Io penso che ognuno di noi abbia il diritto e il dovere di occuparsi della propria salute, prima di diventare un peso per gli altri. Il più grande “regalo” che possiamo fare alle persone che amiamo è rimanere in salute.
Per questo motivo dobbiamo costantemente porci la domanda: “Cosa devo fare per stare bene?”. Prendersi cura di sé è dunque un atto di amore e di generosità. La salute è sia un dovere che un diritto, ed ognuno di noi dovrebbe prendere coscienza di questo dato di fatto. Indipendentemente dal contesto e dal ruolo che abbiamo nella società, la vita è un percorso complicato e impegnativo, molto spesso irto di insidie e trabocchetti, di dubbi e incertezze.
Quante volte non ci sentiamo all’altezza, incapaci di gestire tutti i nostri impegni quotidiani? Quante volte ci sentiamo schiacciati dalle responsabilità o subiamo soprusi senza saper reagire? Io non conosco le risposte o la formula magica, ma posso dirvi che ognuno di noi, nel profondo, può arrivare a comprendere la combinazione, la chiave giusta per uscire dalla propria “prigione emozionale”. Una gabbia angusta dove si celano tutte le nostre paure e insicurezze. Dove il dolore non trova pace e la rabbia ferisce.
Dove la “non consapevolezza” ci rende ciechi e sordi. Smettiamola di soffrire senza capirne l’origine. Facciamo uscire il ricordo doloroso dalla clandestinità, riportiamolo alla luce, ma non per piangerci addosso o gridare alla sventura, ma per poterlo comprendere. Solo la consapevolezza ci permetterà di gestire ciò che ci fa soffrire!
E’ fondamentale “tirare fuori”, “sfogare”, per poi lasciar andare. Ma non pensiate che i vostri pianti nascosti o la vostra rabbia sfogata, a volte, violentemente potranno modificare il modo di essere degli altri, né tanto meno il passato!
Piangere e disperarci non cambierà certo l'esito negativo di un esame, il tradimento del nostro compagno, un licenziamento ingiusto. Possiamo urlare quanto vogliamo, ma le nostre urla non ci riporteranno ciò che abbiamo perso, ma, se consapevoli, ci aiuteranno a liberarci, a pulirci, ad alleggerirci di un peso troppo grande che con il tempo potrebbe annientarci! Il dolore “pulisce” e ci rafforza, quando non ci distrugge.
Rivendichiamo il diritto di provare tutti i sentimenti senza paura, perchè sono tutti ugualmente importanti e tutti possono diventare estremamente nocivi, se mal gestiti. E’ fondamentale sostenere le proprie ragioni, senza giudicare o puntare il dito: le accuse e i giudizi affrettati e immotivati sporcano i rapporti fino a distruggerli. Le critiche devono essere mirate, motivate e soprattutto costruttive. Impariamo a scegliere il momento giusto per dire, chiedere o recriminare qualcosa.
E, se la rabbia sopraggiunge violenta, regaliamoci un po' di tempo per sbollirla, attivando il nostro autocontrollo. Dobbiamo sempre cercare dei giusti compromessi, delle soluzioni che appaghino entrambe le parti. Questo sì che è “intelligente”! E non illudiamoci di poter cambiare le persone, magari con ricatti psicologici, sotterfugi, minacce o con la pietà, perchè otterremmo esattamente il contrario!
Non è forse vero che usiamo la nostra sofferenza per attirare l'attenzione, per giustificare la nostra riluttanza ad assumere comportamenti più positivi e costruttivi, per assumere il controllo sugli altri? Certo, la cosa migliore sarebbe risolvere ogni conflitto immediatamente, ogni qual volta se ne presenti uno, per non lasciare che vada ad avvelenarci internamente, ma non è sempre possibile e allora impariamo a “perdonare”, a non portare rancore, perché quest’ultimo fa ammalare il nostro cuore! Valutiamo anche questa possibilità!! Il perdono è salutare perché non permette agli errori degli altri di sporcarci. Ma ammettiamolo, per molti di noi perdonare significa “mostrarsi deboli”, perchè siamo troppo orgogliosi e ostinati! E così ci ripetiamo: “Perdonare? Dopo quello che mi ha fatto?
Impossibile...mai!”. Ci sentiamo traditi, ingannati, delusi e soffrendo, coviamo vendetta e rimuginiamo sulla cosa per giorni, mesi, anni, o al contrario ci mostriamo totalmente indifferenti. Ma non è così, perchè ogni esperienza negativa, se non elaborata, considerata, ragionata, rimarrà sempre nella nostra mente, anche inconsapevolmente!
Un certo Martin Luther King diceva: “Anche se col vostro amore non riuscirete a rendere il vostro nemico più umano, potrete sempre impedire all'odio e al rancore di distruggere il vostro cuore come hanno fatto con il suo”. Vogliamo continuare a punirci, perchè qualcuno ci ha ferito? Vogliamo a tutti i costi rimanere ancorati al passato? Sarebbe stupido, perchè non possiamo cambiarlo. Ciò che invece possiamo cambiare è il nostro atteggiamento, il nostro punto di vista: rivediamo gli eventi, magari provando a metterci nei panni di chi ci ha offeso, tradito o deluso. Cerchiamo di non essere prevenuti.
Del resto, potremmo anche scoprire di essere noi dalla parte del torto: forse perché abbiamo avuto un atteggiamento inopportuno; forse perché abbiamo frainteso le intenzioni; forse perché abbiamo istigato! Ma comunque sia andata, cerchiamo di essere oggettivi, realisti e al momento opportuno indulgenti. Ma non scambiate l'indulgenza con la debolezza, perché essere comprensivi non significa farsi mettere i piedi in testa o subire prepotenze, ma significa darsi una possibilità di comprendere e di cambiare, perché l’ostinazione e la chiusura mentale non portano da nessuna parte!
Allora cerchiamo di vedere le cose da un nuovo punto di vista, ristabilendo le priorità della nostra vita, cercando di andare oltre i condizionamenti familiari/culturali/ religiosi/sociali. Solo così le nostre azioni e i nostri pensieri acquisteranno un valore diverso e avremmo veramente la consapevolezza di avere in mano la nostra vita. Ma la maggior parte di noi vive “dormendo”: nasciamo e moriamo senza aver compreso il vero significato della nostra esistenza. Viviamo in uno stato di sonnambulismo, più o meno stressati, più o meno arrabbiati, la maggior parte disillusi o peggio illusi! In questi ultimi tempi l'angoscia, la solitudine, l'insofferenza e l’incertezza del futuro regnano ovunque.
Questo dispendio di energia, di salute e di emozioni deriva dai tanti conflitti interni ed esterni che quotidianamente vanno a intaccare il nostro fisico e la nostra mente. Perchè ci accontentiamo, perché non ci chiediamo se non esiste un altro modo di vivere? Riconsideriamo tutto ciò che ci è stato insegnato, eliminando i condizionamenti e impariamo a vivere “liberi”. E non ci facciamo attirare sempre da ciò che ci sembra più comodo e facile, ma scegliamo qualche volta anche la strada più scomoda, più impegnativa.
Queste scelte richiedono sacrificio, ma regalano anche molte gratificazioni. Impariamo a scegliere il “nuovo”, il “cambiamento”, mettendoci in gioco! Lo so, è difficile accettare “il nuovo”! Le novità ci disturbano, ci spaventano, soprattutto quando comportano un cambiamento che ci coinvolge. Perchè i cambiamenti implicano impegno, tempo, incertezza. Buddha un giorno disse ai suoi seguaci: “I monaci e i discepoli non devono accettare le mie parole per rispetto, ma devono analizzarle come un orefice analizza l'oro, tagliando, limando, levigando, fondendo”.
Ecco cosa significa ascoltare: essere pronti a capire! Non è facile ascoltare soprattutto se c'è un condizionamento emotivo, perchè si ascolta sempre dal proprio punto di vista, dal proprio stato programmato, condizionato, quasi ipnotico.
Il problema è che molte volte non vogliamo proprio “vedere”! Pensate che un politico disonesto voglia vedere le persone povere che muoiono di stenti? O un accanito fumatore voglia vedere la lastra dei suoi polmoni intossicati? O un medico senza scrupoli voglia vedere quanti danni ha provocato la sua diagnosi affrettata e superficiale? O una persona in sovrappeso voglia vedere quanto sporche e incrostate siano le sue arterie? Assolutamente no! Non vogliono “vedere” perchè se lo facessero, dovrebbero cambiare...dovrebbero diventare consapevoli! Se “guardiamo”, perdiamo il controllo della nostra vita, tenuta insieme in modo così precario! Quindi dobbiamo chiederci: “Quanto siamo disposti a guardare e ad ascoltare? A quanto di ciò che abbiamo di più caro siamo pronti a rinunciare?
Quanto siamo disposti a metterci in discussione? La prima reazione è senz'altro di paura, perchè ciò che temiamo di più non è l'ignoto, ma la perdita di ciò che ci è noto! Se siamo pronti ad ascoltare e a metterci in discussione allora vuol dire che siamo pronti a “guardare in noi stessi”, nella nostra parte più intima. Ma dobbiamo farlo in modo distaccato, incondizionato, come se fossimo spettatori di noi stessi, osservatori imparziali. Non dobbiamo identificarci o fissarci sulle cose, buone o cattive che siano, perchè possono cambiare da un momento all'altro. Dobbiamo sempre essere pronti al cambiamento.
Vogliamo migliorare la nostra vita? Iniziamo a cambiare noi stessi, smettiamola di voler cambiare gli altri! Pensate ad uno scienziato intento ad osservare il comportamento delle formiche. Egli lo fa senza aver in mente altro scopo che lo studio delle stesse, per imparare il più possibile. Non ha altro fine! Non sta cercando di insegnare loro qualcosa o di ricevere qualcosa in cambio. Vuole solo capire per arricchire la sua conoscenza.
Questo è il suo intento. Ecco l'atteggiamento giusto che dovremmo adottare, se vogliamo imparare a gestire bene la nostra vita. Ecco perché ho voluto intitolare questo articolo utilizzando le parole del grande Socrate: “Una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta!”.