Tra esattamente un anno, sono venti che vivo nell’Astigiano, con il piacere quotidiano di aver lasciato una città bellissima, Genova. Bellissima, ma bloccata anche lei dall’esplosivo mix di politica e centri di potere. Prima a nord, Mombarone. Oggi dall’altra parte: Belveglio. Per quasi vent’anni il capoluogo è stato sempre punto d’estetica, incontri e speranze. Son tornato recentemente nella mia città d’origine per tristi faccende dopo che mamma era mancata. Tra notai e consulenti vari, l’ho girata un bel po, ritrovando luoghi, facce e atteggiamenti. Ritrovando anche lì gli effetti del regno dei pochi. Un posto, in verità, mi ha risollevato per le belle evidenze di rinnovamento e le tangibili energie: il mercato coperto che in San Vincenzo sbocca su via XX Settembre, il nostro corso Alfieri.
Tornato ad Asti il caso mi ha portato ad un parcheggio nella parte bassa di piazza Alfieri e al passare davanti al nostro Coperto. Il suo attuale, passatemi il termine, grigiore e le sue importanti potenzialità mi raccontano la città. Il Mercato Coperto di Asti è una delle istituzioni dell'Astigiano, un luogo dove trovare il territorio tra grandi prodotti ortofrutticoli, formaggi, vini e tipicità piemontesi. I numerosi operatori che lo animano sono encomiabili vettori di astigianità da supportare al massimo. Supportarli noi tutti nel preferirli ad un supermercato, supportarli la nuova amministrazione comunale nel far ritrovare energie ad un posto bellissimo, ma oggi un po’ spento.
Energie strutturali, evitando di dare il via a nuovi impianti di distribuzione organizzata ai margini urbani. Energie nel coinvolgere i residenti attorno ai valori che custodisce il Coperto. Io ci porterei in “gita” perfino le scuole, quasi fosse un museo. I profumi, i colori e l’umanità che racchiude potrebbe essere un buon viatico per non rubare troppe braccia all’agricoltura, per instillare conoscenza e orgoglio. Energie progettuali, e ovviamente qualche soldo, per dargli nuova vitalità con punti assaggio e degustazione e perché no anche un’area ristoro, magari al piano superiore con tanto di ampia terrazza. E poi darei lustro all’ex sede della Croce Verde, trasformata in luogo di primo incontro con i grandi prodotti tipici dell’Astigiano e la sua tradizionale anima agricola.
Allora sì che il fascino aperto di piazza Libertà si arricchirebbe di motivazioni in più di transito e sosta, anche per visitatori e turisti, appena dovesse arrivarne qualcuno. Allora sì che il Coperto potrebbe essere meta e stimolo di vacanza.