Significativa serata quella del 2 dicembre nell’elegante cornice del ristorante “Podere La Piazza” di Santa Margherita di Costigliole d’Asti, dove Soci, Autorità, Giornalisti e Amici del Lions Club Costigliole d’ Asti si sono ritrovati per scambiarsi gli Auguri di Natale e di Felice 2023, ma anche per dare attuazione ad un nuovo progetto culturale con l’attesa conferenza “Emilia Cardona - La giornalista che sposò Boldini” (Costigliole d'Asti 1899 - Pistoia 1977) proposta dal giornalista e scrittore Carlo Cerrato che da anni segue con curiosità e interesse le vicende collegate alla figura della Cardona.
“L’Amministrazione Comunale di Costigliole d’Asti - afferma il sindaco Enrico Alessandro Cavallero nel suo intervento di saluto - è particolarmente attenta a ritrovare e valorizzare figure e vicende del nostro passato meritevoli di studio e attenzione, promuovendo, anche in accordo con Associazioni e Enti attivi sul Territorio, gli incontri e le iniziative che contribuiscono alla più ampia divulgazione e salvaguardia della memoria e della cultura storica e artistica del paese di Costigliole”.
Il presidente del Lions Club Costigliole d’Asti, Mario Narciso, nel presentare l’evento, ha ribadito il costante impegno da parte del sodalizio nell’attenzione alle tematiche sociali, ambientali e culturali del Territorio di riferimento. Questo incontro conviviale rappresenta il primo momento di un interessante percorso che vedrà partecipe il Club costigliolese nel corso della seconda parte dell’anno sociale con la visita, tra l’altro, alla Mostra “Giovanni Boldini e il mito della Belle Epoque” in Asti. Non solamente quindi il tradizionale meeting degli auguri ma anche occasione di divulgazione storica: fatti e persone originarie dei nostri Paesi, alle volte poco noti al grande pubblico.
Nella sua articolata conferenza, Carlo Cerrato ha precisato:
“Emilia Cardona è un personaggio che merita di essere riscoperto e studiato. Non è stata soltanto la giovane donna che sposa il vecchio artista e ne diventa erede universale.
E' stata, oltre o forse prima che "la moglie di", una donna libera nata agli albori del '900, una giornalista e una scrittrice di un certo successo e soprattutto la promotrice e protagonista di una serie di iniziative che si sono rivelate determinanti per la diffusione e valorizzazione postuma delle opere di Giovanni Boldini attraverso libri, grandi mostre e la creazione del Museo Boldini di Ferrara con una importante donazione, in ossequio alle volontà del Maestro.
Mi sono appassionato a questa figura di giovane giornalista che, partita studentessa da Costigliole, si fece strada rapidamente a Torino per affermarsi poi, anche come scrittrice, a Parigi a partire dalla seconda metà degli Anni 20.
E' stata finora una ricerca molto interessante, ricca di spunti di ulteriore indagine su una donna dalla personalità complessa, protagonista nel bel mondo senza dimenticare famiglia di origine e radici, di cui si trova traccia nella sua opera letteraria da riscoprire, sia in lingua francese che italiana.
Trasferita a Torino giovanissima per completare gli studi, pubblica nel 21 a soli venti anni il suo primo libro, "Brichet", illustrato dal futuro marito Mario Mencarelli, architetto. L'editore è nientemeno che Paravia, all'epoca la più importante casa editrice d'Italia. A ventitré anni si sposa e pubblica il secondo libretto dedicato alle "Grandi donne del Piemonte", risultato di una conferenza in cui emergono accanto alla formazione cattolica un inaspettato impegno dalla parte dei diritti delle donne. Scrive di arte e costume, per diversi giornali tra cui il quotidiano "Il Regno", poi nel 1926 inizia a collaborare alla "Gazzetta del Popolo", che sta per lasciare la storica sede di piazza IV Marzo per trasferirsi in corso Valdocco, e inizia l'avventura parigina.
Nello stesso anno l'incontro con Giovanni Boldini, nel '29 il matrimonio, dopo l'annullamento del primo. Intensissimi gli anni 30. Un anno dopo la morte del Maestro ferrarese, avvenuta nel 31, Emilia, detta Milli, si sposa per la terza volta, con lo scultore Francesco La Monaca, organizza mostre, pubblica la prima biografia di Giovanni Boldini, quindi il catalogo completo delle opere del suo studio. Pubblica romanzi in francese, poi nel '39 a Milano esce da Ceschina, forse la sua più bella e interessante opera letteraria. E' un romanzo intitolato "La famiglia Tamburi" opera, scritta a Parigi nel 1936, ma ambientata nei primi anni del '900 interamente a Costigliole (paese sempre indicato come il Villaggio, ma riconoscibilissimo) e ad Asti e dintorni, che compaiono invece con il rispettivi veri nomi.
Vedova per la seconda volta nel '37, ritorna in Italia nel '38. Poco dopo, il ritrovamento degli affreschi realizzati da Boldini settant'anni prima a Collegigliato di Pistoia, il quarto matrimonio quasi subito annullato, l'acquisto di Villa Falconer, che diventerà, fino alla morte avvenuta nel 1977, la sua residenza, studio, salotto artistico mondano.
Finora la critica non ha ritenuto di approfondire l'analisi del personaggio dal punto di vista umano e psicologico né dei contenuti del suo lavoro giornalistico e poi letterario. Ci sto provando con un approccio di tipo giornalistico cercando di inquadrare il personaggio, complesso e discusso, nella sua epoca in modo il più possibile oggettivo, scrivendone da un punto di vista naturalmente maschile, evitando scivoloni o giudizi superficiali”.