Delusione e amarezza. Non si potrebbe descrivere diversamente il clima che si respira in via Bligny 8, comitato elettorale del M5s. Giorgio Bertola, candidato penta stellato alla presidenza della Regione Piemonte, consulta il conteggio dei voti insieme al suo staff. Un conteggio che, seggio dopo seggio, sembra confermare il dato emerso dalle elezioni europee: un flop del M5s, che esce dalla tornata elettorale con meno voti di quanti raccolti alle precedenti elezioni.
Analizzare i risultati è prematuro, ma dopo un 10% di schede scrutinate Bertola non fugge dalle responsabilità e delinea quelle che, secondo lui, possono essere le ragioni che hanno portato il M5s alla sconfitta: astensionismo e voto di protesta. “Ci aspettavamo di più, inutile negarlo. Analizzeremo i risultati a mente fredda ma dovremmo parlare di più con le persone che non sono andate al voto e avvicinarci a loro”. Sulla questione voto di protesta, Bertola spiega: “il malessere sfocia nell’astensionismo o nel voto di protesta che è stato catalizzato dalla Lega. Il voto di protesta non va nei confronti di chi Governa e il M5s sta amministrando Torino”.
In città, il dato che più balza all’occhio e che maggiormente preoccupa il M5s è il calo nelle periferie torinesi, laddove la Lega ha conseguito i risultati più sorprendenti: “L’exploit della Lega è il riflesso di quanto avvenuto a livello nazionale”.
Nessuna preoccupazione, quantomeno appartenete sulla questione Tav. Nonostante anche paesi come Chiomonte, Giaglione e Susa abbiamo visto trionfare la Lega alle elezioni europee, Bertola serra le fila: “Sul Tav c’è un dossier nelle mani del premier Conte, la decisione verrà presa a livello nazionale ma non dimentichiamo dell’analisi costi benefici che ha detto che l’opera non serve". Bertola si proietta già sul post-voto.