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Attualità | 13 novembre 2024, 18:24

"Caso" Banca di Asti: il sindaco Maurizio Rasero interviene in Consiglio comunale

"La politica deve entrare nella banca, una delle maggiori azienda del territorio. Confrontiamoci, serve trasparenza"

MerfePhoto

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 Il "caso" Banca di Asti, da giorni tiene alta l'attenzione verso "la più grande azienda del territorio". Diverse sensibilità del territorio si sono espresse nei giorni scorsi, soprattutto dopo che il presidente della Fondazione, Livio Negro ha chiamato a raccolta enti e associazioni per spiegare il nuovo corso dei contributi. (QUI l'articolo).

Lo stesso Negro, con il presidente di Banca di Asti, Giorgio Galvagno, hanno diramato una nota congiunta (QUI) per confermare la visione univoca sul futuro della banca di prossimità, "territoriale, autonoma e indipendente, nell'interesse dei suoi soci e di tutti gli stakeholders con particolare riferimento ai clienti ed al personale".

La Cgil per bocca del suo segretario, Luca Quagliotti, si era espressa chiedendo più attenzione dalla politica (QUI l'articolo), argomento che il sindaco Rasero ha toccato in Consiglio.

"Nessuno più di un sindaco rappresenta il territorio

"Ho letto in questi giorni che la Cgil, dopo anni in cui i suoi esponenti dicevano fuori la politica dalle banche, dichiara che la politica deve intervenire, deve dire qualche cosa. Anche la minoranza ha spesso tuonato contro, si deve chiarire il ruolo della politica. Io ero favorevole al fatto che il sindaco Brignolo fosse all'interno del Consiglio di amministrazione, così come Galvagno. Nessuno più che un sindaco rappresenta il territorio e può portare delle istanze".

Il sindaco tocca la questione definendola "molto delicata, ritengo che ogni parola detta e ogni parola non detta, ogni parola che consente di immaginarsi qualcosa, possa magari provocare dei danni invece che aiutare al confronto". 

Le ricadute sul cittadini e i dividendi

Un tema conosciuto al primo cittadino che per quattro anni e mezzo è stato vicepresidente della banca e per due vicepresidente della fondazione. Chiede un confronto anche informale e spiega: "Di fatto noi siamo interessati in quanto amministriamo una città su cui ci sono ricadute importanti in termini occupazionali, la banca è l'azienda più importante, assieme all'Asl, che abbiamo sul territorio,  ci sono ricadute sui nostri concittadini, non i milionari, ma soprattutto 'la signora Maria' che qualche anno fa ha comprato le azioni della banca. Il principale socio della banca è la nostra Fondazione, tutte le attività che la fondazione ha patrocinato in questi anni, si sono riuscite a mettere in pista perché c'erano dei dividendi della banca che venivano distribuiti ai soci e con quelli la fondazione faceva i suoi bandi".

 "Oggi la banca è però in un Consiglio di amministrazione che fortunatamente da un lato, sfortunatamente dall'altro è profondamente cambiato - continua -. Quando io ho fatto delle esperienze non c'erano in entrata i requisiti stringenti che ci sono oggi. Oggi si chiedono delle professionalità, dei curriculum, tutta una serie di elementi che possono essere un valore aggiunto, ma, proprio perché si richiede una certa professionalità, si rischia di doverle andare a cercare in ambiente universitario o da altrove, o trovarle in persone che magari non sono astigiani, che non conoscono il territorio e che sono distanti da delle sensibilità che questo territorio potrebbe avere, e che rischiano di fare ragionamenti molto numerici, senza sentimento, quello che invece magari una banca del territorio dovrebbe avere".

Piccola per stare tra le grandi, grande per stare tra le piccole

 Il primo cittadino ha rassicurato sulle condizioni della banca del territorio, spiegando, secondo lui alcune criticità: "È ben patrimonializzata, sa stare sul mercato, probabilmente è una banca che è piccola per stare fra le grandi e grande per stare fra le piccole, è una banca che dovrà fare delle scelte o che le ha fatte già in questi anni e probabilmente, se vogliamo più numeri, ha performato meno magari di altre, però ripeto, si parte da un dato a monte che credo verrà ribadito in questi giorni anche ufficialmente, sia dalla fondazione che dalla banca. La banca è solida e ciò di cui si sta discutendo non deve portare a una corsa al panico".

Il sindaco rimarca che, oltre al confronto, serve la trasparenza "Circa 20mila astigiani, occorre dare il dato oggettivo, se domani volessero vendere le azioni, probabilmente per il tipo di mercato dove sono quotate, non avrebbero probabilità, non potrebbero andarle a vendere". 

Intanto sull'argomento è intervenuta anche la Uilca (Uil credito esattorie e assicurazioni), che chiede un incontro con la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti. "Vogliamo sostenere e valorizzare il patrimonio e le competenze di tutti i lavoratori dell'Istituto ribadendo la stima verso l'operato passato e futuro del Management attuale della banca. Ricordiamo come l'autonomia della banca, in questi anni, ha permesso all'Istituto di rendersi soggetto attivo e dinamico nei tessuti economici e commerciali del territori dove presente. La Uilca, dal 1990 con l'introduzione della legge Amato, si batte affinché la politica non sia presente nei ruoli organizzativi e tecnici degli istituti, limitandosi al massimo ad un ruolo di indirizzo".

Betty Martinelli


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