Anche per il 2021 resta Trento la città più green. Lo dice il 28esimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente e Ambiente Italia, in collaborazione don il Sole 24ore che si basa su 18 parametri di 5 macroaree che sono aria, acqua, rifiuti mobilità, ambiente.
La classifica ha analizzato 105 città capoluogo di provincia e non differisce molto dal 2020.
E Asti?
Se Alessandria è la quartultima e ha perso ben 9 posizioni, Asti non dorme certo sogni tranquilli ed evidentemente c’è ancora molto da lavorare.
Il capoluogo infatti quest’anno si classifica al 68esimo posto e perde 4 posizioni rispetto allo scorso anno.
Curiosi i dettagli: 91esimo posto per l’offerta di trasporto pubblico, 41esimo posto per il verde urbano, 80esimo posto per le isole pedonali.
Leggermente migliorata per quanto riguarda le vittime della strada (59esimo posto), peggiora sui rifiuti differenziati passando dal 33esimo al 44esimo posto.
Giancarlo Dapavo, Legambiente Asti rimarca: "“Gli indicatori sulla qualità dell’aria, sul tasso di motorizzazione e sulle vittime della strada sono negativi in quasi tutta la Regione – così come quelli relativi ad offerta ed uso del trasporto pubblico, Asti praticamente inefficace, a mq di ciclabili e di isole pedonali pro-capite, Asti ultima per ciclabilità. Praticamente tutta la regione è rossa in relazione alle rinnovabili su edifici pubblici, bene solo Torino in relazione al consumo di suolo, quest’ultimo un trend che ci auguriamo venga confermato dal capoluogo. Scarso il verde fruibile e non alta la presenza di alberi urbani ogni 100 abitanti; Asti ultima in Piemonte, bene la qualità della rete fognaria ma ancora alta la dispersione di acqua e il suo consumo, criticità che peseranno sempre più sulle nostre città in ottica di resilienza e contrasto ai cambiamenti climatici. Pedonalizzazione carente in tutte le città della regione anche Torino nonostante l'incremento del 2020, Asti ultima in centro nord Italia per pedonalizzazione pro capite".
Un Paese fermo
Ecosistema Urbano fotografa un Paese in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali: già nello scenario pre-pandemico, il rapporto descriveva capoluoghi che faticavano a decollare nelle politiche di sostenibilità, contribuendo a conflitti con l’Europa e a procedure d’infrazione, come per la depurazione delle acque o la qualità dell’aria. Il periodo pandemico, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Ora, però, nell’ambito del PNRR si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque. Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’UE, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali”.
Asti e il Piemonte in rosso. Una fotografia impietosa (?)
“Gli indicatori sulla qualità dell’aria, sul tasso di motorizzazione e sulle vittime della strada sono negativi in quasi tutta la Regione – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - così come quelli relativi ad offerta ed uso TPL, a mq di ciclabili e di isole pedonali pro-capite. Praticamente tutta la regione è rossa in relazione alle rinnovabili su edifici pubblici, bene solo Torino in relazione al consumo di suolo, quest’ultimo un trend che ci auguriamo venga confermato dal capoluogo. Mediamente scarso il verde fruibile e non alta la presenza di alberi urbani ogni 100 abitanti; bene la qualità della rete fognaria ma ancora alta la dispersione di acqua e il suo consumo, criticità che peseranno sempre più sulle nostre città in ottica di resilienza e contrasto ai cambiamenti climatici.
La fotografia piemontese è impietosa, i dati non dicono tutto ma raccontano molto, in particolare di quanto le amministrazioni cittadine debbano fare scelte che avremmo definito coraggiose, ma che oggi possiamo solo più definire inevitabili, anche alla luce della consapevolezza del ruolo che le aree urbane hanno e avranno su contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici e, conseguentemente, in relazione alla qualità della vita. Per vincere queste sfide abbiamo oggi una grande, forse la più grande opportunità che non possiamo sprecare: i fondi del PNRR devono indirizzare e finanziare investimenti innovativi, efficaci e in linea con la tutela dell’ambiente”.
In allegato il rapporto.