Non tutti sono a conoscenza del fatto che nel nostro organismo avvengono numerose reazioni metaboliche, durante le quali si formano molecole instabili, chiamate radicali liberi, che contengono uno o più elettroni spaiati e sono responsabili dello stress ossidativo. Sono molteplici i fattori endogeni che possono innescare la produzione di radicali liberi, ma esistono anche fattori esterni (esogeni), soprattutto ambientali, come: stress; fumo; alcol; prodotti chimici tossici; pesticidi; abuso di farmaci; eccesso di attività fisica; esposizione elettromagnetica; alimentazione processata. I radicali liberi possono danneggiare strutture importanti, come le membrane cellulari e lo stesso Dna, perciò sono coinvolti nei processi di invecchiamento cellulare e nello sviluppo di diverse patologie tumorali, malattie cardiovascolari e malattie neurodegenerative. Per contrastare la loro azione e prevenire l’ossidazione cellulare, esistono delle sostanze chiamate antiossidanti, fondamentali alleati della nostra salute. Gli antiossidanti possono essere endogeni, cioè sintetizzati dai tessuti del nostro organismo: Superossido Dismutasi, Glutatione Perossidasi, Catalasi, Proteasi, Ferritina, Ceruloplasmina, Transferrina, Glicolasi ecc., ma la maggior parte di essi sono di natura esogena e devono essere pertanto introdotti con l'alimentazione.
Secondo studi di antropologia e filogenetica, nel corso dell’evoluzione, la biochimica della specie umana ha perso gran parte dei propri meccanismi endocellulari, in grado di sintetizzare le complesse catene enzimatiche anti-ossidative, proprie dei sistemi di riparazione del DNA. La perdita di capacità di sintetizzare enzimi-chiave dei processi di riparazione endocellulare, se da una parte, viene considerata un vantaggio evolutivo, poiché ha consentito il risparmio di ulteriori enzimi di sintesi e di energia biochimica, dall’altra, si pensa sia avvenuta, in seguito all'ampia disponibilità in natura di cibi ricchissimi di antiossidanti. In parole semplici: avendo in natura un’ampia possibilità di recuperare tali sostanze, nel corso di milioni di anni, abbiamo perso la capacità di sintetizzarle ex-novo. Milioni di anni fa, le popolazioni di ominidi, che hanno vissuto in prossimità di acque dolci, si nutrivano soltanto di frutta fresca e secca, semi integrali, verdure crude, pesce e, in maniera molto limitata, di carne.
Questa era la loro alimentazione quotidiana, molto ricca di sostanze antiossidanti. Oggi, la Nutrigenomica conferma la validità di questa “dieta” caratterizzata da cibi freschi, stagionali e naturali. Il cibo fresco contiene una varietà di principi attivi, indispensabili per il corretto funzionamento del nostro sistema corporeo. I più importanti antiossidanti contenuti negli alimenti sono: le vitamine A, C, E; i minerali come il selenio e lo zinco; i polifenoli come il resveratrolo e la quercetina e i carotenoidi come il licopene, la zeaxantina e l’astaxantina. Sulla carta sono tutti potenti bioattivi, ma come sempre quello che conta è loro biodisponibilità. Per biodisponibilità si intende la quantità di un nutriente che l’organismo è in grado di assorbire e utilizzare, per le proprie funzioni fisiologiche. Sono molti i fattori che possono influenzare l’assorbimento di un nutriente. Alcuni dipendono direttamente dallo stato di salute della persona: se in disbiosi intestinale, malassorbimento, alterata funzionalità digestiva, stato di acidosi, disfunzione degli organi emuntori. Importante anche l’età, il sesso e la predisposizione genetica. Altri fattori sono legati al tipo di preparazione e cottura dell’alimento, o alla sua conservazione. Altri ancora dipendono da quanto l’alimento ha subito dei trattamenti chimici, in grado di alterarne la composizione biochimica e nutrizionale. Purtroppo, molte persone, indipendentemente dal loro peso, se in eccesso o difetto, sono in carenza di vitamine, minerali e altri bioattivi come i carotenoidi, i polifenoli e i fitosteroli, e questo perché fanno pasti poveri di verdure, frutti, ortaggi, tuberi e semi.
E’ fondamentale assumere vegetali sia crudi che cotti: i vegetali, consumati crudi, sono fonte privilegiata di fibra e vitamine; la loro cottura invece rende più accessibili alcuni bioattivi come i carotenoidi (betacarotene, il licopene e la luteina). Pensate che un pomodoro, appena colto da un terreno, privo di sostanze tossiche, può contenere fino a 10.000 sostanze chimiche naturali diverse, ognuna delle quali può essere: una vitamina, un fattore co-enzimatico, un anti-ossidante. La verità è che dopo solo una settimana di conservazione in frigorifero, le verdure subiscono una perdita vitaminica di circa il 25%, e arriviamo all'80%, dopo quindici giorni. Dopo poche ore in frigorifero, una macedonia perde quasi tutti i suoi valori nutritivi. Ecco perché, nei miei piani alimentari, consiglio sempre di consumare bevande e cibi freschi e di conservare il cibo il meno possibile. Ricordo sempre anche di consumare prodotti "di stagione", freschi e naturali. Il vero problema è che molti alimenti contengono: cere, lacche, pesticidi, anti-germoglianti, erbicidi, colle, ossido di etilene e altre sostanze citotossiche, che possono mettere a rischio la funzionalità gastroenterica di chi soffre di patologie che interessano questo delicato apparato. Assicurarci, per quanto possibile, una fonte naturale di cibo, è veramente importante, in quanto l'utilizzo di fertilizzanti chimici impedisce alle piante di assorbire dal terreno i minerali più importanti, come ad esempio il selenio. Molte volte la frutta viene raccolta ancora acerba e successivamente conservata in celle frigorifero, prima di finire sugli scaffali di vendita. Il problema è che la frutta raggiunge il suo massimo potenziale vitaminico soltanto a maturazione completata sui rami dell'albero.
Inoltre, quasi sempre la frutta viene sbucciata, prima di essere consumata, per evitare di assumere inquinanti penetrati nella sua buccia, questo è un peccato, perché la maggior parte dei suoi fattori co-enzimatici si trovano proprio nella buccia. L'uso massiccio di concime azotato, eseguito per potenziare la resa dei vegetali, fa aumentare la dose di sostanze azotate in essi contenute. Questi ortaggi ricchi di azoto, se non vengono conservati con modalità idonee, e se non vengono consumati in tempi brevi, dopo la raccolta, finiranno per produrre al loro interno nitrati e nitriti, con potenziali conseguenze tossiche e immuno-depressive, per chi li consuma. L’inquinamento ambientale ha determinato un aumento di metalli pesanti nei campi agricoli, ricchi di inquinanti come: Piombo, Cadmio, Nichel, Cromo. La presenza di questi agenti chimici richiama molta più acqua nella pianta, rispetto alle piante coltivate in zone non inquinate, e il suo frutto presenterà una notevole variazione nel sapore, nell’odore e nella consistenza. Così si perdono per strada componenti fondamentali, come la vitamina B6 dei fagiolini, la vitamina C degli spinaci, delle fragole e delle banane.
E non pensate di risolvere il problema assumendo un qualsiasi multivitaminico sintetico, perché quello di cui necessita il nostro organismo è dell’alimento completo e naturale. La maggior parte delle persone sono in iponutrizione, intesa come carenza di sostanze essenziali come le vitamine, pro-vitamine, co-fattori enzimatici, olii essenziali, aminoacidi essenziali e sali minerali. Il sistema più semplice per ottenere queste importanti sostanze naturali antiossidanti è attraverso l'alimentazione, che dovrebbe contenere (sempre che non ci siano patologie che sconsigliano il consumo di fibra) almeno quattro porzioni al giorno di verdure fresche, semi, ortaggi, tuberi e frutta fresca, non da coltivazione intensiva. Orami è risaputo: la supplementazione di succhi concentrati o estratti a freddo di frutta e verdura migliora le difese immunitarie e riduce il danno ossidativo del DNA. E’ proprio così! I comuni carotenoidi contenuti nei cibi freschi, non trattati, come il beta-Carotene, l'alfa-Carotene, il Licopene, la Luteina, la Zeaxantina hanno dimostrato una potente azione anti-ossidativa e immunomodulante, con la possibilità d'influenzare l'espressione genetica, migliorando la comunicazione intercellulare.
Insomma, mi rendo conto che il fattore “inquinamento ambientale”, ha oramai raggiunto livelli globali importanti. Questo però non può impedirci di cercare di scegliere alimenti il più possibile freschi, naturali e stagionali. Tutto ciò che è addizionato con sostanze chimiche citotossiche e genotossiche non fa che alimentare le nostre patologie, sia fisiche che psicologiche. Il nostro organismo ha bisogno di riconoscere come “self” ciò che introduciamo al suo interno. Certo! Non potremo cambiare il mondo, ma forse possiamo cambiare le nostre abitudini alimentari!