Il taglio dei sette platani di Corso Savona è ormai imminente, e tra poche ore (maltempo permettendo) gli alberi verranno abbattuti per far posto ad una nuova struttura commerciale. Come annunciato questa mattina l’associazione SEquS, assistita dall’avv. Virginia Cuffaro, ha inviato una diffida formale in cui si evidenziano le gravi conseguenze ambientali legate all’abbattimento degli alberi, sottolineando il loro importante ruolo ecosistemico: dalla capacità di stoccaggio della CO2 alla rimozione degli inquinanti atmosferici, dalla regolazione della temperatura alla tutela della biodiversità.
Secondo le stime fornite, ogni platano sarebbe in grado di assorbire fino a 436 kg di CO2 all’anno e rimuovere 0,4 kg di sostanze inquinanti, dati che diventano ancora più significativi se si considera la maturità e la dimensione degli alberi. La sostituzione con nuovi alberi, per quanto prevista dal progetto, non sarebbe in grado – si legge nella lettera – di compensare le funzioni attuali degli esemplari esistenti, almeno nei prossimi 10-15 anni.
Il Circolo denuncia anche la mancata trasparenza da parte del Comune, che non avrebbe fornito la documentazione fitostatica degli alberi né autorizzato una controperizia indipendente. Inoltre, viene richiamato il rispetto delle normative europee e italiane sulla tutela dell’avifauna, che vietano interventi di abbattimento nel periodo di nidificazione, in corso dal 1° aprile a metà luglio.
SEquS chiede la sospensione immediata dell’intervento e l’autorizzazione a eseguire una valutazione VTA indipendente. In caso contrario, si riserva di intraprendere azioni legali per la tutela dell’ambiente e dei diritti dei cittadini.
Gianfranco Miroglio di Europa Verde, con una nota sottoscritta dai consiglieri Vittoria Briccarello, Mauro Bosia (Uniti si può) Mario Malandrone (Ambiente Asti), Paolo Crivelli e Walter Saracco (Prendiamoci cura di Asti), Massimo Cerruti (5 Stelle), Ferlisi e gruppo PD, ha lanciato un "de profundis".
"Passerò a salutare per l’ultima volta i sette amici di corso Savona che, da quando ho memoria, mi hanno accolto in città. Ma non mi fermerò ad assistere al loro abbattimento. Nn ce la farei. Troppa pena. Come detto più volte, si tratta dell’ultimo capitolo della cronaca di una morte abbondantemente annunciata. Dai due recenti incontri avuti in assessorato anche per capire se ci fosse ancora una scappatoia (un’alternativa progettuale capace di prevedere la conservazione delle sette piante e, nel contempo, la realizzazione della pista ciclabile, eventualmente arretrandola di qualche metro) è emerso, dalle parole e dalle carte, che il destino degli alberi era segnato fin dal capitolato di progetto. L’idea di costruire salvaguardandoli non è mai esistita. Come capita spesso, a fronte di una opportunità di profitto, gli esseri – tutti - diventano soprammobili facilmente spostabili o rimuovibili. Se vecchi, buttati. La stessa VTA allegata alle pratica (certificazione di stato di salute delle piante) lo racconta.
L’impressione finale, proprio dopo la lettura della relazione che precede i dati della VTA, è che i sette platani, in qualsiasi altra zona della città probabilmente avrebbero potuto accuditi per un futuro di più lungo respiro. … Ma non lì. Le incompatibilità “da contesto”, le preoccupazioni, le interferenze, la percezione dei rischi, si sono manifestate e acuite con l’insorgere del progetto LIDL. Cambiato lo scenario, i sette platani si sono trasformati, così, in estranei. Resta l’emozione negativa, resta il danno per la salute dei cittadini, resta la necessità e l’urgenza di restituire alla città e al quartiere ciò che è stato sottratto in quanto a benefici per la lotta all’inquinamento. Le cosiddette compensazioni dovranno essere reali, concrete e mirate".