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Cultura e tempo libero | 22 marzo 2022, 07:30

Da De Andrè e Guccini a San Giuseppe e Anchise. Riflessioni sulla figura del padre a Castelnuovo Belbo

Il primo appuntamento con ChiacchierArte, ha visto, in biblioteca, un numeroso pubblico attento e incuriosito. Il sindaco: "La cultura e la bellezza ci aiuteranno"

Da De Andrè e Guccini a San Giuseppe e Anchise. Riflessioni sulla figura del padre a Castelnuovo Belbo

A Castelnuovo Belbo momenti di riflessioni, nei giorni scorsi, sulla figura del padre e le sue infinite declinazioni, con la chiacchierata tra Stefano Di Norcia e Paolo Cerutti per la rassegna ChiacchierArte.

Nei locali della Biblioteca Fienga, i due relatori hanno guidato il pubblico attraverso una galleria virtuale di immagini e parole soffermandosi su alcune emblematiche raffigurazioni di padre: dal vecchio Anchise caricato da Enea sulle proprie spalle durante la fuga da Troia ormai assediata, immortalato dai versi di Virgilio e dal marmo di Bernini, al Saturno del mito classico dipinto da Goya (1746-1828), che divora la sua discendenza per paura che questa ne metta in discussione l’autorità, fino al confronto malinconico e impietoso tra sé e il proprio padre nella poesia La guerra di Giovanni Raboni (1932-2004).

Ad aprire la discussione è stato l’archetipo assoluto di padre: San Giuseppe. Un San Giuseppe dolce e amorevole è quello di Caravaggio, che lo dipinge in fuga verso l’Egitto insieme a Maria e al piccolo Gesù: "Una famiglia di profughi, diremmo oggi" - commenta Di Norcia.

Profondamente umano è poi il San Giuseppe della Buona novella di Fabrizio De André; concept album del 1970, in cui il cantautore rilegge la vicenda di Cristo attraverso le lenti inedite dei Vangeli apocrifi, La buona novella ci descrive Giuseppe come un “reduce del passato”, un uomo ormai vecchio e stanco a cui viene data in moglie una giovanissima Maria, nei cui confronti, più che marito, si sente padre.

I padri però possono anche essere figure castranti. Esemplare è Domenico, il padre-padrone del romanzo Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (1883-1920). Domenico è il responsabile della metaforica cecità del figlio Pietro, a cui fa riferimento il titolo. Pietro è il giovane che non riesce a maturare un rapporto autentico con la realtà a causa del rapporto conflittuale con un padre dispotico. Vive quindi una condizione di paralisi e si rifugia, in ricerca di protezione, nelle illusioni, in una dimensione privata che ha la consistenza del sogno.

Una sensibilità affine a quella di Tozzi si ritrova nel pittore Egon Schiele (1890-1918). Il periodo è lo stesso: è il primo Novecento delle grandi rivoluzioni scientifiche e culturali, un’epoca che spazza via le certezze ottocentesche e che mette l’uomo davanti alla mancanza di significato. Schiele, nel Doppio ritratto di Heinrich e Otto Benesch, rappresenta il padre Heinrich, di spalle, che allunga un braccio come ad abbracciare il figlio Otto, visto di fronte; ma l’austerità del volto di Henrich, il pallore emaciato di Otto e la posizione delle sue mani, come quelle dei calciatori in barriera quando si batte un calcio di punizione, gettano una luce cupa sul gesto del padre. Forse non è un abbraccio, ma uno sbarramento, un divieto che il padre autoritario impone al figlio bloccandone la crescita, o meglio, in termini psicanalitici, l’individuazione.

Tra somiglianze e opposizioni il pubblico è stato così guidato alla scoperta di un ruolo, quello del padre, che è stato da sempre oggetto delle riflessioni degli artisti e che si è caricato, di volta in volta, di significati differenti e talora contraddittori. Fino al termine della discussione che si è chiusa, circolarmente, sulle parole e sulle note di un altro grande cantautore: Francesco Guccini: - "Vola, vola tu, dov'io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare - dice in Culodritto, canzone dedicata alla figlia - E dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare. Un padre che accompagna, ma che, allo stesso tempo, lascia spazio, ai figli, anche per sbagliare. E per crescere, che in fondo è lo stesso".

Commenta il Sindaco Aldo Allineri: “Stiamo vivendo un momento difficile dovuto alla pandemia e per non bastare anche a questa inaspettata guerra e speriamo con qualche momento di cultura permetta di farci un po' liberare la mente dai problemi e sognare le bellezze delle opere realizzate in vari secoli passati. Per tale motivo è stata  un emozione questa prima edizione di conferenza sull' Arte. Grazie all'idea del consigliere Stefano di Norcia abbiamo potuto realizzare questa edizione denominata "ChiacchierArte" proprio per fare un piacevole incontro su varie opere d' arte. Il salone era gremito di pubblico."

 

Redazione

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