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Al Direttore | 17 maggio 2020, 07:30

Il paradosso del Covid19. "Noi, figli delle urgenze, cerchiamo da sempre, illusoriamente, l'immortalità"

La scrittrice astigiana Monica Tedeschi ci regala una profonda riflessione sul virus e su come questo abbia inciso sulla nostra pelle un segno indelebile. "Ci ha resi irriconoscibili, facendoci morire senza addio"

Il paradosso del Covid19. "Noi, figli delle urgenze, cerchiamo da sempre, illusoriamente, l'immortalità"

Titolata in questo modo, la mia riflessione fa pensare che il COVID19 sia una persona, frutto di una figura retorica, nota come personificazione.

Infatti l'intento è proprio quello di attribuire comportamenti, pensieri, tratti umani a qualcosa che non lo è, per l'appunto il virus COVID19 che ha dato gli inizi a questo 2020, nato da soli cinque mesi ma già stanco, malato e invecchiato anzi tempo.

Se vogliamo aggiudicargli un'altra figura retorica penserei al climax ascendente.
Si è aggirato infatti inizialmente tra le folle senza presentarsi, facendosi scambiare per un qualsiasi sintomo influenzale; poi in breve tempo ha bloccato il Mondo dimostrando la sua forza distruttiva, dandoci qualche indizio in più man mano che i suoi lineamenti apparivano maggiormente delineati.

COVID19 ha riempito pagine di giornali in ogni lingua e tutti i satelliti e antenne di questo mondo hanno inviato su televisioni e cellulari informazioni drammatiche evolutesi in scelte drastiche nel tentativo di limitare i danni di chi, di cosa, insinaundosi in ogni ambito del nostro vivere e anche del nostro morire ha stravolto le nostre fragili esistenze.

Ci ha resi irriconoscibili privandoci del nostro bisogno di sentimenti e affetti, obbligandoci a stare distanti e, tragicamente, facendoci morire senza un addio e senza una dignitosa e lacrimata sepoltura.

Prima che arrivasse COVID19 eravamo un'umanità in cambiamento a passi lentissimi, tutti sentivamo di trovarci a un bivio tra il vecchio e il nuovo e con affanno cercavamo di inseguire la fretta che ci metteva fretta, anch'essa personificazione di uno dei mali di questo nostro tempo; siamo i figli delle urgenze poiché tutto è stato lasciato andare, come se non ci riguardasse.

Il lavoro, il sociale, la sanità, l'istruzione, l'economia, l'ambiente, tutti hanno  presentato il conto non appena COVID19 ha azzerato il nostro falso e spesso vano movimento, quel nostro correre senza una meta precisa, travolti sempre e solo da impellenze quotidiane rattoppate alla meno peggio.

L'impazienza si è trasformata in doverosa accettazione di quel nuovo che mai avremmo immaginato così: un virus e in quanto tale parassita che necessita di noi  per sussistere.

Ecco il paradosso di COVID19: la paura, la malattia, la morte che necessitano dell' umanità per sopravvivere e noi, al contrario, che da sempre, illusoriamente, cerchiamo l'immortalità.

 

Monica Tedeschi

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