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Cronaca | 24 settembre 2025, 12:20

"Hai visto video proibiti": l'ennesima mail-truffa inviata sfruttando l'autorevolezza della Polizia di Stato

Un messaggio intimidatorio accusa gli utenti di reati gravissimi per spingerli a cliccare su link malevoli o a rispondere, cadendo nella trappola.

"Hai visto video proibiti": l'ennesima mail-truffa inviata sfruttando l'autorevolezza della Polizia di Stato

Una nuova e particolarmente insidiosa campagna di phishing sta circolando in queste ore nelle caselle di posta elettronica di molti cittadini. Sfruttando illecitamente il nome e il logo della Polizia di Stato, i cybercriminali cercano di adescare le vittime con accuse infamanti per spingerle a compiere azioni che possono compromettere la loro sicurezza digitale e personale.

Il tranello si presenta come una comunicazione ufficiale, una presunta "convocazione" inviata da un sedicente Direttore generale della Pubblica Sicurezza. Il testo, studiato per generare un immediato stato di ansia e panico, va dritto al punto: "A seguito di un'analisi approfondita del Suo traffico Internet e dei dispositivi connessi, è stato riscontrato che ha visualizzato video di carattere pornografico, compresi video che coinvolgono persone di età inferiore ai 18 anni".

L'obiettivo è evidente: fare leva sulla paura e sulla vergogna per indurre il destinatario a reagire impulsivamente, rispondendo all'indirizzo fornito, cliccando su link che rimandano a siti civetta creati per rubare dati personali o aprendo allegati che finiscono per installare pericolosi malware sul dispositivo.

Tuttavia, sono diversi gli elementi che, a un'analisi attenta, svelano la natura fraudolenta del messaggio. Primo fra tutti, le modalità di contatto. È fondamentale sottolineare che la Polizia di Stato non utilizza messaggi di posta elettronica ordinaria per inviare convocazioni giudiziarie o contestare reati di tale gravità. Le comunicazioni ufficiali avvengono esclusivamente tramite canali istituzionali e certificati, come la notifica di persona o la posta elettronica certificata (Pec) in contesti specifici, e mai con toni simili.

L'elemento più anomalo, che dovrebbe far scattare un immediato campanello d'allarme, è la chiusura del testo, che assume i contorni di un vero e proprio ricatto: "Se non verrà effettuata alcuna reazione entro 24 ore, le prove saranno trasmesse ai suoi superiori, ai colleghi e ai suoi contatti familiari", si legge nel testo, un elemento che trasforma una presunta comunicazione istituzionale in una vera e propria minaccia estorsiva. Le forze dell'ordine operano nel rispetto della legge e delle procedure, senza ovviamente mai ricorrere ad intimidazioni o alla minaccia del pubblico ludibrio.

La regola d'oro in questi casi è una: non interagire. È cruciale evitare di rispondere alla mail, non cliccare su alcun link e non scaricare allegati. L'azione più sicura è cestinare immediatamente il messaggio.

Per qualsiasi dubbio o incertezza riguardo a comunicazioni sospette, l'unica via sicura è quella di contattare le vere forze dell'ordine, componendo il numero unico di emergenza 112. Gli operatori potranno fornire assistenza e confermare che, come in questo caso, si tratta solo di un deprecabile tentativo di truffa. Diffidare è la prima e più importante forma di difesa.

Gabriele Massaro

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