Un nuovo procedimento penale aperto dal Tribunale di Asti torna a far parlare di sfruttamento della manodopera nei vigneti delle Langhe. Nella giornata di martedì 20 maggio la giudice dell’udienza preliminare del foro astigiano, dottoressa Beatrice Bonisoli, ha infatti rinviato a giudizio Kadri Hannachi, 50enne di nazionalità tunisina, residente a Varna, in provincia di Bolzano, dal marzo 2024 e per dodici mesi sottoposto alla misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività professionali o imprenditoriali disposta dal giudice delle indagini preliminari di Asti.
Il procedimento a carico dell’uomo inizierà con l’udienza fissata per il 19 febbraio 2026. Secondo la Procura della Repubblica di Asti, rappresentata dal pubblico ministero Stefano Cotti, l’imputato, titolare di un’impresa individuale con sede in via Fratelli Vicari a Castagnole delle Lanze, in provincia di Asti, reclutava manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento.
A denunciarlo erano stati tre lavoranti immigrati, due della stessa nazionalità dell’imputato e un terzo nato invece in Senagal, quest’ultimo irregolare sul territorio nazionale, tutti privi di una valida soluzione abitativa.
L’uomo aveva avvicinato i primi due presso una comunità di accoglienza di Costigliole d’Asti alloggiandoli poi presso la propria abitazione; il terzo era stato reclutato presso la stazione ferroviaria di Alba, dove veniva quotidianamente prelevato e riportato dopo il lavoro. Tutti erano stati avviati a un duro regime di lavoro da effettuare nei vigneti di terzi ad Alba e in altri luoghi del circondario, per una situazione durata dal febbraio 2022 al maggio 2023, in condizioni che configurerebbero il reato di sfruttamento della manodopera.
A suffragarlo l’applicazione di una paga oraria stabilita in 7 euro, peraltro mai corrisposta ai due lavoranti alloggiati presso casa sua; la mancata osservanza della normativa in materia di orario di lavoro, di riposi, di ferie, con giornate lavorative che potevano iniziare anche alle 6 del mattino per concludersi alle 18.30-19; il mancato rispetto della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, con la mancanza di adeguata formazione e informazione, e della consegna di idonei dispositivi di protezione individuale; ancora la sottoposizione dei lavoratori a condizioni di lavoro e metodi di sorveglianza degradanti, giacché gli stessi venivano sorvegliati "a vista" e minacciati di essere allontanati o non pagati al minimo sbaglio.
L’accusa è aggravata dalla circostanza di avere reclutato più di tre lavoratori, così come previsto dalla normativa in materia. All’uomo viene anche contestato, nella sua qualità di titolare di impresa individuale, di avere occupato alle proprie dipendenze un lavoratore privo del permesso di soggiorno o con permesso scaduto, con l’aggravante di averlo sottoposto a condizioni lavorative di particolare sfruttamento.
Un accertamento con accesso ispettivo aveva inoltre consentito di verificare che la ditta individuale dell’imputato aveva dichiarato al fisco di non aver svolto alcuna attività in tutto il 2021; di aver emesso quattro fatture fiscali in tutto il 2022, con allegata copia di solo due contratti di appalto per l’esecuzione di lavori in agricoltura con terzi, mentre nessuna fattura fiscale veniva emessa nel 2023. Nessuna posizione era stata aperta a livello previdenziale con una verosimile evasione totale, riportano gli inquirenti.
Da annotare l’ammissione al processo come parte civile della sezione di Cuneo della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), costituitasi "a tutela dell’immagine delle imprese vitivinicole che operano in Langa in modo legale ed etico".
A rappresentare l’associazione di categoria – la cui sezione provinciale è peraltro presieduta dal produttore vinicolo Claudio Conterno (foto sotto) –, l’avvocato Nicola Menardo, dello Studio Weigmann di Torino, che rimarca "la volontà da parte dell’associazione di prendere una posizione netta su un fenomeno da condannarsi moralmente e che rischia di ledere in modo irreparabile la reputazione di uno dei comparti di eccellenza della nostra agricoltura".