Per Asti l’11 settembre rappresenterà un data storica: per la città, per il territorio e per il sistema di comunicazioni. L’agognata riapertura al traffico commerciale della Asti-Alba sarà realtà. Una storia ultracentenaria quella della linea di 34 km che collega le due città attraverso gli splendidi scenari dell’astigiano. Grazie alla sensibilità dell’Archivio di Stato di Asti sarà possibile visitare una mostra che si preannuncia già intrigante e ricca di documentazione, cimeli e mezzi ferroviari in miniatura.
La linea
Le città di Alba ed Asti furono unite tra il 1862 ed il 1870 da due linee ferroviarie distinte: il tratto Alba-Castagnole Lanze (facente parte della linea Cavallermaggiore-Cantalupo-Alessandria) mentre il tratto Castagnole Lanze-Asti è parte integrante della Castagnole-Asti-Mortara. Il servizio rimase attivo fino al 2010-2012 quando una serie di frane ne causò la chiusura. Fu Fondazione Fs Italiane che già nel 2018 si occupò di realizzare un treno storico tra Asti-Castagnole e Nizza Monferrato. La via verso il recupero funzionale dell’intera tratta fu tracciata! Si procedette al ripristino della Alba-Neive fino alla riapertura, a scopo turistico, della tratta nell’ambito del progetto di Fondazione FS “Binari senza tempo”. Quella “scintilla” ha rafforzato, nelle comunità attraversate dalla ferrovia ed in Enti ed Associazioni del territorio, la volontà di ridare vita ad una infrastruttura essenziale per il trasporto locale e per la sostenibilità ambientale dello stesso, fino a diventare realtà e concretizzarsi il prossimo 11 settembre.
La mostra
Grazie alla sensibilità dell’Archivio di Stato di Asti e della sua Direttrice Valentina Emanuela Pistarino, sarà dunque possibile rivivere la storia ed il passato di questa ferrovia che per generazioni ha rappresentato il mezzo di trasporto principe per persone e merci. Nei locali dell’Archivio, in via Generale Govone 9 ad Asti, la serie di documenti storici, inediti perlopiù, permetterà al visitatore di fare un vero e proprio salto nel passato, ricostruendo anche la morfologia della linea, i suoi cambiamenti ed adattamenti al tessuto industriale, artigianale ed abitativo. Oltre ai preziosissimi documenti d’archivio, grazie alla passione di Gabriele Balestrino, fermodellista, Mario Didier (macchinista che condusse l’ultimo treno prima che la linea fosse interrotta e che sarà alla guida del convoglio della riapertura) e Fulvio Bellora, Presidente del Comis (Comitato Mobilità Integrata e Sostenibile del Piemonte), sarà possibile ammirare anche cimeli ferroviari, divise, attrezzature, segnali e modellini che riproducono con assoluta fedeltà il materiale ferroviario circolante proprio sulla Asti-Alba. Non mancherà neppure la documentazione fotografica che, attraverso il fascino del bianco e nero porterà i visitatori in un’altra dimensione.
Le parole della Direttrice dell’Archivio di Stato
L’Archivio è un prezioso scrigno di storia della nostra Nazione. Aprirlo in occasione di questo evento importante per il territorio rappresenta una grande sensibilità verso la comunità in cui è inserito. Quale lo spirito che vi ha portato a questa decisione?
P. La ferrovia Asti-Alba, costruita nel XIX secolo, è un patrimonio che le generazioni passate hanno trasmesso e merita, come altre linee ferroviarie dismesse, di essere riportata in funzione per l’importante servizio di collegamento che rappresenta per la collettività. Le ferrovie in generale rendono più sostenibile il traffico e la mobilità di merci e persone, aspetto che sta assumendo sempre più importanza a causa dei cambiamenti climatici. In quest’ottica desideriamo offrire un contributo che permetta di conoscere meglio la storia della ferrovia e, insieme, delle comunità interessate dal suo passaggio.
La ferrovia ha sempre rappresentato per l’Italia un anello di congiunzione tra le varie regioni ma anche un segno di civiltà per le grandi e piccole comunità. Anche l’astigiano ne ha beneficiato per decenni. Pensa che questa riapertura sia il segno del cambiamento dei tempi che possono portare nuovamente alla centralità della persona e del territorio?
P. Credo di sì, in generale stiamo maturando una maggiore sensibilità per temi quali la sostenibilità e la protezione dell’ambiente e certamente il ripotenziamento delle linee ferroviarie ben risponde alle attuali esigenze e ci proietta verso il futuro. Se questi investimenti saranno sempre più frequenti porteranno a una maggiore integrazione tra le comunità e costituiranno una spinta al ripopolamento dei nostri territori agricoli.
Direttrice, l’auspicio ora è di proseguire in questa opera di diffusione storica. Avete in programma il coinvolgimento anche delle scuole, che potrebbero studiare la storia del proprio territorio con mano oltre che leggendo dei libri?
P. Sì, stiamo coinvolgendo gli istituti scolastici, offrendo alle classi visite guidate alla mostra. Sarà anche l’occasione per fare rete e pensare a progetti didattici che portino gli studenti a lavorare sulle fonti e ad approfondire aspetti della storia del territorio.
Dopo decenni di abbandono delle strade ferrate locali è giunto quindi il momento per un nuovo “rinascimento ferroviario” ed in tal senso il messaggio che arriva da Asti è di fiducia verso il futuro, un futuro a “misura d’uomo”, con l’attenzione che dobbiamo tutti riservare al patrimonio naturale da consegnare alle nuove generazioni. Che questo avvenga attraverso una via ferrata è la vittoria di chi si è battuto per la riattivazione di questa rete di linee preziose e di chi alla fine (in primis Regione Piemonte), ne ha capito il valore intrinseco. È solo un primo passo, ma la direzione è quella più coerente e sarà, per tutti quelli che si sono battuti, un sollievo vedere muoversi il primo treno guidato da Mario mentre si infilerà nella campagna fra Langhe e Monferrato.