L’Alta Langa DOCG sarà tra le prime a dare il via alla vendemmia 2025, con i grappoli di Pinot nero già pronti per essere raccolti intorno al 15 agosto nelle vigne a media altitudine. Ma quello che succede sulle colline tra Asti e Cuneo è solo l’inizio di un rito che, nelle prossime settimane, coinvolgerà l’intero panorama vitivinicolo italiano.
Le condizioni climatiche di quest’anno – inverno mite, primavera piovosa e regolare, estate soleggiata con buone escursioni termiche – hanno favorito uno sviluppo armonico delle uve, regalando un equilibrio ottimale tra acidità e aromi. Dalle proiezioni delle associazioni di settore emerge un quadro incoraggiante: qualità alta e rese soddisfacenti, con una raccolta leggermente anticipata rispetto alle medie stagionali.
Tra ottimismo e cautela
Ma mentre in vigna si respira ottimismo, lo sguardo del comparto resta fisso anche su altri fronti. In particolare, quello dei mercati internazionali, dove l’ombra dei dazi statunitensi – che per il Piemonte potrebbero colpire fino a un terzo dell’export – impone cautela. Gli operatori sanno che, per trasformare l’abbondanza delle vigne in valore economico, sarà cruciale mantenere aperti i canali commerciali e continuare a diversificare gli sbocchi, puntando anche su Asia e America Latina.
Un’Italia che cambia ritmi e quantità
Gli osservatori dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino segnalano vendemmia anticipata su scala nazionale e, soprattutto, produzioni a due velocità: il Sud e le isole si muovono con slancio, al Nord si registra una lieve contrazione.
Al Sud, Puglia, Basilicata e Calabria brillano, con stime di produzione fino al +20 % rispetto al 2024. Stessa tendenza anche in Sardegna, con un +5 % sulle quantità medie (tra 2021 e 2023) e uve di qualità da buona a ottima . In Sicilia, le prime previsioni parlano di un aumento del 10 % in molte zone, sebbene volumi ancora inferiori alla media storica: un delicato equilibrio tra ripresa e prudenza.
Al Nord e al Centro-Nord, invece, le quantità calano tra il 10 % e il 20 %, compresa l’area Piemonte-Lombardia-Liguria, nonostante la qualità delle uve resti solida. In Trentino-Alto Adige si intravede un piccolo +2-3 %, mentre Veneto e Friuli-Venezia Giulia mostrano rispetto e timidezze diverse, specie per varietà come il Pinot Grigio.
Il Pinot Grigio e le strategie di equilibrio
Una nota a parte merita il Pinot Grigio del Nord-Est: il Consorzio DOC Delle Venezie ha deciso di intervenire sulla quantità, stabilendo una riduzione della resa massima da 180 a 170 quintali per ettaro, con possibilità di stoccaggio per gestire i volumi in eccesso—una mossa strategica per non sovraccaricare un mercato già instabile
Così, mentre nelle campagne iniziano a cadere i primi grappoli nei cesti, la vendemmia 2025 si preannuncia come un’annata da ricordare, ma con un monito: non basta fare un grande vino, serve anche riuscire a portarlo nel calice giusto.