Con una “lettera aperta” inviata a media piemontesi, Luigi Bobba, già sottosegretario alle Politiche Sociali nel governo Renzi e attuale deputato del Partito Democratico, annuncia il venir meno della sua disponibilità a guidare il PD piemontese.
Mi fermo qui. La mia disponibilità a candidarmi alla segreteria del regionale del partito Democratico piemontese non trova ragioni sufficienti per essere confermata e appare fortemente incrinata – scrive Bobba - Innanzitutto perche' questa disponibilita' era legata alla volontà di dare un contributo per un PD più unito, piu' coeso, più orientato ad affrontare a viso aperto le ragioni che ci hanno condotto alla sconfitta del 4 marzo. Se invece, la mia candidatura - pur sostenuta generosamente da molti - diventa un'ulteriore occasione di divisione, allora viene meno una delle tre ragioni che mi avevano motivato ad intraprendere questo percorso.
La seconda ragione - forse quella piu' evidente e quella che più mi aveva spinto a mettermi in gioco - stava nel tentativo di dare voce e sostegno ai territori del Piemonte non torinese, ai diversi Piemonti. Cio' in forza del minore consenso di cui gode il PD in queste aree; del fatto che la sua rappresentanza parlamentare è stata in gran parte sacrificata in ragione di equilibri nazionali e regionali; e infine perche' il peso elettorale di questi territori sara' una variabile decisiva per rimontare lo svantaggio elettorale e provare a vincere le prossime elezioni regionali con Sergio Chiamparino. Lo stesso presidente aveva preso decisamente posizione sulla riforma della legge elettorale che - così com'è oggi - porterà probabilmente a lasciare fuori dal Consiglio regionale i rappresentati dei territori più piccoli e marginali. Dunque una candidatura del Piemonte 2 ben rappresentava questa istanza politica e giustificava la celebrazione di un Congresso regionale in tempi distinti da quello nazionale. Un segretario del Piemonte 2 - come peraltro avevano chiesto i segretari di sette province - poteva diventare un vettore potenziale per dare voce a istanze, soggetti e comunità che rischiano diventare sempre piu' marginali nonche' territorio di conquista della Lega di Salvini.
Terza ed ultima ragione. Ho scritto e fatto informalmente circolare un documento dal titolo "Sette tesi per rimettersi in marcia". Era un tentativo di spostare il confronto dalle dinamiche interne, ai problemi e alle scelte che attendono il nostro Piemonte. Un rovesciamento di prorità e di attenzione alquanto atteso da coloro che ci votano alle elezioni o alle primarie e che sono sono sempre più stanchi delle nostre divisioni particolaristiche. Ringrazio coloro che hanno avuto parole di apprezzamento per questo contributo volto a delineare la nostra direzione di marcia.
In sintesi: ringrazio tutti coloro che mi hanno incoraggiato e sostenuto raccogliendo le firme per la candidatura, ma ribadisco sono fortemente compromesse le ragioni che la motivavano. I candidati che restano in campo e che vorranno assumere queste tre sfide - ovvero piu' unità e coesione; riequilibrio della rappresentanza verso il Piemonte2; confronto sulle scelte future anziche' sulle dinamiche interne al partito.; - avranno sicuramente il mio sostegno.
Non abbandono la nave, continuerò a lavorare per un PD riformista, di sinistra, europeista e di governo.