Soddisfatti del risultato. Anzi molto soddisfatti.
Il Pride ad Asti è stato un successo e la città non è certo rimasta a guardare. Anzi ha partecipato attivamente con intere famiglie a sfilare o applaudire al pacifico e colorato corteo.
In un primo momento i dati parlavano di 5mila partecipanti, ma dopo qualche ora è emerso che i partecipanti erano ancora di più.
8mila infatti è il dato definitivo dei partecipanti ad un momento che forse ha cambiato la città per sempre. Un grande lavoro quello degli organizzatori (Love il Love arcigay Asti – CGIL Asti Nuovi Diritti – Comitato ARCI Asti, Langhe e Roero) che ieri sera hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare i risultati e lo stato d’animo.
5 mesi di lavoro ed eventi per arrivare alla fatidica data del 6 luglio con un piccolo tesoretto di circa 12000 euro che ha permesso di organizzare al meglio la manifestazione.
La collaborazione con le istituzioni, le associazioni e i commercianti è stata ottima. “Lo scopo principale del Pride – hanno spiegato gli organizzatori – era quello di ottenere diritti per chi non li ha. È stata soprattutto una rivendicazione di identità”.
Gli insulti. Un capitolo a parte, perché pur nella soddisfazione della globalità dell’evento e la consapevolezza che si tratta di una goccia nel mare, sarà presentata una querela nei confronti di chi ha pubblicamente diffamato sui social.
A settembre sarà costituita l’associazione Asti pride per l’organizzazione dei pride futuri ed è anche in lavorazione un docu-film realizzato dal regista astigiano Gino Caron sul Pride, ma soprattutto sulla storia di Miguel, in collaborazione con la famiglia.
Sono stati venduti tantissimi biglietti con la lotteria di autofinanziamento "Artisti per il Pride", ma molti devono ancora essere ritirati. Si può fare alla Casa del Popolo e non più al Circolo culturale Al Pino.
INTERVISTA A PATRIZIO ONORI
“Siamo riusciti a dare uno scrollone, a togliere un po’ di polvere sedimentata sulla città. Sono questioni talmente importanti, che dicono ogni giorno che del Pride c’è bisogno”.
Ed è la cronaca ancora una volta a spiegarlo. È infatti notizia di ieri che ad Alessandria, prima città piemontese ad avere organizzato il Pride, un ragazzo arrivato al pronto soccorso per un mal di testa, dopo i primi accertamenti viene ricoverato in malattie infettive. Il ragazzo era con il suo compagno. Il referto all’uscita recita “Lavora come cuoco, fuma 15 sigarette al giorno. Omosessuale, compagno stabile”. Si procederà per vie legali, certo, ma dimostra che c’è ancora molto lavoro.
“Ci ha fatto molto piacere l’interesse delle istituzioni - racconta Onori ma il vero sostegno si vedrà d’ora in poi. Asti deve entrare nella famosa rete Ready delle amministrazioni locali che mettono insieme le buone pratiche per migliorare l’integrazione della comunità LGBTQI. Un piccolo passo importantissimo per affermare l’identità di queste persone senza dover dare sempre troppe spiegazioni sulla loro identità di genere e il loro nome anagrafico. Chi lotta per cause come queste, la faccia la mette e la deve mettere tutti i giorni, spero che chi ha mostrato interesse e condivisione, continui a farlo e che il 6 luglio non resti un fatto isolato”