Dalle 7 di domani (lunedì 2 novembre), tutti gli infermieri e i professionisti della sanità piemontesi aderenti al Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, incroceranno le braccia per 24 ore in un’agitazione a carattere nazionale, resa necessaria dal fatto che “Continuano ad essere ignorate dalla politica a tutti i livelli le nostre giuste rivendicazioni: ci hanno chiamato eroi, parole al vento perché la verità è che il Governo non ha fatto nulla per evitare che si arrivasse a questo gesto estremo”.
Per quanto concerne nello specifico l'ospedale di Asti, l'Asl AT in una nota stampa specifica che "pur nel rispetto della libertà dei lavoratori di aderire allo sciopero, verrà garantita la continuità delle prestazioni sanitarie indispensabili e urgenti"
LE RAGIONI DELLA PROTESTA SINDACALE
“Oggi è venuto il momento di dimostrare la nostra dignità alzando la voce. Incrociare le braccia non è un segno di resa, ma è una vera e propria ribellione responsabile verso chi irresponsabilmente non ha ascoltato le nostre giuste rivendicazioni, che da anni andiamo ripetendo: le nostre sono necessità irrimandabili che si sono acuite in questo periodo così difficile”, argomentano i responsabili della sigla sindacale.
“Siamo stufi di proposte raffazzonate e fantasiose – attaccano –, come quella di chiamare in servizio gli studenti del terzo anno da mettere negli Usca a fare i tamponi. Siamo stufi di continuare a svolgere mansioni che invece dovrebbero essere svolte dalle figure di supporto, quando i nostri colleghi sono invece professionisti preparati, laureati, specializzati e adeguati a ben altri incarichi. In Europa tutto ciò viene riconosciuto, solo in Italia non accade”.
La mobilitazione è stata pertanto decisa perché “Dobbiamo far capire come un giorno solo senza infermieri, con centinaia di migliaia di prestazioni infermieristiche che verranno a mancare in 24 ore, possano essere un monito che, ci auguriamo, tutti i politici e coloro che ci hanno chiamati ‘eroi’ possano comprendere. Perché inizino a considerarci come professionisti ed a rispettarci come tali”.