La Commissione Sanità del Piemonte, presieduta da Luigi Icardi, ha condotto una serie di audizioni cruciali sul tema degli algoritmi per il personale infermieristico sulle ambulanze. Tra i partecipanti, Claudio Lucia, presidente dell'Ordine dei Medici di Asti, ha portato la prospettiva del territorio astigiano al dibattito regionale.
Icardi ha aperto la sessione sottolineando l'urgenza di trovare una soluzione, dato che il Piemonte, insieme alla Valle d'Aosta, è l'unica regione del Nord Italia a non aver ancora regolamentato la materia.
Durante la prima audizione, che ha coinvolto gli Ordini dei medici e delle Professioni infermieristiche, Federico D'Andrea, presidente dell'Ordine dei medici di Novara, ha parlato a nome dei colleghi di Asti, Alessandria e Cuneo. Ha evidenziato che la questione principale non riguarda tanto gli algoritmi o gli infermieri, quanto il ruolo e le responsabilità del medico nell'emergenza.
Il dibattito si è concentrato sulla necessità di garantire la presenza medica nei casi più critici, con proposte come l'incentivazione dell'uso dell'auto medica per gestire gli interventi da codice rosso.
“Il medico che non vede e che non visita personalmente il paziente – ha spiegato – non può prescrivere una terapia adeguata perché non lo consentono né la deontologia né le leggi dello Stato. Non si può pensare, inoltre, che farmaci che non possono essere somministrati da parte dei medici di medicina generale ma solo da specialisti, possano esserlo dal personale infermieristico”.
“Un’alternativa percorribile per risolvere in parte la scarsità di medici – ha aggiunto – potrebbe essere incentivare l’utilizzo dell’auto medica per far fronte a quel 7-8% di interventi da codice rosso cui va garantita la presenza del medico”.
Il presidente dell’Ordine degli infermieri di Torino Ivan Bufalo, intervenuto con i presidenti di Novara e Verbania Paola Sanvito, di Alessandria Giovanni Chilin, di Cuneo Remo Galaverna e di Vercelli Giulio Zella, ha esordito sgombrando il campo dal pregiudizio che “gli infermieri abbiano posizioni corporative o di protezionismo da difendere, perché la loro presenza sulle ambulanze non è in discussione”.
“Gli algoritmi – ha aggiunto – servono a mettere in sicurezza il lavoro degli infermieri sulle ambulanze senza medico a fianco, a infondere sicurezza e qualità nell’intervento fornito al cittadino e a uniformare le pratiche sul territorio”.
“I problemi – ha aggiunto – riguardano la residua responsabilità dei medici rispetto all’applicazione dell’algoritmo, anche se il Dpr che nel 1992 ha istituito il Sistema di emergenza sanitaria 118 dice chiaramente che l’infermiere può essere autorizzato a somministrare i farmaci per via endovenosa in caso di pericolo di vita sulla base di protocolli clinici stabiliti e validati dal direttore medico responsabile”.
Nella seconda audizione, il direttore di Azienda Zero Adriano Leli si è soffermato sulla funzione degli algoritmi “che, dettagliati e graficamente semplici, definiscono l’ambito di competenza degli infermieri e quando sia necessario contattare il medico della centrale, operativa 24 ore su 24”.
Carlo Picco, commissario emerito di Azienda Zero, ha illustrato l’evoluzione dell’utilizzo degli algoritmi in alcune regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna.
Gianluca Ghiselli di Azienda Zero ha sottolineato come l’auto medica possa rappresentare un’occasione d’intervento snello e in grado di consentire di seguire più pazienti diversi.
Sono intervenuti, per richiesta di chiarimenti, Valle (Pd), Paolo Ruzzola (Fi) e Godio (Fdi).+
Nella terza e ultima audizione Andrea Andreucci, presidente nazionale della società scientifica degli infermieri italiani d’emergenza (Siiet) ha sostenuto che “quella dell’infermiere è ormai una professione indipendente che non ha bisogno di supervisione ed è riconosciuta come figura in grado, se dotato di strumenti operativi, di gestire il 97% delle richieste di soccorso che arrivano al 118”.
“Tutte le proposte di legge in materia depositate in Parlamento – ha aggiunto – prevedono l’uso dell’algoritmo del 118, una risorsa cruciale che aumenta le possibilità di sopravvivenza dei pazienti”.
Il presidente nazionale della Società scientifica italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu) Fabio De Iaco ha invece evidenziato come “l’intesa tra medico e infermiere debba essere assoluta. È scorretto affermare: ‘Non abbiamo abbastanza medici, allora usiamo gli infermieri’, in quanto questi ultimi sono specializzati in emergenza e urgenza”.