarbonizzabili e l’unico modo per limitare in modo rilevante le emissioni di metano, legate all’industria zootecnica, sembra essere l’astensione o la diminuzione del consumo di determinati alimenti.
Erica, dopo una lunga analisi storica e strutturale, suggerisce di integrare e ampliare la narrazione, così da fornire una giusta cornice a quello sforzo personale che è il passaggio a diete più sostenibili. Cambiare alimentazione è solitamente concepito come un cambiamento individuale. È il singolo che sceglie cosa mettere nel carrello quando fa la spesa, come comporre i propri pasti e quali piatti ordinare al ristorante. Per garantire un’alimentazione adeguata a tutti gli esseri umani, sia a quelli che vivono oggi sul pianeta, sia a quelli che vi abiteranno in futuro, alcune libertà dovranno essere limitate e la libertà di scelta alimentare sembra essere tra queste. Migliori narrazioni alimentari dovranno quindi concentrarsi sul diritto a un’alimentazione adeguata, piuttosto che sul diritto alla libera scelta alimentare. Nuove narrazioni alimentari che rappresentano una potente strategia per la mitigazione climatica, offrendo una cornice all’impegno personale, facilitando l’adozione di comportamenti individuali pro-ambientali e l’implementazione di politiche di sviluppo sostenibili per le nostre comunità.