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Eventi | 02 marzo 2019, 17:02

I dieci anni della Docg della Barbera aprono ad un futuro ricco di prospettive

Convegno e festa oggi al Castello di Castigliole del Consorzio della Barbera d’Asti e vini del Monferrato, guidato da Filippo Mobrici

Foto di Daniele Becchi

Foto di Daniele Becchi

Doc dal 1970, Docg dal 2008, la Barbera d’Asti celebra i suoi primi 10 anni da Denominazione di Origine Controllata e Garantita, chiudendo così la prima fase del suo rilancio moderno e aprendo al futuro.

Una denominazione fondamentale nella storia del Piemonte (la Barbera è già presente nella storiografia dal 1512, in un atto catastale del Comune di Chieri, e nel novero dei vitigni piemontesi nell’“Ampelografia”, redatta nel 1798 dal Conte Nuvolone), vino quotidiano per antonomasia del territorio, grazie al lavoro comune di produttori che ci hanno scommesso, e del lavoro di promozione del dinamico Consorzio della Barbera d’Asti e vini del Monferrato, guidato da Filippo Mobrici, tra i primi a credere in questa riscossa, e che oggi è forse uno dei vini italiani più in forma del momento.

A raccontare questo stato di salute, e anche il fatto che sempre più produttori sono ritornati a credere nella Barbera dell’Astigiano, anche il numero degli ettari rivendicati a Barbera d’Asti: 4.129 (dato 2017), in costante crescita dal 2014 (e che traina la riscossa di tutto il mondo Barbera, anche grazie “all’effetto Nizza, vertice qualitativo del territorio e di recente riconosciuta come Docg), con una produzione di oltre 21 milioni di bottiglie, che finiscono per la gran parte nel mondo.

Oggi,   2 marzo, nel Castello di Costigliole d’Asti,  il Consorzio ha presentato i dati di imbottigliamento e vendemmia 2018 e il piano di comunicazione 2019, per poi passare la parola ad esperti e studiosi nel convegno “10 anni di qualità garantita”, da Nicola Lucifero, professore di Diritto Agrario e Diritto Agroalimentare dell’Università di Firenze, a Michele Antonio Fino, professore di Fondamenti del Diritto Europeo e Direttore del Master in Wine Culture Communication e Management Università di Scienze Gastronomiche Pollenzo, da Mario Fregoni, presidente onorario Oiv - Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, a Vincenzo Gerbi, professore ordinario di Enologia all’Università di Torino, e Giorgio Calabrese, presidente del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare - Cnsa del Ministero della Salute, Giorgio Ferrero, assessore all’ Agricoltura della Regione Piemonte.

Un “parterre du roi” in omaggio al vino che da oltre un secolo rappresenta il Piemonte enologico e che nell’ultimo decennio ha fatto registrare un incremento costante, arrivando a toccare quota 21 milioni di bottiglie per un valore del comparto di oltre cento milioni di euro. Di queste oltre la metà è stata esportata nel mondo; i mercati più gettonati Nord Europa, Nord America e Canada. 

Il vero, grande valore aggiunto della Barbera d’Asti resta l’elevatissima qualità della produzione, frutto di una selezione sempre più attenta a partire dal vigneto” - ha sottolineato il presidente Filippo Mobrici – ricordando anche come in questo periodo il Consorzio abbia visto lievitare il numero dei soci: dai 175 del 2014 agli attuali 338.

Ma quello che i numeri dicono solo in parte è il valore di un comparto, 11 mila gli ettari tutelati dal Consorzio della Barbera, che si riflette anche sulla promozione del territorio. “Non a caso - continua Mobrici - ci sono sempre più grandi firme dell’enologia di qualità, albesi in primis, che vogliono investire sui nostri terreni. E il prezzo di acquisto delle terre da vino, nell’Astigiano, è cresciuto esponenzialmente in questi ultimi tempi arrivando a toccare quota 100 mila euro per un ettaro di Barbera d’Asti”.

Un vino, come hanno fatto notare gli esperti presenti, ormai diventato l’ambasciatore del Piemonte e dell’Astigiano nei vari continenti. Grazie anche ai tour di degustazioni e master class svolti, che hanno permesso di raggiungere i mercati di tutto il mondo, da Zurigo a Bruxelles, da Amsterdam a Londra, da New York a San Francisco, fino alla Cina e all’Estremo Oriente.

Oggi possiamo affermare che la Barbera d’Asti può collocarsi nella fascia alta del mercato internazionale – sostiene l’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero - che aggiunge: Lo confermano i numeri dell’export sui mercati extra-europei e la qualità delle produzioni di denominazione di origine. Un risultato ottenuto grazie al lavoro in sinergia dei viticoltori, al Consorzio e a Regione Piemonte che in questi anni ha investito nel valorizzare al massimo questo vitigno e di conseguenza il territorio astigiano”.

E sono sempre più frequenti i cosiddetti “educational tour” che coinvolgono le grandi firme del giornalismo (non solo enologico) internazionale e li portano a contatto con la realtà produttiva astigiana e monferrina. Perché accanto alla Barbera (d’Asti e il Nizza che nei giorni scorsi ha ottenuto a sua volta la Docg) sono cresciute in questi anni le altre Denominazioni: il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg, diventato ormai un prodotto “che fa tendenza” e poi Albugnano (Nebbiolo), Cortese Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato, Piemonte, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Terre Alfieri.

La giornata costigliolese si è conclusa con una degustazione verticale di Barbera d’Asti sotto la guida di Ian D’Agata, giornalista e “influencer” di fama internazionale, diventato il testimonial della Barbera d’Asti con una serie di iniziative che lo hanno portato a promuovere anche le piccole grandi Doc dell’Astigiano. Il pensiero comune dei degustatori è stato quello che la barbera mantiene nel tempo profumi, eleganza e freschezza facendone un vino longevo, internazionale e di grande valore.

Stiamo lavorando ad una serie di iniziative promozionali anche per il 2019, a partire ovviamente da una massiccia presenza dei nostri vini e dei nostri produttori al prossimo Vinitaly di Verona concludono i Vicepresidenti Lorenzo Giordano e Stefano Chiarlo - e non ci fermiamo solo alla partecipazione ai più importanti saloni del vino italiani e internazionali. Il segreto della nostra crescita, in questo bellissimo decennio, è stata anche la capacità di fare squadra con il territorio, andando a dar vita ad un modello di promozione del vino che a suo modo ha fatto scuola. È il caso di iniziative collegate alla ristorazione, ma anche al mondo dello sport o della cultura. Siamo diventati l’emblema e il marchio di garanzia di un territorio che ha ancora grandi potenzialità di crescita. E ci auguriamo che il prossimo decennio sia ancora più bello e stimolante di quello che abbiamo celebrato oggi insieme a tanti amici. Tutti insieme abbiamo fatto grande la Barbera d’Asti e gli altri straordinari vini del Monferrato. Ed è da qui che vogliamo ripartire”.



Manuela Caracciolo

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