Che questo inverno sia stato decisamente anomalo è innegabile. Le rigide temperature e le abbondanti precipitazioni che fino a poco tempo fa caratterizzavano le regioni a sud delle Alpi, infatti, sembrano essere solo un lontano ricordo. Quella che si sta ormai avviando verso la conclusione è stata una stagione stranamente calda, secca e con numerosi episodi di foehn che ha spirato prepotente fino alle pianure del nord Italia.
Purtroppo ci stiamo abituando ai record e l’inverno 2021-2022, in Piemonte è stato il 3° più caldo degli ultimi 65 anni con una anomalia positiva di temperatura media di +1.8°C .
Anche dal punto di vista delle precipitazioni la situazione è stata fuori dal comune, dal momento che, la stagione invernale è stata caratterizzata da una drammatica siccità e questo è stato il 3° inverno più secco con un deficit percentuale medio di circa il 70% rispetto alla norma climatica 1991-2020.
Il 2021 era terminato con un dicembre all’insegna del sole e del bel tempo con il 50% di precipitazioni in meno rispetto all’anno precedente e gennaio è proseguito seguendo lo stesso trend negativo, configurandosi come il 4° più secco dopo il 1989, il 1993 e il 2005 .
Febbraio 2022 invece si è guadagnato il record di 8° più secco degli ultimi 65 anni.
E sebbene in Piemonte l’inverno non sia mai stata la stagione più generosa in termini di precipitazioni, il 2022 registra l’assenza dell’85% medio delle piogge e delle nevicate attese in questa stagione.
A rendere questo inverno tanto strano non è dunque solo il fatto che non abbia praticamente né piovuto né nevicato quanto il fatto che a ciò si associno temperature troppo miti per il periodo.
A causa di questo prolungato arco temporale all’insegna della scarsità di precipitazioni, la maggior parte dei bacini della regione si trovano in condizioni di siccità estrema e gli altri di siccità severa. Soprattutto ad essere in sofferenza sono i bacini di pianura ed il deficit idrico tende a inasprirsi
La situazione meteorologica che si prospetta per le prossime settimane, poi, non è certo confortante poiché le previsioni a medio termine continuano a mostrare poche precipitazioni significative sulla regione fino a metà del mese di marzo. Non bisogna dimenticare che proprio l’autunno e la primavera dovrebbero essere le stagioni più piovose fondamentali anche per le attività seminative.
Lo spessore del manto nevoso risulta drammaticamente ridotto presentando un deficit superiore al 50% e l’innevamento appare fortemente deficitario su tutti i settori, indipendentemente dalla quota ed causa del vento delle ultime settimane anche fortemente eterogeneo, con ampie zone erose in corrispondenza delle creste e locali accumuli nelle zone al riparo dal vento.
L’assenza di precipitazioni sta già mostrando le sue drammatiche conseguenze sui corsi d’acqua del reticolo idrografico principale e secondario della Regione con portate praticamente più che dimezzate sulle aste principali del Po e del Tanaro.