La riorganizzazione nazionale del settore portalettere voluta da Poste Italiane e sottoscritta dalle organizzazioni sindacali sta producendo effetti pesantissimi sul territorio astigiano, secondo quanto denunciato dalle Rsu e Rls in Poste Italiane in una nota diffusa ai giornali.
Secondo il documento, al 30 novembre, infatti, solo 3 contratti a tempo determinato su 21 sono stati confermati, lasciando senza lavoro la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati come portalettere e mettendo in grave difficoltà i tre centri postali della provincia.
La drastica riduzione del personale - sempre secondo la nota ha costretto i dipendenti a tempo indeterminato a farsi carico di turni extra per coprire le 14 assenze lunghe e le 3 zone prive di titolarità. Per gli utenti, la conseguenza più immediata è il ritardo nella consegna della corrispondenza, aggravato dall’insufficienza di personale per gestire ferie e assenze.
Il problema non si limita ai mancati rinnovi. Ad Asti città la riorganizzazione ha portato al taglio di 21 zone portalettere, sostituite da 42 zone corriere di dimensioni spesso ingestibili. Nella provincia, altre 4 zone sono state eliminate a Canelli e 4 a Villafranca d’Asti. Le nuove aree di recapito, troppo vaste, generano stress e carichi di lavoro eccessivi per il personale rimasto e causano un disservizio sistematico: molta posta non viene distribuita e rimane accantonata all’interno dei centri. "A riprova di quanto da noi affermato – si legge nella nota – basta andare all’interno dei centri dove si può facilmente verificare la giacenza della corrispondenza sotto ai banchetti dei portalettere". Si consiglia pertanto agli utenti in attesa di comunicazioni di recarsi personalmente al proprio centro di recapito per ritirare la posta.
"Poste Italiane fa tantissima pubblicità con lo slogan lavora con noi – denuncia Patrizia Bortolin, RSU e RLS in Poste Italiane Spa – Dovrebbe aggiungere a tempo determinato non rinnovabile". La pratica di non rinnovare, o rinnovare in minima parte, i contratti a tempo determinato viene criticata come una scelta che precarizza il lavoro e taglia i costi del personale per aumentare i dividendi.
"Troviamo peraltro curioso – prosegue la nota – che chi sottoscrive accordi vergognosi a livello nazionale si erga a paladino della tutela del lavoro a livello provinciale. Bisognerebbe essere coerenti con se stessi". Lo SLC CGIL condanna fermamente quanto sta accadendo e esprime indignazione per il fatto che le decisioni sui rinnovi vengano prese a livello centrale, senza considerare le necessità del territorio.
La protesta non rimarrà solo sulla carta: il 12 dicembre è stato indetto uno sciopero, con cortei in piazza per la tutela del lavoro del personale di Poste Italiane.



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