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Cultura e tempo libero | 29 luglio 2021, 16:45

Vacanze nell’Astigiano: perle ai porci

In tema di vacanze, seconda puntata di questo appuntamento settimanale a raccontare quelle di Jan e Anne, neo coppia da Anversa in giro per l’Astigiano

Altare centrale della chiesa di Viatosto

Altare centrale della chiesa di Viatosto

Jan Merks e Anne Claers erano partiti il 12 luglio scorso, un lunedì, all’alba; sosta per una notte vista lago a Ginevra per poter visitare belli freschi, la mattina del giorno dopo, la mostra su Antoine de Lonhy al Museo Diocesano di Susa. Meta obbligatoria nel programma definito da Anne, appassionata d’arte antica. Meta di passaggio verso il vero obiettivo della loro vacanza, l’Astigiano, cominciando da Asti, sua capitale e luogo di grandissimo interesse per una medievalista come Anne. Interesse avvicinato per importanza solo dal suo piacere di camminare e correre immersa tra natura, panorami ed endorfine.

Il racconto è invece di Jan che, nel tracciarmi una specie di diario di bordo, non ha mai mancato di richiedere in contropartita qualche informazione o chicca sui temi cari a Anne, sia per incidere un minimo sulle scelte di coppia che per far bella figura, per colpirla con la sua (mia) conoscenza dei posti, giustificata dalla settimana trascorsa qui, due anni fa quando ancora con moglie e figli.

Appurati i due temi portanti di vacanza, cultura e jogging, Anne aveva scelto un posto fuori porta dove far casa per il paio di notti che si sarebbero fermati ad Asti, con boschi e simili nelle vicinanze e vicino al primo dei luoghi d’arte obiettivo: Viatosto per la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice. A poca distanza dal loro resort di campagna di Mombarone, ci sono arrivati nel primo pomeriggio, dedicando alla visita un bel paio d’ore a guardare, ammirare e fotografare. A Jan avevo ricordato che le prime notizie certe della chiesa risalgono all’XI secolo e la identificano col nome di Santa Maria de Riparupta, Rivarotta, e che l’origine del toponimo Viatosto derivi probabilmente dalla miracolosa cessazione della peste nel 1340, a cominciare da quel luogo fino a liberare, “presto”, tutta la città. Lei lo aveva ascoltato con lo stesso interesse di chi, davanti all’entrata del luna park, segua il racconto sugli albori di giostre e parchi divertimento. Per Anne il gioco era dentro e lì stupirla con nozionismi era assai difficile. Troppo esperta di quanto scritto sulla tavola lignea trecentesca raffigurante la Madonna delle ciliege, sulla Madonna lignea trecentesca anche lei con la Vergine coronata che nella mano destra tiene uno scettro e con la sinistra sorregge il Bambino che gioca con un uccellino, sull’antico gruppo scultoreo in pietra dipinta dell’Incoronazione della Beata Vergine Maria o sugli spettacolari affreschi trecenteschi. Su quest’utimi avevo enumerato a Jan soggetti e simbologie, ma lei lo aveva preceduto. Sapeva tutto, ma vedere tutto dal vivo era ben altra cosa. Per lei emozione pura, tanto da farsi rigare il volto da un paio di lacrimoni.

Finito il giro sono rimasti lì per un bel po’, seduti su una delle panche ad ascoltare il nulla, a godere dei cambi di tono al variare della luce naturale del sole che stava calando. Tornati in hotel, rapido cambio e via, a corricchiare tra noccioli, boschi e verdi colline a ridosso della Riserva Naturale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande, tra i borghi di Settime, Cinaglio e Camerano Casasco. Ambienti naturali spettacolari che non hanno mai smesso di stimolare sorriso nella ventina di chilometri di giro. Sorriso di Anne e doppio sorriso di Jan nel gratificarsi di quello di lei e di riuscire a starle dietro. Poi casa, cena e, carichi d’adrenalina...no, niente di quel che avete pensato. Prima si doveva definire bene il giro per il giorno dopo. Ed è qui che lo scenario emozionale, così dice Jan, subisce un netto cambiamento, con l’esplosione della colta umoralità che solo una giovane esperta d’arte antica può tirar fuori. Anne si era messa a cercare sul sito dell’Ente Turismo quanto più possibile su dove girare il giorno dopo a caccia di capolavori di un grande della pittura astigiana a cavallo tra XV e XVI secolo: Gandoldino. Non trovando nulla di nulla se n’è uscita prima con lamenti, poi riuniti in urlo: met kunst en vliegwerk, modo di dire piuttosto tipico traducibile nel nostro perle ai porci. Questa volta una mano gliel’ho proprio data con piacere, per Jan e per la personale passione verso questo grande autore, cosi poco valorizzato nonostante l’altissima qualità della sua arte. Ne parliamo comunque giovedì prossimo.

Davide Palazzetti

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