Ad Asti esplode la polemica sull’ordinanza firmata dal presidente della Provincia e sindaco Maurizio Rasero, che autorizza l’abbattimento dei piccioni con trappole e, fuori città, anche con armi da fuoco da parte dei titolari di porto d’armi. Una misura definita da Sostenibilità Equità Solidarietà “un atto barbarico, incompatibile con una gestione ecologica della città”.
Secondo il circolo astigiano, la decisione non ha nulla a che vedere con il rispetto del benessere animale e ignora soluzioni alternative, come il mangime sterilizzante, già adottate con successo altrove. Le attiviste Patrizia Montafia e Sabrina Mossetto parlano di un provvedimento che rischia di diventare un pretesto per cacciare in periodi di divieto.
Il comunicato richiama un precedente del 2024, quando il Consiglio della Città Metropolitana di Torino approvò un piano simile. Anche allora, denunciano le associazioni animaliste, non si considerarono metodi di controllo non cruenti.
SEquS punta il dito contro il Partito Democratico astigiano, accusandolo di aver offerto a Rasero l’assist perfetto con un’interpellanza sul “decoro urbano”, trasformata in un’azione concreta che comporterà “decine, forse centinaia di animali eliminati”.
Mentre sui social circola una lettera per chiedere l’annullamento dell’ordinanza e l’apertura di un tavolo con esperti, SEquS invita tutte le forze politiche e civiche a unirsi alla protesta. “Il confronto si fa con le idee, non con le gabbie e i fucili”, concludono.