Il SSN, considerato fiore all’occhiello della nostra politica sanitaria, è da anni in crescente difficoltà per un cronico sotto finanziamento anche in rapporto all’aumento dei bisogni. Lo stanziamento per le spese sanitarie rispetto al PIL nazionale è decisamente inferiore se paragonato alle altre realtà europee.
Da questo insufficiente finanziamento, spesso in concomitanza con errori di programmazione, derivano importanti problemi gestionali in merito alla disponibilità di personale sanitario, di posti letto in Ospedale e di risorse adeguate per la sanità territoriale, struttura indispensabile per trattare a domicilio patologie croniche e neurologiche degenerative.
Asti ha un indice di posti letto ospedalieri, per patologie acute, inferiore agli standard ministeriali stabiliti. Questa situazione è aggravata da una concomitante carenza di strutture nel territorio che possano occuparsi del post-acuzie, mancano cioè i posti per lungodegenza.
Inoltre attualmente non esiste ad Asti una Struttura Pubblica di sostegno alle famiglie di pazienti con Alzheimer o con gravi disabilità fisiche o psichiche e nemmeno un Hospice per i malati terminali. Per quanto riguarda le prestazioni specialistiche, nell’ambito del Servizio Pubblico, vi è spesso una insufficiente offerta dell’attività ambulatoriale.
Tutto questo si ripercuote in un disservizio che grava sui malati, sulle loro famiglie, ma anche sulle strutture ospedaliere di primo soccorso.
La risposta a queste carenze, aggravate da una costante, sfiancante richiesta politica di ulteriori contrazioni di spesa, si è tradotta in un crescente ricorso al privato: dalla gestione dei Servizi ospedalieri (Pulizia, Cucina ecc..) si è passati alla associazione con le strutture private convenzionate per la gestione delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie (con palese discriminazione nei confronti dei cittadini con minori risorse economiche) ed infine alla presenza diretta nelle strutture di Pronto Soccorso, nelle sale operatorie e nei reparti di medici gettonisti reclutati da cooperative private senza possibilità di controllo da parte dell’ospedale o dell’Ordine dei Medici sulle effettive capacità nell’ambito di lavoro richiesto.
A questa oggettiva e diffusa, a livello nazionale, situazione di disagio si associa ad Asti la percezione di essere più svantaggiati rispetto ad altre realtà regionali. Si temono infatti ventilati accorpamenti di servizi e specialità con altri Ospedali regionali, cosa che determinerebbe un ulteriore declassamento del nostro Ospedale. Una cosa simile stava per accadere nel 2014 quando, con la Delibera Regionale 1-600, si corse il rischio, evitato infine grazie ad una vera e propria sollevazione popolare, di perdere strutture fondamentali per il nostro nosocomio, come ad esempio il reparto di Malattie Infettive, strutturalmente all’avanguardia nella sanità regionale.
La percezione di questo disagio (nazionale) ed il sospetto (locale) di essere considerati e trattati come cittadini di serie B con minori diritti e servizi rispetto ad altre realtà regionali ha dato vita negli ultimi mesi a molti malcontenti e ad una corposa campagna mediatica di informazione.
Le forze di rappresentanza politica hanno cercato a loro volta di dare voce a questo malessere con diversi interventi, terminandoli tutti con la richiesta, assolutamente legittima, di poter conoscere e intervenire nelle scelte della Regione e della Dirigenza ASL.
A questo proposito occorre ricordare che il legislatore, con il D Lgg. 229/99 di riforma del servizio sanitario, ha introdotto un nuovo modello di relazioni tra Regione, enti locali ed Aziende sanitarie, basato sul pieno coinvolgimento di ciascun livello al processo decisionale e su una effettiva cooperazione/collaborazione tra gli operatori tramite la Conferenza dei Sindaci, prevista dal 14° comma dell’art. 3.
Purtroppo i Sindaci, che ricordiamo, rivestono per legge il ruolo di autorità sanitaria locale, spesso non utilizzano adeguatamente questo strumento e, non facendosi così portavoce delle richieste di salute dei cittadini, lasciano che siano i Direttori Generali a fissare gli obiettivi.
Dal primo maggio si avrà l’insediamento del nuovo Direttore Generale, che ha trascorsi astigiani ed è certamente a conoscenza di buona parte dei problemi che affliggono la sanità locale.
A nostro parere il nostro Sindaco ha il diritto/dovere, in qualità di Presidente della Conferenza dei Sindaci, di richiedere al più presto una revisione ed eventuali modifiche del Piano di Organizzazione Aziendale dell’ASL, con l’obiettivo di bloccare ogni provvedimento che possa determinare un ulteriore scadimento dell’offerta sanitaria ai cittadini astigiani, come il previsto declassamento della SOC di Dermatologia. Dopo questo primo passo ci auguriamo si possano concordare momenti di confronto costruttivo tra l’Amministrazione pubblica e la Direzione Aziendale dell’Asl per poter migliorare la risposta alla richiesta di salute di tutti i cittadini.
Movimento Civico Prendiamoci Cura di Asti