La notizia che si attendeva da giorni, sta per diventare ufficiale. Il Piemonte si avvia a diventare Zona Rossa.
L'Istituto Superiore di Sanità, in attesa del pre report, ha comunicato poco fa alla Regione il dato dell'Rt, che è salito all'1,41.
A renderlo noto il presidente Alberto Cirio oggi a Cuneo per la tappa del tour di ascolto sulla programmazione dei Fondi europei 2021-2027 e sul Recovery Plan.
E l'impennata dei numeri potrebbe portare con sé la chiusura delle attività considerate "non essenziali". Di nuovo una selezione tra sommersi e salvati, che nel primo lockdown non aveva visto rientrare nella seconda categoria il settore del benessere: acconciatori ed estetiste, che invece avevano lavorato nei mesi successivi. Ma ora c'è aria di maggiore severità e nel comparto non mancano malumori e paure, tanto da rivolgersi direttamente al governatore, che in calce a quei provvedimenti metterà la firma.
"Le imprese - sottolinea Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte -che operano nel comparto dei servizi alla persona si sono attrezzate al meglio per garantire la massima sicurezza per i clienti, programmando le sedute e osservando tutti i protocolli igienico sanitari. Auspichiamo quindi che il Presidente Cirio possa ascoltare la nostra voce e che consideri le attività legate al benessere come essenziali e pertanto si faccia portavoce con il Governo affinché ne vengano autorizzare le aperture in zona rossa".
Dagli ultimi dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, in questi settori in Piemonte si registrano imprese artigiane del settore benessere 12.449 tra acconciatori ed estetiste, per un totale di circa 22mila addetti. La maggioranza dei quali rappresentati da donne. "La sospensione delle nostre attività - sottolineano Stefania Baiolini, presidente Nazionale estetisti di Confartigianato Imprese ed Enrico Frea, presidente Regionale del settore acconciature di Confartigianato Imprese Piemonte -svolte in sicurezza finirà per innescare l’impennata dell’offerta di prestazioni da parte di operatori abusivi che rappresentano il vero pericolo per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola. Senza considerare che, a fronte di ulteriori misure restrittive, gli imprenditori non possono attualmente contare su alcuna certezza per quanto riguarda gli interventi di ristoro. Questa nuova chiusura non riusciamo a sopportarla, ed un terzo delle nostre attività chiuderà definitivamente i battenti".