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Cultura e tempo libero | 10 dicembre 2025, 19:25

Il ritorno del Codex Monteclarensis: un manoscritto del 1384 svela leggi, misteri e identità medievali di Montechiaro

Pergamena animale, tagli chirurgici e norme contro le streghe: il codice rivive grazie alla ricerca di Gianluca Rebaudengo e alla traduzione di Carlotta Rocatti

Il ritorno del Codex Monteclarensis: un manoscritto del 1384 svela leggi, misteri e identità medievali di Montechiaro

Una copia rarissima del libro "Montechiaro d'Asti", scritto da Guglielmo Visconti per gli ottocento anni del paese, è stata la scintilla che ha riportato alla luce il Codex Monteclarensis, un codice di leggi del XIV secolo che oggi rappresenta uno dei documenti più preziosi della storia montechiarese.

Gianluca Rebaudengo, consigliere comunale per la valorizzazione dei beni storici, spiega che il ritrovamento non è stato affatto scontato: "sono riuscito a venirne a conoscenza per pura fortuna. Leggendo una nota nel capitolo dedicato al Codex, ho scoperto non solo che veniva descritto, ma anche dove era conservato.”

La nota indicava infatti che il Codex non si trovava più a Montechiaro da molto tempo: era stato donato all’Archivio di Stato di Torino nel 1861 da Luigi Cibrario, studioso e funzionario sabaudo che nel XIX secolo recuperò numerosi documenti dagli archivi locali.

Dalla ricerca alla copia digitale

Dopo aver richiesto ufficialmente l’accesso al manoscritto, Rebaudengo è riuscito a ottenerne una copia in pdf, oggi conservata anche negli archivi comunali.
Ma la vera svolta è arrivata grazie alla presenza in paese di una giovane universitaria con una incredibile specializzazione: Carlotta Rocatti, studentessa di filologia medievale.

“Un caso su un miliardo”, racconta Rebaudengo. “Proprio a Montechiaro vive una ragazza che studia latino medievale. Il sindaco la conosceva, e abbiamo colto l’occasione per darle il Codex da tradurre.”

La giovane studiosa ha accettato immediatamente, consapevole dell’importanza culturale del documento e dell’opportunità formativa.

Il viaggio all’Archivio di Stato

Rebaudengo ha accompagnato Rocatti all’Archivio di Stato di Torino, in Piazza Castello, dove il Codex è conservato in condizioni di massima tutela. Qui hanno osservato da vicino un manufatto straordinario.

La copertina è in pelle animale, con un lato che conserva ancora la parte esterna della pelliccia. Sotto la pelle si trovano i piatti della copertina, realizzati in legno, secondo l’uso dei manoscritti di pregio. All’interno compaiono anche fogli di guardia in carta, aggiunti successivamente per proteggere la pergamena da luce, tarme e usura.

Le pagine sono in pergamena animale: una scelta che ne ha garantito la conservazione fino ad oggi.

Un enigma tra tagli chirurgici e testi abrasi

Il manoscritto presenta tratti che hanno colpito profondamente Rocatti: alcune parole sono state abrase, mentre un foglio mostra un taglio netto, chirurgico.

Rebaudengo ricorda le osservazioni della traduttrice: “se uno strappa una pagina per sbaglio, il taglio è irregolare. Qui invece è perfettamente dritto. Carlotta sta cercando di capire perché.”

Il gesto potrebbe essere legato a norme cadute in disuso, a contenuti ritenuti scomodi o a dispute politiche locali. Per ora si tratta solo di ipotesi, ma l’indagine è in corso.

Il contenuto: leggi, pene e un raro riferimento alle streghe

Il Codex Monteclarensis è strutturato in paragrafi autonomi che elencano comportamenti ritenuti illeciti e relative sanzioni. Rocatti precisa che “si tratta di un documento ufficiale, quindi la presenza di norme sulle streghe non è centrale, ma significativa. La percezione delle punizioni è molto diversa dalla nostra.”

Le pene variano da multe a punizioni fisiche o detentive. È qui che emerge un tratto unico: secondo Guglielmo Visconti, Montechiaro sarebbe stato l’unico comune dei dintorni ad aver legiferato esplicitamente su streghe, stregoni, fattucchiere e fattucchieri.

Il manoscritto non è firmato, come d’abitudine per l’epoca: gli scribi erano funzionari, non autori. Rocatti ritiene che almeno tre mani diverse abbiano partecipato alla stesura.

La datazione, 14 aprile 1384, è certa. Meno certo è il numero complessivo dei fogli: la studiosa sospetta aggiunte posteriori, spiegando che “la numerazione prosegue senza salti, quindi se alcune parti non presentano numerazione, significa che sono state inserite dopo.”

La mostra che racconta la storia del paese

La copia del Codex, prima esposta in una vecchia aula delle scuole elementari di Montechiaro in occasione dell’evento dedicato agli 825 anni di storia del paese, che cade proprio nel 2025, è stata successivamente trasferita negli spazi espositivi di via Vittorio Emanuele 8, dove la famiglia Rebaudengo ospita mostre di pittura.

Ed è proprio in relazione a queste esposizioni che Rebaudengo aggiunge un chiarimento fondamentale riguardo al futuro della copia: “le copie del Codex che erano esposte alle vecchie scuole erano solo stampe da file digitale. Verranno riordinate e lasciate in Comune, ma non verranno riutilizzate in futuro, perché stiamo aspettando la traduzione definitiva di Carlotta Rocatti. L’obiettivo è creare una stampa molto più importante: a sinistra il foglio del Codex, a destra la traduzione. Sarà un volume destinato a rimanere per sempre nelle sale comunali di Montechiaro, insieme all’atto costitutivo del Comune stesso, quello sì originale e nelle nostre mani. Le stampe attuali sono semplici fogli A4 scannerizzati: ben fatti, ma non rilegati. La vera copia nascerà solo dopo la traduzione, perché vogliamo fare un lavoro accurato e duraturo.”

Un lavoro destinato a restare

La traduzione del Codex sarà ultimata il prima possibile. Il testo trascritto e tradotto verrà depositato negli archivi comunali, diventando un patrimonio accessibile alla cittadinanza.

“Il mio lavoro – spiega Rocatti – è volto a restituire trascrizione e traduzione. Spero possa servire a far conoscere un pezzo importante del passato di Montechiaro.”

L’opera di collaborazione tra l’amministrazione comunale e la giovane studiosa ha restituito alla comunità un documento importante e rarissimo.

Un’eredità da preservare

Accanto al Codex, Montechiaro è oggi impegnato nella tutela di un altro bene fragile: un dipinto di iconografia sindonica che necessita di interventi di conservazione.

Rebaudengo ricorda che il lavoro di salvaguardia riguarda non solo l’arte, ma l’identità stessa del paese. Il recupero del Codex si inserisce dunque in un contesto più ampio di valorizzazione della memoria.

“Abbiamo molto materiale da studiare e ci piacerebbe che anche Carlotta, che è davvero titolata, potesse spiegare questo documento al meglio. È una pietra importante per Montechiaro, qualcosa che dobbiamo custodire per chi verrà dopo di noi.”

Il Codex Monteclarensis originale, oggi custodito all’Archivio di Stato di Torino, continua a vivere attraverso la sua copia esposta e il lavoro della giovane traduttrice.
Un recupero che restituisce alla comunità una voce antichissima, un frammento di Medioevo rimasto incredibilmente intatto grazie alla pergamena e alla cura degli archivisti.

Francesca Mezzogori

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