Prima di tutto, scusate. Me ne ero persi almeno tre. Tre altri antichi castelli in vendita, che ne portano il novero totale a dieci, della quarantina presenti tra Astesana e Astigiano. Non che qualche sindaco abbia protestato, sottolineando qualcosa del tipo anche qui ce n’è uno in vendita, ma per correttezza riprendo e integro il pezzo sui primi sette, pubblicato pochi giorni or sono (https://www.lavocediasti.it/2021/04/04/leggi-notizia/argomenti/attualita-15/articolo/la-comunita-astesana-un-ricco-patrimonio-da-conoscere-e-da-comprare.html). L’obiettivo è sempre lo stesso: stimolare le amministrazioni, comunali e non, a cogliere questa occasione per rendere fruibili un gran numero di bellissimi castelli, fino ad oggi raramente o proprio non visitabili, perché privati. Patrimoni culturali incredibili, patrimoni di Comunità da valorizzare visto che possono egregiamente creare economia, come insegnano Costigliole d’Asti o Moasca.
Si comincia con Piea. Il suo bellissimo castello, così noto per l’esplosione di fiori e colori di Narciso Incantato, è in vendita. Edificato prima nel XII secolo come fortezza circondata da mura in posizione prima strategica e poi panoramica, verso il 1700 venne trasformato in palazzo gentilizio. Bello l’esterno e il notevole parco, bellissimi gli interni arricchiti da decorazione di pregio, opera dei fratelli Galliari, datate 1762. Altro luogo da sogno a Cossombrato. L’origine di questo castello, in vendita, è databile intorno al 1300; nei secoli l’aggiunta di una serie di volumi ne ha determinato la forma assai variegata. La parte più evidente è un corpo semi circolare, cui è addossata una torre rotonda medioevale. Particolare nell’insieme, bello che ristrutturato, con antiche cantine dalla grande valenza e un grande parco, curato e spettacolare. Il terzo luogo di desiderio è a Mombarone, frazione del capoluogo. Anche qui un castello in vendita, ben più recente dei precedenti, ma di fascino comunque assoluto. Le sue prime notizie risalgono al 1600, quando apparteneva alla famiglia dei Roero di Settime, ampliato e trasformato in villa di campagna dopo la Rivoluzione francese. Rimanendo nei dintorni di Asti, chiudo l’elenco dei desiderata con un extra: un maestoso ex convento del 1300, a Variglie, che, anche solo per le antichissime cantine, fossi un amministratore locale ci penserei seriamente. Insomma l’elenco potrebbe essere ben più ampio e non lo approccio, pur se istintivamente attratto dalla vertigine della lista alla Eco, e, pure me ne fossi perso per strada qualcuno o qualcosa, mi fermo qui. Il messaggio spero però sia chiaro: il valore di un territorio si costruisce sfruttando le sue evidenze storiche, rendendole aperte a tutti e riempendole di contenuti a trasformarle in luoghi di attrazione turistica e coesione sociale.
Cambio di scena: mentre voi state leggendo, il governatore Cirio sta discutendo a Roma il piano di interventi proposto dal Piemonte, da finanziarsi con i fondi del Recovery; un mucchio di progetti a caccia di fattibilità e di svariati miliardi di risorse. Progetti raccolti in stile album Panini, provenienti direttamente da Comuni, Provincie ed Enti vari; dall’Astigiano 195, per un miliardo totale di richieste. Il 31 marzo è stato pubblicato l’elenco di tutti e di tutto, vado a scorrerlo e crepa se un Comune, non dico tutti, ma almeno uno dei dieci possibili neo castellani, abbia pensato a creare economia con patrimoni culturali incredibili come gli antichi castelli. Le strade e gli strumenti finanziari per arrivarci sono fortunatamente anche altri, ma l’occasione non era male. Peccato.