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Cultura e tempo libero | 16 dicembre 2021, 13:00

Vacanze nell’Astigiano a caccia di Natività

Altra puntata di scopo: Asti e l’Astigiano sono ricchi d’arte e il Natale in arrivo può essere ottima occasione per scoprirne qualche testimonianza in tema

Vacanze nell’Astigiano a caccia di Natività

Gli esordi della Natività nell’arte rappresentano solo la Sacra Famiglia, raramente arricchendo la scena con pochi altri personaggi: santi o angeli. E’ una raffigurazione antichissima che trae origine principalmente dai Vangeli di Luca e Matteo. La prima a noi nota risale al III secolo e si trova a Roma, nelle catacombe di Priscilla. Serve un altro abbondante secolo perché arrivino bue e asinello, metafore di ebrei e di pagani. Maria in quel periodo era il punto focale della scena, ancor più dopo il concilio di Efeso del 431. Da quel momento, con la proclamazione della sua divina maternità, è vero boom di Natività. In alcune iniziano a comparire pastori o Magi adoranti, da cui la denominazione pittorica Adorazione. Le prime variazioni sul tema arrivano tra il XII e XIII secolo con la dominante pittorica della tenerezza materna, fino al XIV secolo quando muta lo schema e il soggetto principale diventa il Bambino, contornato spesso da rovine di edifici antichi a ricordare la credenza che il Tempio della Pace a Roma sarebbe crollato quando una vergine avesse partorito. Scenario sostituito o integrato da rocce e grotte, simboli del legame tra cielo, e poi da tettoie o porticati. E siamo arrivati alla materialità della pittura gotica. Un attimo ed ecco il Rinascimento, dove anche la Natività è pretesto per celebrare potenza e ricchezza, dove la luce esalta il naturale splendore del Dio incarnato, fino a renderlo soprannaturale. L’ultima evoluzione artistica dal ‘700 in poi, quando l’attenzione si sposta su sentimenti, fedeltà ambientale e veridicità dei costumi.


Detto questo, veniamo a noi: qui si tratta di gite, fine settimana e vacanze ad Asti e dintorni e allora ecco una piccola selezione di Natività da mirare o rimirare dalle nostre parti. Questa volta, la voce del padrone la fa il capoluogo con cinque opere spettacolari a cui corrispondono tre posti bellissimi, da frequentare magari in alternativa o alternanza del girare Asti a meri scopi commerciali. Prima tappa in Collegiata, a metà della parete sinistra vi aspetta quel capolavoro del nostro grande Gandolfino che è il polittico dell’Adorazione dei Magi e poi, nell’oratorio che precede la sacrestia, due oli su legno attributi alla scuola di Defendente Ferrari. Rappresentano l’Adorazione dei Magi e l’Adorazione dei Pastori e pare fossero gli sportelli di un organo. Due passi e siete in piazza Catena. Qui un altro Gandolfino, nel refettorio del Seminario Vescovile e la sua Natività con i santi Bartolomeo e Benedetto, sperando sia fruibile che tra pandemia ed eccessi passati di visita è un sacco che non ci passo. Gran finale nella chiesa di Santa Maria Nuova per una Adorazione dei pastori, ancora di Gandolfino che, nonostante sia nascosta di fianco al portale d’entrata e in condizioni di conservazione disastrose, vale sicuramente la gita.

Tra le varie Natività e Adorazioni di valore, sparse nell’Astigiano, ne suggerisco una il cui contesto è di un fascino e di una bellezza veramente uniche: ad Albugnano la Canonica di Vezzolano, che altro? Non fatevi però distrarre subito dall’insieme e dedicatevi all’affresco del chiostro e alla sua Adorazione dei Magi, opera del così nominato Maestro di Montiglio, databile metà Trecento. Va beh, già che siete lì un piccolo, per dire, fuori tema regalatevelo, girando tra le mirabili miniature nel presepe di Anna Rosa Nicola. Facile poi, ma se ne parla per il Natale del prossimo anno, ritorni la Natività di Antoine de Lonhy, uno dei quattro soggetti delle grandi tavole bifacciali ora in esposizione nella bellissima mostra di Palazzo Madama a Torino. Buone visite e, anche se un po’ in anticipo, buon Natale.

Davide Palazzetti

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