Uno dei privilegi correlati lo svolgere questo lavoro è poter ‘toccare con mano’, al fine di documentarle a voi lettori, alcune belle realtà operanti sul nostro territorio. Dimostrazioni palesi che, al netto del facile luogo comune secondo cui non cambia mai nulla, vi sono ambiti lavorativi caratterizzati da grande dinamicità e passione.
Nello specifico il riferimento è alla “Scuola senza zaino”, modello di apprendimento formativo nato a Lucca nel 2002 che, ormai da alcuni anni, viene adottato con successo in alcuni istituti scolastici di tutta Italia. Guardando più specificamente all’Astigiano, nelle scuole primarie di Isola d’Asti, Calosso e di Motta, tutte facenti parte dell’Istituto Comprensivo di Costigliole d’Asti (comprende anche le scuole del capoluogo, della frazione Boglietto, di Calosso e Castagnole delle Lanze), oltre che in un paio di istituti nel villanovese.
Noi, alcuni giorni fa, abbiamo visitato la primaria della frazione costigliolese dove, in un gran via via di preparativi in vista della prima campanella dell’anno scolastico 2021-2022, ci ha accolti e guidati Vanda Castello, co-coordinatrice del plesso con la collega Sabrina Carosso. ”Ma preferisco definirmi maestra o portavoce di quanto sviluppato con le colleghe – ha precisato – perché il nostro è un gran lavoro di squadra, nello spirito del senza zaino”
OSPITALITA', RESPONSABILITA' E COMUNITA'
Che si basa su tre principi fondamentali: ospitalità, responsabilità e comunità. la prima è evidente già a partire dagli ambienti scolastici, molto colorati e con banchi quadrati in grado di ospitare sei alunni, ridotti a quattro in seguito alle norme covid, che pertanto possono sviluppare progetti collettivi o supportarsi su singoli lavori. “I bambini, naturalmente supportati da noi insegnanti, sono coinvolti praticamente in ogni decisione – ci ha spiegato la coordinatrice –, pertanto contribuiscono letteralmente a ‘costruire’ l’ambiente scolastico”.
Lo fanno a partire dal fondamentale momento di ritrovo dell’Agorà – uno spazio che pre covid era presente in ciascuna aula, ora sostituito da un’ampia area comune per garantire i distanziamenti – nell’ambito della quale insegnanti e bambini si confrontano quotidianamente mettendo a punto il programma della giornata. Uno stimolo, chiaramente finalizzato a responsabilizzare questi ‘adulti di domani’, che loro recepiscono nel migliore dei modi.
A SCUOLA SENZA ZAINO, LETTERALMENTE...
Qui si arriva letteralmente ‘senza zaino’, perché questi ultimi sono stati sostituiti da borse, acquistate dalla scuola con le quote pagate dai genitori, identiche per tutti gli alunni che possono però personalizzarle come meglio credono. Anche il materiale didattico viene fornito dalla scuola: “A casa portano soltanto il diario e piccole attività di rinforzo di quanto fatto in classe – ci ha ancora spiegato la signora Castello – Chiaramente, aumenta un po’ per i più grandi poiché hanno una fase di studio, ma tutto il restante materiale viene fornito dalla scuola”.
Pertanto – a differenza di quel che avveniva pre covid, quando su ogni banco da sei veniva disposto un contenitore con colori, forbici, matite, colla (“Ma di quest’ultima mettevamo meno pezzi per favorire l’apprendimento del rispetto degli altri e della condivisione”) – ora ciascun alunno ha un proprio contenitore con il materiale. La costante, già sperimentata lo scorso anno anche in periodo covid, è che ciascuno di loro si sente molto più responsabilizzato nella gestione. Tutto il materiale viene poi riposto in “bocchette” (termine mutuato dall’esperienza toscana del progetto) posizionate nell’area comune all’ingresso. Ciascun alunno ha la sua e se ne prende cura con grande diligenza.
GLI INCARICHI CHE RESPONSABILIZZANO
Altrettanta attenzione pongono nel far rispettare il compito che viene assegnato nell’ambito del gruppo: c’è un responsabile della pulizia dei banchi, uno per la posta, uno per il mantenimento del silenzio e così via. Compreso l’alunno o alunna tenuto a sincerarsi che i compagni di classe si mettano il gel disinfettante sulle mani prima di accedere all’aula.
Dove i banchi multipli non sono l’unica differenza rispetto quelle canoniche. Qui, ad esempio, non ci sono cattedre, poiché le maestre si spostano su una sedia con rotelle. Mentre quelle dei bimbi hanno tutte delle palline da tennis fissate alle gambe per evitare rumori da trascinamento. Inoltre, quando possibile, insegnanti e assistenti posizionano all’esterno, in un giardino adiacente l’istituto, alcuni banchi consegnati lo scorso anno (“Sono in plastica, con intelaiatura di ferro, quindi piuttosto leggeri da spostare”) e la lezione si sposta all’aperto.
UN FILO CONDUTTORE PER TUTTE LE DISCIPLINE
Connessione con la natura che è anche tratto distintivo della tematica sviluppata nell’ultimo biennio, ovvero quella ambientale. Conseguentemente, in collaborazione con il Comune che ha acquistato i bulbi e messo a disposizione alcuni cantonieri, l’anno scorso bambini e bambine hanno messo a dimora delle rose in un’area attigua il parcheggio antistante la scuola e l’estate scorsa hanno ridipinto i graffiti realizzati in un sottopasso da loro ‘colleghi’ ormai adulti, che frequentarono la scuola all’inizio degli anni 2000 (CLICCA QUI per rileggere l'articolo)
“Ci basiamo su mappe sviluppate partendo dal filo conduttore intorno al quale ruotano tutte le discipline – ci ha spiegato la coordinatrice – per evitare una netta separazione, i comparti stagni, cercando di venire incontro alle esigenze dei bambini e fornendo loro un ambiente il più possibile accogliente”. Pertanto qui, già da prima che venisse imposto da circolare ministeriale, non si assegnavano i canonici voti e, ad esempio, le maestre non richiamano al silenzio verbalmente ma bensì mediante simboli quali un pesciolino.
L’elevato numero di iscrizioni, anche da paesi vicini, ha portato quest'anno a un totale di 92 bambini e bambine, ‘obbligando’ causa Covid allo spostamento della classe più numerosa (una terza, che pertanto quest’anno diverrà la quarta) in un’ampia stanza del vicino oratorio. Ma anche questa difficoltà è stata brillantemente superata già durante lo scorso anno scolastico: “Dispongono di ampi spazi e si sono assegnati anche gli incarichi di responsabile delle entrate e delle uscite dalla classe, poiché spesso comunque ci ritroviamo, sempre nel rispetto delle distanze, qui in sede”. Inoltre, il campetto di calcio attiguo è stato ampiamente utilizzato per le attività motorie.
Si tratta, pertanto, di una bella realtà che vede il sostanziale coinvolgimento, in particolare nel “Senza zaino day”, delle famiglie, che si sentono parte integrante di una comunità coesa, oltre a cogliere la positività con cui i loro figli si approcciano alla scuola.
“I bambini di oggi non sono più quelli di 50 anni fa, hanno esigenze diverse – ha argomentato ancora la maestra – e qui cerchiamo di venire incontro alle loro esigenze”.
UN MODELLO IN COSTANTE EVOLUZIONE
La scuola di Motta ha adottato i principi del “Senza zaino” cinque anni fa, dopo che alcune insegnanti e il dirigente scolastico Claudio Thoux, convinto sostenitore dell’iniziativa, si erano interessati a questo progetto educativo illustrato nel corso di una presentazione svoltasi a Torino.
“Dopo un anno preparatorio siamo partiti per questo ‘viaggio’ in continua evoluzione. Infatti abbiamo ogni anno 20-25 ore di corso di aggiornamento nell’ambito delle quali ci si forma e ci si confronta”. “Del gruppo iniziale – ha aggiunto la maestra Castello – eravamo rimaste io e una mia collega ora andata in pensione. Quest’anno abbiamo parecchie insegnanti nuove, saremo in 13, ma tutte super motivate. I bambini sono molto ricettivi, colgono la nostra serenità e convinzione e ne traggono giovamento. Sostanzialmente ottengono gli stessi risultati dei bambini che frequentano metodologie più canoniche, ma lo fanno con un diverso spirito di collaborazione”.
“Sinceramente – ha concluso – se per una qualsiasi ragione dovessi venir trasferita in un’altra scuola, per me sarebbe dura riprendere l’insegnamento con la precedente modalità”.