C'è un malessere, di cui spesso non si parla, che rimane spesso nascosto al pari delle esistenze dei tantissimi migranti che arrivano ogni anno in Italia ed entrano nel sistema di accoglienza.
E' quello della salute psichica, spesso minata da soprusi effettuati ai loro danni durante i campi di prigionia in Libia oppure nelle traversie affrontate nei lunghi tragitti in mare.
Ed è proprio per dotare le istituzioni di una "cassetta degli attrezzi" in grado di affrontare con efficacia queste problematiche che oggi, nella sala del coro dell'Archivio di Stato sono stati presentati i risultati del progetto Samadhi, nato in collaborazione con la Prefettura, la pastorale migranti della Diocesi di Asti e l'Onlus senese Carrettera Central.
Asti sempre più accogliente
A spiegare le origini del problema ci ha pensato il Prefetto di Asti, Claudio Ventrice, sulla scorta della propria esperienza precedente, passata nelle commissioni deputate a giudicare sul diritto di asilo dei migranti: "Spesso dietro ad ogni persona che arriva sul territorio italiano si nascondono storie terribili di soprusi e violenza. Questo genera spesso traumi che queste persone si portano dietro per tutta la vita. Creare le condizioni perché queste persone possano raggiungere un benessere psicofisico rende più sicura tutta la società".
Il Prefetto ha poi ha dato qualche dato sull'accoglienza: "Ad Asti ospitiamo 1200 migranti, che in rapporto alla popolazione residente fa il nostro territorio il più accogliente del Piemonte. Basti pensare che altre province, come Alessandria e Cuneo, arrivano sulle 800-900 permanenze e Torino, rispetto alla densità demografica, ne accoglie circa 3900".
Di gesto caritatevole che va a vantaggio dell'intera società ha parlato anche il vescovo, Marco Prastaro: "La nostra opera va nel solco delle parole di Papa Francesco: accogliere, promuovere, progettare ed integrare".
Tre linee d'azione
Entrando nel merito del progetto, questo si è basato su tre tematiche importanti: la prima riguardava il profilo psichico dei migranti, per promuovere azioni di presa in carico integrata in riferimento al referall vulnerabilità. Secondo punto invece riguarda la tutela della salute, per la prevenzione della diffusione di eventi infettivi contagiosi. Ultimo tema trattato, infine, quello della genitorialità e della salute madre-bambino.
"Le linee di indirizzo sono il prodotto fatto dalla rete di cui la Prefettura è capofila" spiega il responsabile del progetto per la Prefettura Renzo Remotti. "Queste linee, condivise, serviranno per operare in sinergia su tutto il territorio della provincia di Asti".
Tra le azioni proposte, c'è la formazione e l'aggiornamento per il personale impegnato nell'accoglienza, la creazione di una piattaforma digitale per azioni di presa in carico integrata, una informazione coordinata e condivisa con campagne di prevenzione sulla vulnerabilità, un censimento sanitario e un prontuario per le forze dell'ordine.
"Abbiamo scoperto un territorio con grandi risorse ed enormi potenzialità - ha affermato Adriano Scarpelli, presidente di Carrettera Central - il lavoro svolto quando messo a regime sarà di estrema utilità".
Il responsabile dell'ufficio pastorale migranti, Paolo Maccario, invece ha puntato l'attenzione sulle seconde generazioni: "E' un problema di cui non si parla ancora in maniera diffusa - ha spiegato - sui cui insistono alti rischi di abbandono scolastico. Bisogna mettere in campo azioni più incisive sul fronte dell'integrazione".